Capitolo 1

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Appena apro gli occhi vedo uno spiraglio di luce entrare attraverso le tende bianche. Mi ci vuole più di qualche minuto per realizzare che sono nella nuova casa e ieri sera mi sono addormentata sul divano.

È il mio primo giorno in questa enorme città e mi sto già pentendo di essermi trasferita. Non sono riuscita a dormire per tutta la notte, in parte perché domani sarà il mio primo giorno di college e ho una paura tremenda, ma sopratutto perché c'è troppo casino: fino alle tre ho sentito dei ragazzi urlare per la strada, per non parlare poi del rumore assordante delle auto della polizia che ogni due per tre passavano qua sotto.

Ogni volta che pensavo al fatto che io e papà ci saremmo trasferiti qui a Santa Monica mi si illuminavano gli occhi perché tutti la esaltavano, forse troppo per quanto ne so.

Calma Maggie, sei qui da solo poche ore. Decido di rimandare i miei commenti a più in là, non conosco per niente questa città e so che potrei cambiare idea facilmente.

Guardo il telefono e vedo che come sempre sono già in ritardo, devo darmi una mossa almeno oggi.

Attraverso il salone e apro la porta scorrevole per entrare in cucina.

Entrambe le sale sono parecchio luminose e già amo questa cosa, mi mette di buon umore. Guardo la penisola e noto che c'è un sacchetto con vicino un biglietto. Lo giro e lo leggo.

"Mi sono alzato presto per andare a parlare con il mio nuovo datore di lavoro. Sono uscito per prenderti dei cookies e un muffin ai mirtilli. In mattina passerò a scuola per compilare i tuoi moduli e magari ti passo a salutare. Sul tavolo vicino alla porta ci sono le chiavi e i soldi per il pranzo. Ci vediamo sicuramente per le sette a casa e avrò una sorpresa, non tardare. Se hai bisogno chiamami, ti voglio bene. Papà."

Mi si scalda il cuore a leggere quelle parole: mio padre ha sempre messo amore in ogni cosa che ha fatto sia per me che per mia madre, anche dopo che lei ha deciso di andarsene. Se le penso, so che proverò solo rabbia, come sempre, quindi decido di evitare.

So che mio padre si starà sentendo in colpa per non avermi potuta salutare il mio primo giorno di scuola, ma ieri sera gli ho ripetuto di stare tranquillo ed è solo grazie alle sue parole se ora sono così calma. Non so perché, ma ho come l'impressione che entro la fine della giornata scoppierò a piangere, forse perché ripensare a tutto quello che ho passato l'anno scorso al college mi fa quest effetto.

Devo controllarmi e spero davvero di riuscirci, sopratutto quando tra pochi minuti sarò a scuola.

Mi siedo su uno sgabello e mangio il muffin. Decido di tenere i cookies da portare a scuola, se dovessi avere un attacco di fame improvvisa, cosa molto improbabile visto il mio scarso appetito negli ultimi giorni.

Salgo al piano superiore dopo aver ripulito il tavolo e vado dritta nella mia stanza: c'è un letto a baldacchino nel mezzo e davanti un armadio a specchio. Dall'armadio ancora tutto in disordine a causa del trasferimento, prendo un vestito rosa che risalta la mia carnagione chiara e abbino un paio di Stan Smith. Sgattaiolo in bagno alla velocità della luce, accorgendomi di essere in ritardo. Memorizzo che quando torno sta sera dovrò assolutamente programmare per un minimo le mie giornate, tenendo conto anche degli orari delle lezioni. Traccio una linea nera sugli occhi e mi precipito giù dalle scale. Metto in borsa i soldi e le chiavi quando mi accorgo di aver scordato il telefono in bagno. So che sono in ritardo, ma devo salire per riprenderlo.

Quando ero ancora nella vecchia casa, a New York, avevo controllato gli orari dei pullman quindi per fortuna arrivo in tempo per l'ultimo. Il viaggio da casa mia al college è breve e durante il tragitto vedo una libreria e un negozio interessanti, così decido di fare un salto appena avrò tempo.

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