(... continua da curiosità #4a)
Chiara stava già dormendo nella sua parte di letto, quando Leonardo rientrò. Capitava abbastanza spesso, e lei si era convinta che lui si fosse trovato un'amante. Il pensiero, per quanto la consumasse di gelosia, non la sorprendeva affatto. Se lo immaginava a scoparsi qualche studentessa sulla scrivania del suo studio da professore associato. Chissà quante ragazzine si erano sedute sulla pinzatrice dopo di lei. Non era difficile figurarsele, il fascino di Leonardo era rimasto immutato, nei suoi occhi blu avrebbe potuto annegare chiunque, il fisico atletico e scolpito era intatto grazie agli esercizi a corpo libero che continuava a fare quotidianamente e anche l'aria di uomo tormentato e tenebroso – che lei aveva tentato di rischiarare – era di nuovo al suo posto.
Non esisteva più il Leonardo paladino delle relazioni perfette che etichettava sua madre come fedifraga per aver baciato un altro. Solo un bambino si sarebbe scandalizzato per un bacetto extraconiugale e Chiara sapeva che quel bambino non esisteva più, ma con lui era scomparsa anche la Chiara dei "forse", quella che credeva nelle relazioni costruite giorno per giorno, negli affetti coltivati nella quotidianità, nelle domeniche normali. La gioia incosciente dell'innamoramento che li aveva convinti a lasciare da parte tutti i timori, le remore, i dubbi, persino la convinzione che la loro storia non avrebbe mai funzionato, che aveva le fondamenta nei presupposti sbagliati, era svanita. Chiara non avrebbe saputo dire quando, né come. Persino nel sonno si svegliava pensando che era stata una stupida a credere che una dichiarazione d'amore con supposta avrebbe potuto cancellare trent'anni di villania e cerchitudine. Chi nasce rotondo non può diventare quadrato. Lo sapeva ma aveva fatto finta di niente, completamente abbagliata da dalle scopate spaziali che le avevano fatto credere chissà che cosa. Come se il sesso potesse aggiustare tutto, risolvere tutto, essere la chiave di tutto.
Leonardo lasciò i vestiti su una sedia del salotto e si infilò nella sua metà di letto solo con i boxer. Era luglio, faceva caldo, la tapparella era abbassata solo per tre quarti e la finestra aperta. Chiara si era svegliata quando aveva sentito i piccoli rumori di lui che si aggirava per casa. Aveva voltato le spalle per recitare in modo più credibile la parte di chi sta dormendo. Aspettava un bacio o una carezza che sapeva non sarebbero arrivati. Non si possono usare le stesse labbra per baciare le labbra di un'amante e quelle della propria donna. Non si possono usare le stesse dita che si sono infilate nella vagina di un'altra per farle raggiungere l'orgasmo, per accarezzare la guancia della propria compagna. Bisognerebbe avere bocche e mani e pelle di ricambio, per decenza, per pudore. Probabilmente la pensava così anche Leonardo, doveva essere per quello che non la toccava più, che non la baciava, che non la cercava. Il loro letto matrimoniale si era trasformato in due letti singoli. Nessuno invadeva la metà dell'altro nemmeno con un dito, come se le due piazze fossero distantissime tra loro, separate da un profondo crepaccio che né lei né lui avevano il coraggio di affrontare.
Non sapeva come si fosse arrivati a quel punto. Il tempo in cui erano stati felici le sembrava lontanissimo, come la trama di un libro letto molto tempo prima di cui si fa fatica a ricordare gli eventi principali e i protagonisti. Avrebbe messo volentieri fine a quel supplizio, a quel trascinarsi senza amore e senza entusiasmo, a quel fingere di essere coppia davanti a Ivano e Paula, con Alessandra e Angelo. Ma più ci pensava, più le sembrava impossibile trovare un modo per dirsi addio.
Perché non mi lasci? Avrebbe voluto il coraggio di riuscire a dire quelle parole ad alta voce. Se le ripeteva in testa in continuazione, come se si stesse preparando a recitare una scena sul palco. Aveva provato a pronunciare quella frase in bagno, tra i singhiozzi, quando piangeva fin quasi a soffocare. L'aveva intonata in tutti i modi, neutrale, aggressiva, disperata, fredda, sarcastica. C'era un esercito di voci nella sua testa che continuava a chiedere "perché non mi lasci? Perché stiamo insieme, perché non ci lasciamo, perché non mi ami, perché ci stiamo facendo questo?".
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Aria e altri coccodrilli
General FictionTi è mai capitato di corteggiare la morte? Di essere al piano alto di un edificio e volerti buttare giù? Di pensare che la vita fosse troppo dolorosa e complicata? Allora non ti sarà difficile immedesimarti in questa storia. Aria e Eva hanno 18 anni...