"-Adesso tu hai me-"

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"Caro diario,

Mi ha scritto di nuovo.

Ho paura. E se lui mi uccidesse come ha fatto con la mamma? Oh mio dio, non posso neanche pensarci.

Lo stramboide potrebbe aiutarmi, ma anche lui mi inquieta.

E poi penso che mi stiano tenendo d'occhio. Non so chi, ma so che è qualcuno a farlo.

E se invece di dirlo a Sherlock direttamente, glielo facessi capire?

Ok. Ci sto prendendo gusto a scrivere su questo coso.

E chi l'avrebbe mai detto?"

Chiusi il diario mentre lo tenevo sulle mie gambe seduta sul divano e lo poggiai sul tavolino accanto a me. Quando passai lo sguardo dal mio diario al consulente, lui sembrò accorgersene e mi sorrise.

Rosamund ti ordino di non lasciarti ingannare dal sorriso stupendo dello stramboide.

Ordinai a me stessa qualcosa di impossibile visto che per la prima volta un pensiero pervertito mi passò per la mente nei confronti di Sherlock.

Ammettilo Rosie. Sherlock sa essere figo quando vuole, anzi lo è sempre in ogni momento. Guarda quella sua camicia attillata, non ti va di scoprire cosa c'è sotto?

Scacciai quel pensiero rivoltante scuotendo la testa e decisi di focalizzarmi su altre cose. I compiti.

All'idea di fare i compiti scoppiai a ridere e cambiai idea prendendo il cellulare che avevo in tasca.

Chi è online? Hmm...vediamo...Bill Davies.

Oh sì...ragazzo simpatico, dolce, alto, capelli perfetti, occhi perfetti, sorriso perfetto, addominali perfetti...Tutto troppo perfetto. Così perfetto da non essere credibile.

Oh mio dio, non è che...? No no no, non il mio Bill. Oppure sì?
Allora papà potrebbe avere ragione.

Decisi che dovevo parlare col consulente. Mi avvicinai a lui che sembrava indaffarato col suo cellulare, cercando di essere il più naturale possibile mi sedetti accanto a lui.

-Cosa vuoi ragazzina?-

-Ecco io...beh, hmm. Cioè...-

-Stai bene?-

-Non molto. Usciamo?-

-Tra poco ho l'appuntamento con Irene Adler. Aspetta che tuo padre ritorni dal supermercato-

-Appunto io ti posso accompagnare. Sbrigati andiamo, sei già vestito bene ora andiamo-

Sherlock sospirò leggermente irritato e si diresse fuori con me per fare quattro passi. Il suo giubbotto gli dava un'aria misteriosa.

-Devo dirti una cosa- bisbiglai.

-Dilla-

-Il tuo amico di cui non va mai pronunciato il nome, mi ha mandato dei messaggi-

-Perché non me lo hai detto prima?-

-Perché ha detto che avrebbe fatto del male a papà-

-John...- disse il consulente prima di iniziare ciò che sembrava una corsa a perdifiato per una questione di vita o di morte. Lo seguii zoppicando leggermente, capendo solo alla fine che si stava dirigendo verso il supermercato.

Papà

Girammo verso una stradina che portava al supermercato e lì trovammo mio padre a terra, circondato da persone che si chiedevano se l'uomo che trovarono a terra fosse ancora vivo.

Sherlock - The soldier's daughterDove le storie prendono vita. Scoprilo ora