Capitolo 13

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Altra mia grande passione il teatro. Sì ho una caterva di passioni, quando ero piccola avrei voluto diventare in primis medico, come già vi ho raccontato, difatti guardavo "Candy Candy" , un cartone animato che spopolava, "ER Medici in prima linea" ma una volta uscito dal cast George Cloney, sostituito con "Grey's Anotomy", starei male tutti I giorni pur di essere curata dal dottor stranamore o da Every, per finire con le reali storie di pronto soccorso. Contemporaneamente mi sarebbe piaciuto diventare avvocato, ma mi son presto resa conto che la giustizia non è uguale per tutti e, soprattutto, non potrei mai difendere qualcuno che so per certo essere colpevole... sarei stata di sicuro il classico avvocato delle cause perse. Ciononostante mi soddisfa il pensiero che un avvocato reale, durante una causa dove purtroppo era stata coinvolta, mio malgrado, quando mi sentì parlare alla sbarra dei testimoni, chiese a mio marito se fossi un avvocato... beh son soddisfazioni! Ma il giornalismo dove lo mettiamo? Altro mestiere che mi sarebbe piaciuto...

Questa mia peculiarità di voler fare e sperimentare tutto penso di averla trasmessa anche ai miei figli, difatti Nicole, la secondogenita, quando da piccola le domandavo cosa avrebbe voluto fare da grande mi rispondeva "la mattina pattinatrice su ghiaccio, pomeriggio la cantante e la sera il pompiere come papà, però anche la mamma" cuore di mamma...

Il teatro, come la recitazione in genere, mi ha sempre affascinato. Più che nel cinema e nella televisione, per fare teatro ci vuole davvero tanta bravura. Battute a memoria, tempi di scena da ricordare, sapersi calare nel personaggio, farlo tuo e non limitarti ad interpretarlo.

Nella vita siamo tutti grandi attori, tutti portiamo delle maschere che difficilmente mettiamo giù. Il bello del teatro e poter indossare ogni volta una maschera nuova facendola tua. Arrivare ad un livello tale di fusione col personaggio da essere in grado di andare avanti nella scena improvvisando senza che il pubblico se ne accorga. Arrivare al punto di domandarsi se sul palco sia finzione o realtà.

Per qualche anno mi sono inventata regista di teatro, sì quando voglio fare qualche cosa per cui non ho titoli io mi "invento"(vedi programmatrice qualche capitolo fa). Con un gruppo di fantastici ragazzini abbiamo messo in scena il canto di Natale, la storia dei fantasmi del Natale che fanno redimere Scrooge.

Io mi limitavo a dargli un copione e a spiegargli come avrebbero dovuto muoversi in scena, ma posso garantirvi, che la loro spontaneità e la loro capacità di immedesimarsi era davvero eccezionale. Sono stati due anni molto intensi. Ho imparato molto più io da questi ragazzini che loro da me.

Apparentemente sembro un tipo disinvolto, di quelli che "Hey ragazzi ecco Ivana, ora ci si diverte con lei" al centro dell'attenzione, quella che in compagnia sa sempre cosa dire e cosa fare... sbagliato!

Sono molto timida nelle relazioni, faccio fatica ad aprirmi e parlare in pubblico, figuriamoci recitare, mi terrorizza a tal punto che quando provo a fiatare comincia a tremarmi la voce e gli occhi aprono i rubinetti... un'emozione incontrollata e incontrollabile che mi fa innervosire, visto che mi piace tenere tutto sotto controllo, compresa me stessa.

Immaginatevi la scena: Sipario, sul palco un balcone. Giulietta interpretata da me... il pubblico comincia a vociferare "dov'è Giulietta?" da dietro le tende, sbircio, qualcuno mi spinge avanti, forse l'aiuto regista. Io esco fuori e tremante muovo le labbra ma la voce non esce. Il gobbo mi fa cenni di ogni tipo, quindi, inspiro profondamente e dico la battuta. Potrebbero esserci 2 modalità di interpretazione da parte mia:

- Modalità uno "parla e fuggi"

oRomeoRomeopercheseituRomeorinnegatuopadreerifiutailtuostessoOvverosepropriononlovuoifaregiuramisoltantochemiamiediosmettero'diessereunaCapuleti.

Tutto d'un fiato senza punti, virgole o altro... Il povero malcapitato Romeo di tutta risposta direbbe "Ma che cavolo hai detto?"

Finì così per sempre la storia d'amore per eccellenza, distrutta da una pessima attrice.

- Modalità emozione e voce rotta

o...o...o... - pausa per tirare sul col naso - Romeo - lacrime e qualche secondo per riprendermi - Romeo, perche'... perché - deglutisco per mandare giù il groppo nella gola- perché sei tu Romeo?

A quel punto, mi rendo conto che Romeo è fuggito per andare a suicidarsi, prima del tempo, pur di non dover subire ancora quel supplizio e con lui... tutta la platea.

Anche su questo mio aspetto devo lavorare, non che non sia migliorato per carità, ma se voglio provare a calcare, come attrice, un palcoscenico anche solo a livello amatoriale, dovrò lavorare molto duramente e per farlo mi ci vorrebbe una scuola di teatro.

Alla fine del corso forse avrò imparato a controllare le mie emozioni o al massimo mi faranno fare la parte del salice piangente.

40... cosa farò da grandeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora