Sono giunta al quindicesimo capitolo, non so quanti dei miei quindici lettori siano sopravvissuti a questo mio sproloquio.
Sarò sembrata a tratti noiosa, a tratti esilarante o, non so, forse una povera matta da legare e far rinchiudere in un manicomio.
Io mi sono divertita fino ad ora a raccontarvi un po' di me e dei miei sogni... dei miei desideri.
Già anche cenerentola lo diceva, anzi lo cantava "i sogni son desideri... di felicità!"
Quando ero piccola avrei voluto avere la lampada di Aladino, sì proprio quella del genio.
Mia mamma sul settimino di camera sua, ne aveva una che sembrava proprio quella lampada magica, in realtà c'è l'ha ancora e per me ha sempre lo stesso fascino di allora.
Spesso andavo nella sua camera, prendevo la lampada in mano e la sfregavo, la sfregavo, ma niente, il genio non compariva, però la polvere, in compenso spariva per magia.
Era bello credere che potesse esserci qualcuno che esaudisse, per noi, almeno tre desideri, quelli più importanti e più difficili da realizzare con le proprie forze.
Mi son presto resa conto che se volevo qualche cosa non potevo affidarmi alla magia... ho provato anche a spostare oggetti con la forza del pensiero ma niente... sì, sì è inutile che ridete, tanto sono certa che buona parte di voi ci ha provato almeno una volta nella vita.
Desideri di felicità. Tutti bramiamo ad avere una vita felice e serena, quindi ci prefiggiamo delle mete da conquistare che ci porteranno a quella idea di felicità che ci siamo fatti.
Ma una volta raggiunto un obiettivo che succede? Un nuovo desiderio e così via.
C'era un filosofo che ho studiato, ma non ricordo il nome, già raggiungevo a mala pena la sufficienza, che diceva grosso modo che l'uomo è un eterno insoddisfatto. La felicità è una meta irraggiungibile perché dal momento che si raggiunge un obiettivo prefissato, neanche il tempo di goderne i benefici che ci prefiggiamo nuovi obbiettivi, quindi nuova fatica e insoddisfazione fino al raggiungimento. In sostanza, credo che dicesse che la felicità era effimera, volatile e il mio prof. portava l'esempio del gelato; mentre lo mangi sei felice, ma una volta finito... tutto cessa e per poter di nuovo essere felice devi avere un nuovo gelato... certo ma sono le 23.00 di sera e le gelaterie son chiuse.
A parte gli scherzi, rispolverando libri di filosofia mi viene in mente Epicuro che affermava : "Non il giovane é felice, ma il vecchio che ha vissuto una vita bella; poiché il giovane nel fiore dell'età é mutevole ludibrio della sorte: il vecchio invece giunse a vecchiezza come a tranquillo porto e di tutti i beni che prima aveva con dubbio sperato ora ha sicuro possesso nella tranquilla gioia del ricordo."
Quindi per esser felici si deve esser vecchi? Una volta finita la voglia di desiderare e di farsi travolgere dall'entusiasmo di cercar di realizzare i desideri, solo allora si è veramente felici vivendo nel ricordo?
Quindi c'è un tempo entro il quale si dovrebbe smettere di sognare?
Altri affermavano che la felicità non è nei bene terreni ma in una vita volta all'elevazione dell'anima... Su questo diciamo che concordo in parte, perché, ovviamente son più felice se posso disporre allegramente di una ferrari e un conto in banca decisamente positivo.
Chi decide che ad un certo punto ci si deve dichiarare finiti?
No, penso che l'essere umano sia fatto per sognare, sia fatto della stessa sostanza dei sogni e anche se questo comporta dolore, delusione e non so cos'altro, il desiderio, il sogno ad occhi aperti e insito nel genoma umano.
Quindi direi che una cosa certa è che non smetterò mai di sognare e continuerò a sfregare ogni tanto quella lampada magica, chissà magari prima o poi il genio compare... a meno che abbia chiesto informazioni a Morfeo di come arrivare da me e allora capisco tutto!
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40... cosa farò da grande
General FictionAd un certo punto della vita si arriva al giro di boa e si mettono in tavola tutte le carte per capire fino a che punto è arrivato il gioco e da li ricominciare o proseguire con nuove strategie. 30/10/2017 #13 in @narrativa generale 07/10/2017 #23 i...