capitolo 5

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Eren pov's

flashback

Marco si coprì con le braccia la testa e si riparò dietro la pietra.
- Non abbiamo alcuna speranza siamo morti! -.
Jean gli si accostò e lo abbracciò, un gesto davvero affettuoso constatando che è lui a farlo.

Mi girai e guardai gli altri, tutti avevano dipinta sul volto la paura, era da tre mesi che combattevamo questa guerra al confine per la conquista di Char'kov,  entrambi gli eserciti ormai erano allo stremo delle proprie forze.
Ma io dovevo combattere! O avrei rischiato di perdere tutti... di nuovo, non potevo permetterlo.
Questo era l'ultimo assalto nemico. Una trentina di uomini da entrambe le parti. Il nostro capitano era morto in battaglia e il colonnello era stato bloccato da una barricata del nemico,  sarebbero passate almeno 24 ore prima che potesse arrivare e noi non avevamo tanto tempo. Dovevo prendere una decisione, ora!

-Ascoltatemi!!! Tutti quanti!
Ora vi dirò il mio piano e tutti noi dobbiamo metterlo in atto, vi dirò è quasi un suicidio ma è l'unica possibilità che abbiamo.  Come vice comandante non permetterò che degli uomini muoiano invano -
Mi era venuta un idea, spero solo che funzioni.
- Un terzo degli uomini dovranno fare il giro posizionandosi dietro le loro trincee, aspetteranno per poi attaccarli. Tutti gli altri usciranno allo scoperto e gli attaccheranno frontalmente, cercheremo di attirarli il più lontano possibile dalla base e poi interverranno quelli alle loro spalle, tutto si basa sul fatto di prenderli alla sprovvista! -

- È  una pazzia non funzionerà mai tanto vale farci uccidere e basta!- Replicò uno dei miei uomini.
- Forse hai ragione,  è  una pazzia. Ma è  l'unica possibilità che abbiamo. Se moriremo lo faremo da guerrieri! Siete con me??!-
- Siiiii!! -

Non sapevo quanto tutto ciò potesse funzionare ma speravo in una riuscita. Ho sempre amato la storia è spero adesso possa aiutarmi. Perché per la prima volta sto provando a mettere in atto la strategia di battaglia che applicò  Giulio Cesare nella battaglia di Farsalo.

Passarono dieci minuti da quando gli uomini erano andati e come previsto ci buttammo sul campo. Gli spari riecheggiavano nel aria e fui colpito una volta al polpaccio ma non mi fermai, come previsto i nemici uscirono allo scoperto per ucciderci ma feci suonare la tromba, il nostro segnale.
Sangue, sangue ovunque, persone che morivano, corpi trucidati al suolo, dopo venti minuti circa dei nostri nemici non rimase più traccia, erano morti,  tutti, e noi ce la cavammo con la perdita di due persone.

Come previsto i nostri alleati arrivarono solo alle prime luci del giorno dopo
-Bravo Eren, hai salvato la situazione, ben presto diventerai il mio nuovo successore - disse con orgoglio e felicità il colonnello Pixie.
Per un momento pensai che questa guerra fosse finita, ma i momenti sono destinati a rimanere solo ricordi.

Un uomo inaspettatamente si alzò dai cadaveri ammucchiati dei nostri nemici.
E sparò.
Ricordo solo il rumore,  non senti alcuna sensazione, solo una domanda
Perché? Ora che è  finta..
Solo dopo che l'uomo fu ucciso e che Pixie, Jean e Marco mi si avvicinarono terrorizzati e spaventati capì.

Ero io quello a cui avevano sparato.

#Settembre 1942#

Mi scaldavo al fuoco che scoppiettava nel caminetto, era passato un anno da allora, dopo quello che succese non potetti più combattere o fare grandi sforzi fisici, i proiettili avevano attaccato alcuni organi e sforzandomi potevo rompere le suture. Ero vissuto per miracolo, non penso di avere una seconda possibilità se si riaprissero nuovamente.

Ora che ero messo così male non ero più utile per le SS né per l'esercito, fortunatamente il fatto che mia madre e mio padre fossero appassionati di lettura mi permise di studiare ad una scuola, e ora (dopo aver preso un diploma) faccio l'insegnante di letteratura.

Non so bene neanche come ho fatto a finire in questo modo ma tutto sommato non è malissimo, certo mi manca combattere e i miei amici che non vedo da un po' (anche Connie si era unito all'esercito) ma me la cavavo piuttosto bene, oltre al mio normale stipendio avevo anche la "pensione" per infortunio.

Tutto trascorreva nella monotonia più assoluta, proprio come ogni giorno, la mattina mi svegliai presto,  andai al cimitero, poi a scuola e la sera rimasi a casa.

Mentre pensavo a tutto ciò sentì dello spari fuori casa, tristemente dovetti ammettere di averci fatto l'abitudine, centinaia di ebrei venivano scovati e deportati ai campi di concentramento all'ordine del giorno. Trasalì dai miei pensieri sentendo una sparatoria vera e propria, mi avvicinai alla porta e l'aprì, varie persone correvano ovunque "ci sarà sicuramente stato uno scontro tra SS e i ribelli" mi ritrovai a pensare, alcune persone non credevano giusta la deportazione di quelle persone e cercavano di mettere i bastoni tra le ruote il più possibile alle spedizioni di deportazione, io sinceramente non mi schiero da nessuna delle due parti.

Mentre stavo per rientrare in casa un ragazzo arriva correndo, doveva essere veramente distrutto, perché arrivato vicino casa mia, svenne.

Non sapevo cosa fare, nel panico feci ciò che ritenevo più giusto, lo presi tra le mie braccia e lo portai in casa, notai diverse ferite mentre lo trasportavo in camera mia e lo adagiavo sul letto,  presi il piccolo set di pronto soccorso e cercai di fasciargliele come meglio potevo, gli cambiai i vestiti e gliene misi alcuni miei, gli andavano grandi.

Provai ad immaginare quanti anni potesse avere, era basso ma muscoloso, dalla faccia corrucciata e i lisci capelli neri che gli incorniciavano il viso,  portati in un taglio militare, la sua pelle era diafana.
Avrà avuto qualche anno più di me, ma non molti.

Lo lasciai riposare mentre io scesi le scale e andai a cucinare qualcosa per cena.

Levi pov's
Mugugnai ad occhi chiusi e cercai di riaddormentarmi, ero veramente stanco. Aprì di scatto gli occhi quando capì di trovarmi al caldo, in un letto, in una casa,  ma probabilmente non nella mia.

Mi alzai in piedi e feci un giro su me stesso per capire dove fossi finito, ma non ne avevo proprio idea.

Iniziai ad imprecare quando scoprì di non avere più i miei vestiti ed iniziai a cercarli, pregai solo di non essere finito nelle mani di un pazzo.
Cercai di fare il più piano possibile per non essere scoperto, per poi filarmela, mi fermai a guardarmi in uno specchio e notai che tutte le mi ferite erano state fasciate, "quel maniaco/a  mi ha anche messo le mani addosso, perfetto! " sbuffai e feci per uscire dalla porta, ma quando mi voltai trovai un ragazzo appoggiato allo stipite, e che ragazzo!

Era alto almeno una quindicina di centimetri in più di me, dai capelli marroni spettinati, un fisico niente male che si notava dalla maglietta grigia aderente, ha i tipici tratti tedeschi, ma ciò che più mi sorprede sono i suoi occhi, di un verde smeraldo.

- Finalmente ti sei svegliato -.

Warten auf die Dämmerung •Ereri/Riren•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora