Capitolo 6

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Quando arrivo in camera mi accorgo che sono già le dieci e devo ancora sistemare alcuni scatoloni, farmi una doccia e svolgere tutti e tre i temi.

Quando mi siedo davanti alla scrivania sento il panico scatenarsi pian piano dentro di me, sia per gli argomenti che dovrò affrontare, sia perché mi riduco sempre all'ultimo a fare tutto.

Decido di iniziare con il tema di management: so solo che vorrei lavorare nel mondo del business internazionale, ma non so precisamente in quali settori; mi piacerebbe occuparmi di architettura moderna e anche di moda, ma per ora è tutto un dubbio gigante.

Quando ho finito il compito non è passata neanche un'ora e questo mi consola, dato che me ne rimangono due.

Per scrivere qualcosa devo prima ripensare a tutto, sopratutto a cosa è cambiato dall'anno scorso, al fatto che sono diventata molo più forte e che quel l'episodio mi è servito da lezione, anche se in realtà sono fatta di sola fragilità. Prima ero molto più ingenua, ma da allora ho capito tante cose e sinceramente, penso di essere maturata così tanto in un anno, a tal punto di sentirmi anche più matura di certa gente della mia età a volte.

Dall'anno scorso le cose sono cambiate radicalmente. Mia mamma non accettava il fatto di vivere con una figlia con una tale reputazione, anche se la colpa in realtà fu tutta tranne che mia. Lei allora decise di andare a vivere in un'altra città dove non conosceva nessuno e dopo un mese io e mio padre scoprimmo che se la faceva già da anni con un altro. Ho sempre pensato che fosse una di quelle che volevano una vita perfetta e alla prima difficoltà si sarebbero tirate indietro, e così è stato. Per fortuna mio padre lo aveva già capito, però mi chiedo perché mai ci si sia sposato. Da soli noi due viviamo cento volte meglio, anche perché io e lui siamo sempre stati complici, però ripensare a tutto quello che abbiamo passato come famiglia, non fa mai bene a nessuno. È assurdo come una sera come quella abbia potuto incidere tanto sulla mia vita. E ancora più assurdo è il fatto che anche se un giorno dovessi trovare l'uomo della mia vita, non potrò mai chiudere del tutto questa ferita che ancora a volte si fa sentire.

Appena le lacrime cercano di uscire, le ricaccio subito indietro. Non ho nessuna intenzione di piangere per l'ennesima volta per un coglione del genere. Chissà se lui è cambiato oppure no.. In realtà spero solo che prima o poi, il male che mi ha fatto gli possa servire a capire qualcosa.

Finalmente all'una ho finito tutti e tre i temi e gli occhi mi si chiudono da soli, infatti mi addormento non appena tocco il letto.

*****

Alle nove meno dieci sono pronta per andare alla fermata quando sento il campanello suonare: Caroline è passata a prendermi senza dirmi niente. Normalmente le tirerei dei nomi perché non ce n'era bisogno, ma sono in ritardo quindi in questo momento è la mia salvezza.

La giornata passa troppo veloce. La mattina frequentiamo le due lezioni dove i professori ci chiedono di consegnare i compiti. La maggior parte si inventa una scusa perché con tutte le feste che ci sono state, nessuno sembra essersi dato troppo da fare.

"Cosa mangiamo? Muoio di fame!" La fila in caffetteria è immensa e Caroline potrebbe urlare in faccia a qualcuno dalla fame da un momento all'altro.

"Senti, ci sarà un locale da qualche parte qui vicino no?" Mi sembra l'unica soluzione, dato che qua sembrano volerci ore. "Ma anche tu Megan, che domande, certo che ci sono dei locali, ma cosa c'entra ora?" Non fa in tempo a finire la frase che la sto trascinando fuori. "Bene, il primo che vediamo è il nostro."

Dopo dieci minuti siamo già sedute in un locale aspettando la roba che abbiamo ordinato.

Sto parlando con Caroline quando lei caccia un urlo. "Jace!" Oh merda. Dove c'è Jace c'è Harry, dove c'è Harry ci sono guai. "Venite qua!"

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