capitolo 14

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Levi pov's

La mattinata passava lenta mentre aspettavo il mio moccioso.

Ormai leggere era diventato il mio passatempo preferito, mi dilettavo nella lettura del libro di Emilio Salgari, il corsaro nero.

Le dita sfogliavano pigre la carta ruvida, mentre le parole danzavano a ritmo leggero. Nella libreria di Eren c'era davvero di tutto e gliene fui grato, perché i libri non sembravano bastare mai.

La mia fame di conoscenza era inestinguibile e assorbivo ogni vocabolo nuovo, ogni concetto, ogni informazione possibile, proprio come un viaggiatore del deserto assaporava un bicchiere d'acqua fresca io assaporavo la conoscenza.

La tranquillità della casa fu interrotta dal suonare del telefono, un rumore assordante che però non sapevo se estinguere o no.

Dovevo rispondere? Non mi sembrava il caso, cosa avrei potuto dire poi? Io non sarei dovuto in alcun modo essere lì.

Lo squillo perforava la quiete con insistenza. E se fosse stata una cosa urgente? Insomma chi avrebbe potuto chiamare con tutta questa insistenza? Da quanto Eren mi aveva detto, non aveva più parenti in vita, eccetto il suo fratellastro, che sinceramente non immaginavo fargli una chiamata di cordialità.

Non accennava a voler smettere di suonare, mi feci coraggio e sollevai la cornetta.
- Casa jeager? - gracchiò la voce rude dall'altra parte della cornetta -Mh- un assenzo fu l'unica cosa che uscì dalle mie labbra,
- Il signor jeager è svenuto, temo abbia contratto la febbre, sarebbe possibile per lei venire? -.

Mi si gelò il sangue nelle vene. Adesso? Come avrei fatto? Cosa dovevo rispondere?  Eren era il vero pensiero che mi martellava in testa,come stava? Perché non me lo aveva detto quella mattina? Perché era andato?

- Pronto? È ancora li? - mi riportò al presente la voce proveniente dell'apparecchio -Io, si arrivo- .

Chiusi il telefono e iniziai a girare il soggiorno a grandi passi, come fare? Dovevo assolutamente andare non potevo lasciarlo così, ma se mi fossi esposto e qualcuno delle SS mi avesse riconosciuto ad Eren e me spettava qualcosa di peggio della febbre, non poteva metterlo in pericolo.

L'aria iniziò ad essere calda, stavo sudando freddo, dovevo trovare una qualche soluzione, insomma il mio Eren era in pericolo!

Lampo di genio, mi avvicinai nuovamente al telefono e dopo aver trafficato con l'aggendina li malamente riposta, trovai finalmente il numero di casa di Armin.

Sollevai la cornetta incerto su cosa dire e con le dita umidicce composi sulla rotella il numero, "ti prego fa che mi risponda" era l'unico pensiero che mi albergava la mente, dopo qualche squillo a vuoto la chiamata venne ricevuta,

-Pronto? -  la voce che rispose alla mia chiamata era molto più acuta di quella del biondo, era chiaramente di una donna e lui non aveva pensato che qualcuno diverso da Armin potesse rispondere al cellulare, si diede uno schiaffo mentale per questo, aveva scavato la fossa da solo.

- Chi parla? -, ormai il danno era fatto e quella era la mia unica possibilità di aiutare Eren senza metterlo in guai peggiori, - Eren - mentì.

- Pronto Eren! Che bella sopresa pensavo fossi a scuola! Come va?-, non avevo idea di cosa rispondere. E se per colpa mia fosse successo qualcosa? Se ci avesse denunciato? Le peggiori immagini affiorarono nella mia mente.

- Hei Eren tutto bene? - domandò, la preoccupazione nella voce era visibile, la gola mi si secco, cosa avrei dovuto rispondere?

- No- fu l'unica parola che uscì di bocca prima che riattaccassi, cos'avevo combinato?!

Oh no no no no no no no!
Avrebbe capito che non ero Eren,

insomma lo avevo messo in un mare di guai, sperai che quella donna non venisse a ficcanasare in giro perché in quel momento saremmo stati del tutto spacciati, ed in tutto questo Eren era ancora a scuola.

Troppo tardi, i miei pensieri vennero interrotti bruscamente quando qualcuno spalancò la porta di casa.
- Tu chi sei? - esplose la persona appena arrivata,
- Ma chi sei tu!- risposi preso alla sprovvista,

rimasimo impalati li per qualche minuto, la donna dagli spessi occhiali e con un gran fiatone, accanto alla porta, ed io nel bel mezzo del salone senza avere la più pallida idea sul da fare.

Con mio sollievo mi pose una domanda differente da quella precedente,
- Dov'è Eren? Mi hai chiamato tu? - in quel momento mi tornò in mente il motivo, le spiegazioni su chi fossi potevano aspettare
- Eren! Non sta bene è a scuola! - .

La donna non se lo fece ripetere, dopo aver fatto cenno di aver capito, iniziò a correre verso quella direzione.
Avevo messo tutti in un mare di guai ed internamente pregai che quella donna non ci avesse condannati.

Warten auf die Dämmerung •Ereri/Riren•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora