Me ne stavo in lontananza, con la schiena poggiata a un pioppo e lo sguardo sulle tue dita che sfogliavano veloci le pagine consunte. Pagine rose ai lati, libri con le copertine così scolorite da non poterne leggere il titolo, carta umidiccia. Ai venditori ambulanti basta guadagnare pochi euro, non hanno rispetto per quei libri. Li ammucchiano in scatole che accantonano in angoli verdi di muffa. Prendono acqua, odore di stantio, la consapevolezza che la loro vita è finita. Poi, li salvi tu.
Me me stavo in lontananza, con il ronzio dei generatori di corrente di sottofondo. Strizzavi gli occhi, sfogliavi, ridevi. Deglutivo, tremavo, non capivo.
La fioca lampadina dondolava appesa al tendone, le mani ti diventavano sempre più nere di polvere. Le infilavi in quel mucchio alla ricerca di tesori nascosti, e ne tiravi fuori oggetti di poco valore. Ma eri felice. Non sapevo se lo fossi anche io, felice, ma ho sentito le gambe muoversi da sole nella tua direzione.
Ti ho preso il volto tra le mani e ti ho baciato.
Ho pregato affinché non scappassi, e hai accolto la mia supplica.
Mi hai baciato anche tu. Hai schiuso le labbra, hai addentato le mie. Hai morso la paura che avevo di te.
Hai leccato i tagli che mi ha inferto il freddo, li hai disinfettati con la tua semplicità.
Mi hai accarezzato il volto con quei polpastrelli caliginosi, e la mia pelle è diventata fosca. Ti sei aggrappata con le mani, mi hai affondato le unghie nelle guance e hai tirato giù. Mi hai graffiato disperata. Carne strappata e polvere, io e te.
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Macchie di rame
RomanceNon ti volevo, non ti ho mai voluta accanto a me. Foto di Don Mupasi