I falò si fanno in spiaggia. È tradizione. Ma quell'estate abbiamo ignorato il mare a due passi e la salsedine che ci incollava le ciglia per spostarci al lago. San Lorenzo in una palude non era il massimo, ma la novità ha il potere di far brillare anche i vetri sulla spiaggia, quelli consunti dalle onde.
Quella serata mi aveva fatto davvero schifo. Eravamo tutti sdraiati a terra con i nasi all'insù per non lasciarci sfuggire le stelle cadenti. I ciottoli mi scavavano la schiena, le zanzare mi mangiavano le gambe, quei coglioni dei tuoi amici avevano dimenticato la carbonella e la nostra cena si era ridotta a un pacchetto di patatine steccato in dodici. E poi c'eri tu, l'unico motivo per cui avevo deciso di farmi rovinare la notte che più aspettavo durante l'anno. Eri tu che dovevi rivoltare il triste esito della serata solo con la tua presenza, con il tuo guardarmi con la coda dell'occhio e i tuoi 'hai da accendere?' nonostante l'accendino creasse un avvallamento nella tasca dei tuoi jeans. Eri tu che dovevi rendere quelle ore sfolgoranti come le stelle che ci sfrecciavano sulla testa. E ci sei riuscito sul serio, a rovinarla ancora di più.
Hai preso per mano quella che ti sedeva accanto, le avevi scroccato una sigaretta e regalato qualche sorriso per non farle pesare la piccola perdita. I sorrisi sono diventati provocazioni. Promesse.
Vi siete allontanati. Lo spirito di autoconservazione mi diceva di chiudere gli occhi, quello di autodistruzione, che mi aveva portato a innamorarmi di un caso perso come te, di seguirvi. L'hai portata tra i canneti, con i piedi nudi affondati nell'acqua melmosa fino ai polpacci.
Le hai sbranato il collo di baci, le hai abbassato le bretelle della canotta e le hai morso una spalla. Hai iniziato a spingerla verso la terra asciutta, mentre già le sbottonavi i pantaloni.
Lei ha riso divertita, e ha coperto un mio singhiozzo.
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Macchie di rame
RomanceNon ti volevo, non ti ho mai voluta accanto a me. Foto di Don Mupasi