Capitolo 10

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Mi ammazzo per il resto tutto ok.

Aveva scoperto l'esistenza di quel libro cercando on-line "libri sul suicidio". Non avendo soldi per comprarselo aveva richiesto alla biblioteca di acquisirlo. A volte accettavano davvero i suggerimenti dei lettori e quella volta era stata fortunata. L'autore raccontava la sua esperienza autobiografica in una clinica psichiatrica dopo la chiamata a un centralino per la prevenzione dei suicidi. La trama prometteva bene e anche il titolo e la copertina erano molto accattivanti. La lettura era stata davvero illuminante. Rendersi conto che anche i pensieri peggiori, quelli che non avrebbe confidato a nessuno, erano già stati pensati e scritti da qualcun altro la rassicurava. Anche all'apice della pazzia, quando le era sembrato di delirare in modo incomprensibile, aveva avuto dei pensieri non così originali. Qualcun altro era stato pazzo quanto lei, non era sola, la sua condizione esisteva anche nella testa di altri sconosciuti che, come lei, probabilmente, si sentivano soli e incompresi. E invece, sorpresa! Non era poi così speciale, rientrava in una categoria di fuori di testa già conosciuta. Non era esaltante?

La cosa migliore di quel libro era pensare che l'autore, da un'esperienza difficile come la depressione e il tentato suicidio, aveva tratto qualcosa di buono, era riuscito a scriverne un libro di successo, da cui, aveva scoperto, era stato fatto anche un film. Il film si intitolava 5 giorni fuori e l'aveva visto su YouTube prima che lo togliessero a causa della violazione dei diritti di copyright. La sua parte preferita era quella in cui il protagonista parlava dei pensieri da cui si era sentito così sopraffatto da non poterli sopportare. Dice: "C'è questo semestre estivo preparatorio che mio padre – cioè io – voglio davvero fare, ma il test di ammissione è tra una settimana, e io non ho studiato."

E la dottoressa gli chiede "perché no?"

E lui risponde: "Ogni volta che ci penso il mio cervello va in tilt perché credo di non essere ammesso."

La dottoressa incalza e chiede: "che cosa accadrebbe se non fossi ammesso?"

"Non avrei titoli per l'iscrizione all'università, il che significa che non riuscirei ad andarci, e se non entro in una buona università non trovo un buon lavoro, quindi non potrei permettermi un buon tenore di vita, non troverei una ragazza e probabilmente andrei in depressione e finirei come Mucktada in un posto così per il resto della vita."

A vederlo sullo schermo faceva quasi sorridere. Avrebbe volentieri detto al protagonista "Ehi Craig, vacci piano, non ti sembra di esagerare?!"

Ma era esattamente la spirale di pensieri negativi in cui si ficcava lei in continuazione. Il fatto che non fossero i suoi problemi l'oggetto del contendere, che non si parlasse della sua vita, della sua famiglia, dei suoi esami di maturità, rendevano quasi ridicole le preoccupazioni del protagonista. Eppure lei era uguale. Possibile che se ne rendesse conto senza poter far nulla per impedirsi di cadere in quello stupido meccanismo?

E così aveva letto il libro e poi visto il film e quando era andata a cercare altri titoli dello stesso autore per continuare a sentire che nel mondo c'era qualcuno che sentiva la morte come lei, come un'alleata, come una sorta di uscita di sicurezza... ecco il colpo di scena: Ned Vizzini era morto a 32 anni. Suicida. Si era buttato dal tetto della casa dei genitori.

Anche se aveva scritto diversi romanzi di successo, anche se era sposato e aveva un bambino, anche se agli occhi di tutti aveva una vita serena e desiderabile, non aveva resistito alla tentazione di mollare tutto e Aria sentì di capirlo ancora di più. Non importava quanto fossi bravo o capace, importava solo il tuo giudizio su te stesso, il tuo sguardo impietoso sulla tua vita orrenda. Non c'era incoraggiamento esterno, gratifica, traguardo che potesse autorizzarti a essere felice e soddisfatto. Le sembrava quasi di poter sentire i pensieri di Ned come fossero i suoi: "sì, mi hanno pubblicato ma non ho venduto abbastanza. Sono stato tradotto in dieci paesi e non in undici. Hanno parlato bene di me su quel giornale ma quell'altro, più autorevole, mi ha stroncato. Su goodreads un lettore ha dato solo una stellina a tutti i miei romanzi dicendo che fanno schifo, e probabilmente ha ragione. Il libro che sto scrivendo adesso è una merda, non troverà un editore e se anche troverà un editore venderà pochissimo, e se venderà abbastanza non piacerà alla critica e se piacerà alla critica non piacerà al pubblico e se sarà tradotto all'estero riceverà una pessima accoglienza e se non lo sarà diranno che sono uno scrittore finito, che non ho idee che..."

Quel tipo di pensieri erano come una corsa in discesa, come le ciliege "uno tira l'altro". Erano potentissimi e inarrestabili, li sentiva farsi largo nella sua testa senza fatica, una palla di neve che diventa una valanga e trascina tutto con sé.

I pensieri positivi, al contrario, erano una corsa controvento. "Pensare sono brava, ce la farò" era faticoso come sollevare cento chili. 

Aria e altri coccodrilliDove le storie prendono vita. Scoprilo ora