.19. Ally

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Erano le 13:30 ed ero raggomitolata in un angolo della camera di Logan, con una sua maglietta addosso. Le guance mi bruciavano per tutte le lacrime che avevo versato. Avevo lo sguardo fisso sul pavimento grigio e la gola secca. Mi stavano tornando in mente tutte le piccole cose della mia infanzia, come quella bambina che la prima volta in cui ero stata sottoposta al taser mi aveva aiutata ad alzarmi. Non sapevo neanche come si chiamasse, e nonostante questo era stata la persona più gentile che avessi mai incontrato. Mia madre non era tornata da me, ma avevo sentito lei e mio padre litigare. Sentii la porta di casa aprirsi e chiudersi e una macchina partire, i miei stavano tornando al lavoro dopo la pausa pranzo. Sentivo gli occhi pesanti e stanchi per il piangere. Mi alzai lentamente e scesi al primo piano. La casa era silenziosa e perfettamente in ordine, come al solito. Andai in cucina e mi sedetti sul tavolo, come non mi era mai stato permesso di fare. Avevo fame, ma la gola secca mi faceva passare la voglia di mangiare. Rimasi semplicemente seduta lì, per un bel po' di tempo. Non sapevo neanche perchè fossi scesa. Sentii le lacrime tornare e tentai di trattenerle. Ero così stupida e debole. Sbattei il pugno sul tavolo stringendo gli occhi e mordendomi il labbro per trattenere il pianto. Scesi velocemente dal tavolo e appena i miei piedi toccarono terra urlai. Urlai fortissimo. Era un urlo tra i singhiozzi, doloroso e senza senso. Continuai a urlare e piangere. Finalmente mi potevo sfogare, non avevo più niente da perdere. A pugni spaccai l'anta del mobile sigillato contenente i coltelli, ed ignorando le schegge nelle mani ne presi uno. Con una forte spinta aprii la porta della cucina andando in salotto. Mi asciugai le lacrime, si meritavano tutto quello che stavo per fare. Mi misi in piedi su uno divanetti grigi con la faccia rivolta al muro. Appoggiai la mano sinistra al cartongesso della parete e con la destra cominciai ad incidere nella carta da parati. "Meglio morire che essere uguale a tutti voi", ecco cosa volevo scrivere. Probabilmente non gli sarebbe importato della scritta, ma volevo fargli sapere quanto li odiavo. Il sangue delle mie nocche cominciò a gocciolare sul divano, ma non gli diedi peso. Stavo incidendo "che" quando sentii la porta aprirsi. Mi immobilizzai, la lama del coltello infilata nel muro. Dei passi attraversarono il corridoio d'entrata. Non avevo paura, mi avrebbero uccisa comunque.

<<Ally?>>

I brividi mi attraversarono tutta la schiena. Mi voltai. Sulla soglia c'era Logan. Si avvicinò lentamente, non riuscivo a muovermi. Con delicatezza mi prese il coltello di mano e lo lasciò cadere a terra. Mi prese in braccio e mi appoggiò con i piedi a terra. Aveva gli occhi lucidi. Lo abbracciai fortissimo, senza riuscire a trattenere la lacrime. Lui ricambiò immediatamente, non era mai successo. La mia testa arrivava al suo petto, il suo cuore batteva fortissimo. Rimanemmo così per molto, poi mi staccai da lui. Asciugai le lacrime con il dorso della mano, anche lui stava piangendo

<<Come hai fatto a venire qui?>>

Chiesi incerta. Lui diede un'occhiata preoccupata al muro squarciato prima di rispondere 

<<Non potevo non venire>>

Non mi aveva risposto ma mi andava bene così. Ci sedemmo sull'altro divanetto. 

<<Com'è l'altra parte? Cioè tu sei qui, siamo da soli probabilmente potremmo scappare...>>

Scosse la testa, interrompandomi

<<Non è bello dall'altra parte. Non ci sono né cibo né cure. Tutti vogliono uccidere tutti...>>

Il rumore della porta che si apriva ci fece raggelare, mio fratello si zittì. Si alzò velocemente e si diresse alla e uscì dal salotto, fermandosi nel corridoio dell'atrio; lo seguì. Alla porta c'erano due Maggiori, che si diressero verso di noi, in silenzio. Logan mise un braccio davanti a me, a proteggermi.

<<Non è ancora ora>>

Disse semplicemente, la tensione nella sua voce era forte. Sentivo il petto stretto e le mani tremanti. Uno dei Maggiori avvicinò la mano al taser, ma l'altro lo fermò, scuotendo la testa. Quest'ultimo mi rivolse lo sguardo.

<<Signorina Matthews, siamo venuti a renderla partecipe dell'errore stato commesso nel sistema. Dei file erano stati confusi mettendola nella spiacevole situazione di trovarsi ingiustamente condannata alla pena capitale, per questo il sistema e il governo si scusano con lei per l'orribile malinteso. La sua condanna è stata ritirata>>

Rimasi immobile per qualche attimo, ripetendomi le parole che mi erano state dette. Non sarei morta quel giorno. Il mio sguardo era fisso nel vuoto mentre il mio cervello cercava di processare l'informazione. Non sapevo come reagire, se essere felice o arrabbiata. 

<<In quanto a lei, Maggiore, la preghiamo di seguirci prima di costringerci a riportare la sua visita alla sorella ai superiori>>

Disse uno dei due. Istintivamente presi il braccio di Logan. Ora che non me ne dovevo più andare io se ne doveva andare lui. Mi abbracciò, io ricambiai stringendolo con tutta la mia forza. La sua bocca arrivava al mio orecchio, bisbigliò:

<<Ti verrò a prendere. Resisti>>

Detto ciò si staccò, nonostante io cercassi di non lasciarlo e uscì con gli altri due. Rimasi ferma a fissare la porta per un po'. Poi feci un respiro profondo e mi sedetti a terra. Mi sarebbe venuto a prendere? Cosa intendeva? Voleva forse portarmi con lui a fare la Maggiore? Se fosse stato così avrei rifiutato di andare via. "Resisti" mi aveva detto. Era proprio quello che avrei fatto, avrei resistito e lo avrei aspettato. La mia mante passò alla pena di morte. Qualcosa mi diceva che c'era di più di uno scambio di files, ma mi andava bene. Presi dei respiri profondi, senza riuscire a smettere di pensare a Logan. Mi tornò in mente quello che mi aveva detto riguardo all'altra parte, alla fine dei conti non ero così sorpresa. Avevo preso dei colpi dalla vita da quando ero nata, ormai ci avevo fatto l'abitudine; la verità faceva schifo, non c'era un luogo migliore dove sarei potuta nascere o dove sarei mai potuta scappare.



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⏰ Last updated: Feb 08, 2018 ⏰

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