Venerdì 10 novembre, 19:13
Non inizierò con la solita frase "Caro Diario".
No.
Non voglio essere come una di quelle ragazze che trascrivono tutta la loro vita su un diario solo per poter dire "ho un diario segreto, ma non te lo farò leggere, perché lo uso per sfogarmi".
Se è un diario segreto, dovrebbe rimanere tale, non lo dovresti gridare nel corridoio della scuola, desiderando di essere in un film, aspettando di perderlo e che il ragazzo che ti piace lo trovi e lo legga, cerchi la proprietaria, ossia tu, te lo restituisca, provi pietà per te e poi magicamente vi fidanziate.
Adesso non sono più quel tipo di ragazza.
Sono cambiata.
Non aspetto più il principe azzurro, non più. Non aspetterò più che qualcuno mi porti una scala e mi faccia scendere da questa torre o meglio che mi apra gli occhi e mi faccia scendere dal piedistallo.
Non potrà neanche succedere, dal piedistallo ci sono già caduta e ammetto che ho dato una bella botta.
Il piedistallo era troppo alto per una persona comune.
Era troppo alta per Mariana Vázquez, per la ragazza di 17 anni all'ultimo anno di superiori.
La ragazza popolare che tutti rispettavano all'apparenza, ma che in fondo, temevano.
Quella mocciosetta che giudicava tutti.
Per come ti vestivi, se eri debole, se, secondo lei, ti sopravvalutavi, se eri gay o bisex.
Se eri uno che studiava molto, eri un nerd. Se eri uno che prendeva brutti voti, eri un idiota.
In entrambi casi eri uno sfigato.
In poche parole ti giudicava se eri niente e tutto alla stesso tempo.
Dovevi essere come lei se volevi essere almeno saluata/o dalla reginetta.
Solo ora mi rendo conto com'è essere giudicati, insultati, discriminati.
Adesso so come ci si sente a stare dall'altra parte.
Capisco, sento com'è stare sotto l'ombra dei più "grandi", dei più "potenti", e fidatevi, non è l'esperienza più bella del mondo.
Ancora mi chiedo come facesse la vecchia me ad essere così stronza.
Più vado avanti a riflettere e a pensarci su e più mi rendo conto che il mondo è solo una gerarchia, in qualsiasi contesto.
Anche nel mio lavoro, se così si può definire, anche nel giro di prostituzione nel quale mi ritrovo c'è.
C'è ovunque.
È come se fosse un'epidemia.
E per quanto mi costi ammetterlo, ha vinto lei, è riuscita a manifestarsi in tutti i modi possibili.
Ma lasciamo stare questo.
Ve lo state chiedendo, vero?
È sempre così.Tutti me lo chiedono, nessuno mi capisce.
È vero.
In effetti, cosa c'è da capire, faccio la prostituta.
Sono una fottutissima prostituta.
Vendo il mio corpo per vivere, anzi per sopravvivere.
Non posso dire di avere una vita fantastica, anche se per un po lo è stata, ma non posso neanche dire che è una merda, ci sono persone al mondo che non hanno neanche un tetto sotto il quale stare, non hanno la possibilità di dormire in un morbido letto o farsi una doccia con acqua calda, e alcune che la doccia non possono neanche farla.
Io tutti questi privilegi ce li ho.
Solo la mia vita ha un piccolo difetto: il modo per mandarla avanti.
Forse ero destinata per questo, forse era destino, che Mark, il mio protettore, mi incontrasse per le strade di Milano.
Non sembrava un cattivo ragazzo, ma come il detto dice: l'apparenza inganna.
Non sarei dovuta salire su quella macchina.
Dovevo immaginarlo, una ragazza dai capelli castani e gli occhi verdi, con un fisico slanciato e le curve al posto giusto, non poteva essere così fortunata da incontrare qualcuno così gentile da portarla in una "casa famiglia".
Dovevo sembrare proprio così disperata, almeno io mi sentivo così: spaventata, stanca e infreddolita.
Avrei dovuto immaginare chi fosse, cosa fosse e cosa volesse farne di me.
Solo lo ringrazio per non avermi stuprata.
Sarebbe stato più facile per me se lo avessi già fatto prima, invece non era così.
Ero vergine fino al collo.
L'unica cosa che avevo fatto era stato solo baciare qualche ragazzo ad obbligo e verità o durante quelle relazioni durate, si e no, tre giorni.
Perché una ragazza popolare come me non poteva stare con lo stesso ragazzo per più di tre giorni.
Seh, come no. L'unica verità è che ancora non mi sentivo pronta. Guardatemi adesso invece.
Adesso che ci penso mi viene da ridere, ora non ho neanche un ragazzo.
Ho solo uomini, di tutte le età, che non aspettano altro che la novellina da portarsi a letto.
Mi faccio schifo.
Ma come mi sono ridotta?
Mi disgusta solo il pensiero di essere passata per il letto degli uomini di mezza Milano.
Uomini poi.
Mi dispiace solo per le loro mogli e i loro figli.
Ma che altro dovrei fare? Suicidarmi?
No, non fa per me.
Avevo provato a cercare un altro lavoro, ma tutti mi hanno rifiutata.
Non ho più una scelta. Il suicidio è solo una fuga.
E io odio fuggire.
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Sono una prostituta <DIARIO>
AcakSono le dieci di sera e io sono stata cacciata da casa mia. Sono stata cacciata dalla mia famiglia, da mia madre. Prova vergogna, si vergogna di avere una figlia come me, la classica ragazza popolare che prende tutti in giro, che li discrimina per...