Capitolo 8

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L'uomo di colore le si avvicinò velocemente e, prendendola per le spalle, la fece uscire dalla stanza.

"C-cos'era quello?? Cosa stavate facendo?? Perché erano immobili? Chi siete? Cosa vuoi da..." iniziò a balbettare nel mezzo di una crisi nervosa.

"Shhh. Ferma, aspetta. Non posso, e non voglio dirti cosa siamo, ma ti assicuro che è meglio se tu non lo sai, potrebbe farti impazzire, letteralmente..." disse fermo, sempre tenendola stretta per le spalle.

"M-ma voi... tu eri sull'autobus, e-"

"Ascolta: tu dovrai far finta che niente sia mai successo. Continua la tua vita come se niente fosse, e noi non ci intrometteremo più. Mai più, prometto.
Fai carriera, sposati, fai quello che vuoi ma non devi assolutamente parlare di nuovo con Clarke Griffin. Capito?"

"Cosa?? Voi siete pazzi, come sapete il suo nome? Cone vi permettete di dirmi con chi devo stare, cosa fare..." disse lei con voce tremante, cercando di liberarsi dalla stretta.

"Devi fare quello che dico. O sarai in pericolo, la tua vita sarà in pericolo, e anche Clarke. Tutto quello che conoscete, il vostro mondo sarà stravolto se vi rincontrerete. Ma se segui questa regola non ti tormenteremo più. Puoi farlo?"

"I-io... non capisco..." disse debolmente Lexa, con gli occhi lucidi.

Forse stava impazzendo.

"Devi farlo. Non hai scelta."

Finalmente la lasciò, e rientrò nella stanza.
Lexa, rimase imbambolata nel corridoio.

Non aveva scelta.

Aprì anche lei la porta, ma dentro non c'era nessuno: niente fogli, cappelli o altre cose strane.

Come se niente fosse.

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Per mesi non vide più quell'uomo con il cappello, e nemmeno Clarke. Continuò a fare interviste, riunioni, le solite cose.
Ma come poteva dimenticare? Come poteva cancellare quella ragazza, quegli occhi azzurri, quei capelli, quel viso sorridente?

Lexa sopravviveva a tutti ciò, con la sua routine, le sue migliori amiche a cui non aveva detto nulla di quegli uomini.

Ma la vita è più di sopravvivenza, non credi?

Il suo cuore le diceva di ribellarsi, ma la testa aveva preso il comando.
Aveva chiesto a Raven di non continuare le ricerche, non voleva mettere in pericolo Clarke.

Come ogni giorno, stava raggiungendo l'ufficio in autobus. Seduta al finestrino, guardava annoiata gli edifici e i passanti, per una volta senza pensieri tristi, o di rabbia.

Era diventata ormai apatica, le sue amiche facevano di tutto per farla sorridere, per farle provare qualcosa, ma senza risultati.
Ormai era solo decisa a raggiungere la vetta professionale.

L'autobus frenò velocemente, facendola sobbalzare.
La borsa la cadde dalle ginocchia, e Lexa, sbuffando sonoramente, iniziò a raccogliere tutto.
Quando si rialzò, diede un'occhiata alla strada, mentre il bus stava ripartendo.

Il respiro le si fermò in gola, il suo cuore perse un battito.

L'avrebbe potuta riconoscere dovunque.

Doveva assolutamente far fermare l'autobus.

Scusate dell'attesa lunghissima, purtroppo ho avuto impegni, ma prometto che mi farò perdonare. Se vi è piaciuto il capitolo mi raccomando votate e/o commentate! Sapere che è apprezzato mi fa venire più voglia di scrivere😉

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