Capitolo 4

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Lexa si alzò alle 6.00 in punto, non voleva fare imbestialire di nuovo Anya arrivando in ritardo, e per non addormentarsi al lavoro le ci voleva un po' di tempo per ingranare.

Si vestì con calma, non c'era alcuna fretta visto che l'appuntamento con i collaboratori sarebbe stato alle 9.30.

Scelse una gonna nera che copriva anche i fianchi, e una camicetta rossa poco scollata.
Ai piedi indossò dei tacchi neri e guardandosi allo specchio stava per raccogliersi i capelli quando ricordò le mani della ragazza che, accarezzanole delicatamente il collo, glieli aveva sciolti.

Sospirò e si truccò leggermente, prese la borsa e uscì di casa per prendere l'autobus.

Si fermò a prendere un caffè da bere durante il breve tratto di strada, attraversando il parco della zona, come ogni mattina.

Mentre saliva sull'autobus delle 7.20, dopo aver obliterato il biglietto, vide fugacemente una chioma bionda in fondo al bus.

Scosse la testa. Non può essere lei.

Si sedette a uno dei posti vuoti vicino al finestrino, adorava guardare fuori, perché entrava in una bolla dove tutti i suoni erano ovattati, e poteva finalmente rilassarsi.

Adorava il suo lavoro, certo, adorava anche le ovazioni, gli applausi, la facevano sentire completa, ma ogni tanto le piaceva anche distaccarsi per un momento e non pensare a tutto quello che doveva fare.

Una voce la fece ritornare in sè. Sentì il tocco di una mano sulla spalla, e si girò per vedere chi fosse.
Incontrò due bellissimi occhi blu, così familiari che le ci volle poco per rinsavire.

"Beh, non mi saluti? Sai, lo so che non ci conosciamo ma ci sono rimasta un po' male quando non sei venuta a salutarmi..." disse la ragazza con un broncio adorabile.

"Oh... non ti avevo riconosciuto scusami..." disse Lexa in imbarazzo, arrossendo leggermente.

La ragazza era seduta accanto a lei, sentiva le loro cosce quasi appiccicate. La sua mano era ancora posata sulla sua spalla.

"Oddio che sbadata! Non ti ho detto neanche il mio nome! Comunque sono Clarke, Clarke Griffin." le disse con un sorriso sulle labbra.

"Io sono Lexa, ma questo lo sai già... stavi andando al lavoro?"
Clarke tolse la mano dalla spalla, e Lexa le mancò subito quel contatto.

"Una specie... sai sono una ballerina e la mia compagnia sta preparando uno spettacolo, quindi vado a fare le prove."
La guardò con più intensità, avvicinandosi ancor di più a Lexa.

"Magari un giorno potresti venirmi a vedere..."
Le disse con un sorriso malizioso, posando una mano sulla sua coscia.

Lexa soffocò a malapena un sospiro, posando gli occhi sulle sue labbra.

Cazzo.

"Ehm, s-sì, v-va bene..."
Clarke sorrise raggiante, guardandole intensamente le labbra.
Poi si allontanò, rovistando nella borsa.

Lexa si sentì sollevata, ma anche delusa.

"Ecco, questo è il mio numero... chiamami quando vuoi, così ti faccio sapere dove mi esibisco."
Le fece l'occhiolino, e alzandosi le cadde la borsa.
Lexa, affrettandosi a recuperargliela, si versò addosso il caffè ormai freddo.

"Oddio scusami tantissimo, non dovevi farlo tu per me..." Clarke tirò fuori svariati fazzoletti e iniziò ad asciugarle la camicetta e la gonna, toccando e spingendo leggermente il petto, la pancia e le cosce di Lexa.

Lexa arrossì immediatamente, e non riuscendo a nasconderlo, fissò Clarke mentre si impegnava a rimediare il piccolo incidente.
Sentì un calore crescerle tra le gambe, mille brividi le scossero il corpo.
Clarke smise lentamente di asciugare e alzò lo sguardo su di lei. Si fissarono intensamente per un tempo che sembrò infinito.

"I-io... devo andare." Sussurrò debolmente Clarke, alzandosi e raccogliendo le sue cose.
Improvvisamente la sua aria spavalda era scomparsa, lasciandole un'espressione imbarazzata e accaldata, quasi...eccitata?

"C-ci sentiamo..." la salutò Lexa confusa.

Clarke scese dall'autobus e Lexa la guardò camminare per la strada, mentre ripartiva.
Lasciò cadere la testa sul sedile, sospirando, e chiuse gli occhi.

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