Chap 2

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Driin. Driiiin.
La dannata sveglia stava suonando.     Cazzo mi devo alzare. Oggi che giorno è? Lunedì?    Scendo a fare colazione, poi mi lavo e mi vesto. Esco di casa con la mia cartella in mano e cammino fino a scuola. Vedo altri miei compagni attraversare i cancelli dell'edificio. Sto per entrare anche io quando sento qualcuno che mi tocca la spalla. "Oi, Bakugou! Pronto a sentire Aizawa parlare di letteratura classica alle otto del mattino? Io per niente". Era un ragazzo della mia classe, una chioma sparata di ciuffi rossi, un sorriso dai denti aguzzi brillante come il sole e quella sua cicatrice sull'occhio. Un beta. Kirishima. Di solito gli avrei risposto con un "vattene via, dannato", ma in verità neanche io avevo voglia di sorbirmi la lezione. Squadrai il suo viso che mi guardava sorridente, in attesa di una qualche cenno di conversazione. "Mariniamo" dissi poi schiettó. La faccia di lui era perplessa. Io che marinavo la scuola con lui? Si sembrava strano pure a me. Feci qualche passo indietro dai cancelli e mi incamminai per una strada a caso. Il rosso mi seguì senza porre domande, tutto felice. Passammo davanti a vari negozi e bar, ma il ragazzo insistette per entrare in una sala giochi. Io avevo alzato gli occhi al cielo ed ero entrato. Giocammo per un po' a hockey da tavolo. Vinsi 20 a 6. "Ora che mi sono fatto battere da te, che ne dici di provare quello?" Kirishima indicò uno sparatutto in fondo alla sala. Abbozzai un sorriso divertito dall'idea di avere un fucile in mano (anche se finto). Chi giocava era alleato dell'altro e bisognava fare  fuori quanti più avversari virtuali possibili. Devo dire il mio compagno aveva buona mira. La mia era più una cosa "spara in continuazione, dappertutto, a qualsiasi cosa vivente e non". Alla fine totalizzammo un bel po'di punti e con i ticket raccumulati riuscimmo a prendere uno stupido portachiavi a forma di pallina da baseball.  "Puoi tenerlo tu. A me non servono stupidi aggeggi del genere" dissi io. Kirishima sorrise e mi diede una pacca sulla spalla. Ci rimettemmo a camminare e ci fermammo poco dopo in un parco. Io mi distesi su una panchina e chiusi gli occhi, con le mani a farmi da cuscino. "Ehi! Lascia un po'di spazio anche a me!" si lamentò lui. "Tsk" piegai le gambe per fagli un po' di spazio. Sentivo il suo sguardo perforarmi la faccia. Aprì un occhio per scorgerlo con le braccia sopra alle mie ginocchia e la sua testa appoggiata su di esse. "Cos'hai da guardare, capelli di merda?!" dissi leggermente innervosito. Lui incurvò un lato della bocca all'insú e chiuse gli occhi rilassato. "Stavo pensando come ci si sente ad essere un alpha. Insomma, basta guardarti per capire che sei più forte degli altri. Io invece sono solo uno tra tanti beta. E poi gli omega anche se sono maltrattati sono rari, in un certo senso speciali. Guarda Midorya: è un omega ma sta simpatico a praticamente tutti. Tu invece magari non sei amato, ma di certo ti portano rispetto. In un film sareste voi i protagonisti. Io invece una comparsa". Kirishima parlava calmo, quasi rilassato. Ma nelle sue parole c'era una punta di amarezza. "Ehi, dannato. Guarda che non è così. Non è così per niente. Non sarebbe forse banale un film dove il protagonista è il solito alpha o il pietoso omega? Perché non stupire le persone facendo vedere che anche un beta può farsi valere? Infondo questa storia delle classi sociali è tutta una storia di ormoni. Se vuoi essere qualcuno puoi benissimo far vedere agli altri quanto sei speciale. Quindi non deprimerti per ste cose, ok bastardo?". Ero serio. Ed ero stato estremamente gentile per i miei gusti. Kirishima mi stava mandando uno sguardo caldo, accompagnato da un sorriso sulle labbra. "Grazie, fratello. Ne terrò conto". Dopo aver allegerito i nostri discorsi continuammo a cazzeggiare sulla panchina per un po'. Si erano fatte circa le 12 e mezza, quindi decidemmo di tornare a casa. Oggi non c'era rientro, quindi tornando a casa presto non ci sarebbero stati sospetti nel non essere andato a scuola. O almeno fino a quando non avrei deciso di farmi fare la giustifica. Ci salutammo a metà strada di ritorno. Lui mi salutò con la mano con la sua solitá felicità in volto. In mano teneva il portachiavi che avevamo preso assieme. Io gli feci un cenno col capo e me ne andai per la mia strada. Cazzo. Per un attimo mi è sembrato che il mio cuore si scaldasse un pochino nel guardarlo. È solo una coincidenza, vero? Si si...ovvio. Non poteva essere che altrimenti. Figurati se sono felice di vedere il sorriso di quel cretino. Tutto normale.
Scacciai immediatamente quei pensieri e non ci feci più caso.

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Mi sto impegnando abbastanza per questa fanfiction. Spero venga fuori qualcosa che piaccia. Fatemi sapere come è fin'ora! :D

Alpha Beta Omega - Una fanfiction Bakushima.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora