Volevo farti un regalo stamattina, volevo che fose diverso, volevo che fosse solamente tuo, volevo che fosse tenere abbracciata stanotte la bambina e farla diventare donna. Volevo, ma l'unica cosa che so fare è scrivere e l'ho fatto questa notte.
La casa di Amarel era ai margini del grande bo-sco di querce e castagni, in una piccola radura verde di erba graziosa, non distante da un ru-scello che scorreva gorgogliando tra i sassi e le spumeggianti cascatelle che sembravano essere state create per far giocare l'acqua, nel suo continuo cambiare di forma. La radura era delimita-ta da un lato da un bosco e dall'altro lato da una bianca scogliera che divideva terra e mare. Il ruscello finiva la sua breve corsa gettandosi proprio da quella scogliera, un lunghissimo salto dell'acqua che sembrava dissolversi nel suo viaggio. Il posto era così lontano da non essere nemmeno ricordato, sperduto nel regno del Mare di Kor. Amarel ci viveva da due lustri, da quel giorno che veniva ricordato come "il suo incidente, la sua sciagura, la triste fine della sua esistenza". Lei era la Principessa Amarel, figlia del Re Darko, sovrano delle terre di Kor, di un regno che si affacciava su uno splendido mare, in una grande insenatura che prometteva rifugio e riparo per uomini e barche. Darko aveva perso la sua giovane moglie, la Regina Roin, nella violenta epidemia che aveva attraversato tutte le terre del reame, pochi mesi dopo il parto di Amarel. Il regno ne era uscito stravolto per i tanti morti che si dovettero contare. Padre e figlia erano diventati così una sola cosa, ma il Re sapeva che la piccola Principessa aveva biso-gno di una madre, capace di prendersi cura di lei e amarla. La scelta cadde su Lady Florinda, nobile discendente della casata di Fhiol, rimasta vedova anche lei per il terribile morbo, con una figlia, Asterla, che stentava ancora nel camminare e da dover crescere. Era una donna di bellezza intrigante, bionda del colore del grano maturo, con i capelli sempre raccolti in una lunga treccia, gli occhi castano chiaro, volitivi e che sapevano guardare ogni dettaglio di cose e persone, sapendone cogliere al tempo stesso, forza e debolezza e la convenienza di un sì, non per concedere ma per ottenere. Per il Re Darko, Amarel sarebbe diventata la Regina che avrebbe preso il suo posto sul trono di Kor e regnato con saggezza e capacità. Ma l'uomo dispone e il caso, alla fine, impone e quella volta le cose non andarono come il buon Re aveva sperato. La guerra contro gli invasori fu vinta, i Groidi che provenivano da nord furono ricacciati nei loro territori, ma le ferite riportate in battaglia uccisero lentamente il sovrano. In quel tempo Amarel aveva appena sette anni e per lei, la morte del padre, fu un dolore senza fine e siccome il caso non si accontenta mai in fatto di tragedie ecco, a completare le disgrazie, lo spuntar fuori la vera natura di Lady Florinda che iniziò a tramare inganni e sotterfugi nei confronti della Principessa, visto che la matri-gna, per il suo tornaconto, in quest'arte era bravissima.
Per volere del Re Darko la moglie in seconde nozze non poteva essere regina, ma un semplice tutore in attesa che Amarel, raggiunta la maggiore età, fosse incoronata regina. Ma Lady Florinda non la pensava allo stesso modo. Sua figlia Asterla, che aveva più o meno l'età della Principessa, sarebbe stata la futura regina. Più brava, più coraggiosa, più furba per la sopravvivenza del regno. Amarel conobbe tutta la perfidia della sua matrigna, vivendo pratica-mente nascosta nel Palazzo Reale con Asterla preferita sempre a lei, tanto da essere lentamente dimenticata dal popolo, visto che la matrigna si era preoccupata con dovizia e con precisa strategia, di far passare per malata e pazza la giovinetta. "La Principessa Amarel non potrà partecipare alla festa di Samon perchè grave-mente ammalata" oppure "La nostra amata Principessa Amarel non sarà presente ai riti di Equos, perchè ancor più gravemente ammalata", annunciava per giorni il grido del banditore. Nel regno tutti erano così convinti che l'erede al trono lottava tra la vita e la morte, da anni lunghissimi oramai. Amarel non poteva pensare e mai l'avrebbe fatto, che la perfidia e l'odio crescessero così in fretta nel cuore della matrigna, che la donna che l'aveva cresciuta potesse ricorrere all'inganno e alla menzogna e ignorava quanto stava accadendo, vivendo con la sua vecchia tata, nella torre nord del castello e con la sola presenza estranea di un maestro fidato che si prendeva cura del suo insegnamento ogni giorno. Amarel era bella, aveva gli occhi del colore del mare nel mese di giugno, con i suoi capelli neri, lunghi e lisci che coprivano, come sfiorandole, le spalle, con le labbra rosse come il sangue e la pelle chiara del color della luna. Le sopracciglia scure aumentavano la bellezza di quegli occhi già tanto profondi. Il Re Darko ripeteva sempre che in quegli occhi così azzurri si potevano scorgere tutte le onde del mare che si baciavano con il cielo. Bella da fermare il respiro, bella come nessun'altra fanciulla nel Regno di Kor, così bella che da mille anni La Fata Uriel del grande mare, non aveva concesso che ve ne fossero altre simili di fanciulle, per incanto ed eleganza, di una dolcezza rara, fatta dell'essenza stessa dell'Amore, di quel sentimento di purezza di cui tutti vorrebbero dissetarsi almeno una volta. Amarel era l'idea dell'Amore, troppo per poter essere accettato dalla cattiveria della sua matrigna. L'atto finale si consumó in un pomeriggio del mese di Duman. Le tre donne, Amarel, Lady Florinda e la figlia Asterla, con una scorta di soldati erano andate nel bosco a raccogliere more e mirtilli. Amarel era particolarmente felice di poter vivere una giornata di libertà, per lei che non usciva mai dalla dimora della torre. Fu quella, in verità, l'occasione, studiata da tempo dalla matrigna, per dimenticarsi di Amarel, lasciandola indifesa alla mercé dei lupi. Madre e figlia se ne andarono di soppiatto e in silenzio con la scorta, poco prima del tramonto e la fanciulla si trovò da sola nel fitto della foresta. Cercò riparo ma il bosco ne offriva ben poco e i lupi, che lei sentiva ululare in lontananza, non tardarono ad arrivare. Le belve che nel bosco non perdonano, che aggrediscono in branco persino gli umani. Arrivarono senza far rumore i lupi. Tre, in testa al branco un vecchio lupo, possente e con il pelo più scuro del resto del gruppo. Amarel se li vide comparire in un atti-mo davanti a lei, immobili, con gli occhi spaventosi che la fissavano, in attesa della preda. La paura le impose di fuggire, di correre più che poteva, di allontanarsi dal pericolo, ma sci-volò e cadde in un dirupo perdendo i sensi.
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Per favore, non lavarmi la caffettiera
RomanceChiara mi fissava in silenzio; cercava dentro la sua mente le parole giuste per riprendere quel dialogo che avevo interrotto. Si alzò dalla sedia ed iniziò a togliere lentamente i resti della colazione dalla tavola. - No, Chiara. Per favore, non lav...