17 - LO SAPEVO...

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                                                                                 GIOVANNI P.O.V.

Mi ha scritto Andrea ricordandomi l'appuntamento a casa di Luca ma non sono proprio nella condizione adatta per uscire di casa.

"Mi dispiace, oggi non me la sento proprio. Scusami"

Spero possa davvero perdonarmi ma sapendo che Giorgio incontrerà Federico non riesco a pensare ad altro.

I minuti sembrano ore, le ore sembrano giorni, questo maledetto pomeriggio sembra non finire più. Perché vuoi farmi soffrire così tanto maledetto tempo?

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In qualche modo è arrivata finalmente la sera e io mi rendo conto solo ora di non essermi mai mosso dal divano su cui ero seduto quando mi ha scritto Giorgio.

Mi alzo a fatica, visto che mi si sono addormentate le gambe, e vado verso la camera. Appena varcata la soglia sento come un enorme peso piombarmi sulle spalle; quello e il fatto che le mie gambe non sono ancora completamente reattive mi fa cadere in ginocchio.

Attraverso la finestra vedo due figure nella camera di Andrea ma qualcosa non va: sembra che stiano litigando. Ora una delle due figure è uscita: cosa state facendo?

Il cellulare mi fa distogliere lo sguardo dalla casa di Andrea; ho ricevuto un messaggio da Giorgio.

Ho paura di leggerlo, ho paura ad aprirlo. Cerco però di raccogliere tutto il coraggio e la forza che ho in corpo e inizio a leggerlo.

"Giova! Non ci crederai mai ma siamo riusciti a chiarire e abbiamo deciso di riprovarci!! Sono stracontento!! Grazie mille ancora per avermi incoraggiato, ti sono, anzi siamo, debitori! A domani :-D"

Lascio cadere il telefono a terra e inizio a piangere senza neanche provare a contenermi, non ci riuscirei.

Sapevo che sarebbe successo e nonostante tutto non ho fatto niente per impedirlo, non ci ho neanche provato! Con chi dovrei prendermela adesso? Con Giorgio? Con Federico? No, l'unico con cui devo prendermela sono io stesso, perché non ho fatto niente per poter cambiare le cose, perché non ho mosso un dito e sono rimasto a guardare.

Avevo perso in partenza ma non ho voluto vederlo fino ad ora: speravo in qualche modo che tutto si sarebbe svolto a mio favore, che il destino avrebbe fatto tutto da solo e mi avrebbe favorito. Sono stato un idiota e continuo ad esserlo tutt'ora, non scrivendo quello che davvero penso e provo a Giorgio.

Il mondo mi è come crollato addosso, non sono mai stato così male, non ho mai provato un sentimento così profondo per qualcuno e solo adesso riesco a rendermi conto che provarlo è stato solamente un atto di masochismo.

Recupero il telefono e senza neanche rendermi conto scrivo ad Andrea, l'unico che vorrei vedere questo momento.

"Aiuto"

Non riesco a scrivere altro; sto per inviare il messaggio ma proprio un secondo prima di schiacciare Invia me ne arriva uno suo.

"Aiuto"

Non riesco a credere a tutto quello che sta succedendo, non riesco a credere che il destino ci voglia così male.

Ho bisogno di parlare con Andrea ma se anche lui mi chiede aiuto, probabilmente il suo problema è più grande del mio.

Cambio il testo del mio messaggio e glielo invio.

"Arrivo"

Cerco la forza di rialzarmi e lentamente mi avvio verso la porta di casa.

Passo dopo passo percorro i pochi metri di marciapiede che separano le nostre due case e arrivo davanti al portone del suo palazzo.

Prima di entrare, cerco di asciugarmi gli occhi e farmi forza: se Andrea ha chiesto il mio aiuto vuol dire che è successo qualcosa di veramente grosso e non mi pare proprio il caso di condividere con lui i miei problemi.

Salgo le scale una ad una, non avendo la forza di andare più veloce.

Lo vedo, sulla porta, con gli occhi rossi ancora lucidi e le guance segnate dalle lacrime che ha versato.

Solo un'altra volta avevo visto Andrea in queste condizioni, quando si era lasciato col suo ex: quella volta io non avevo avuto alcun problema ed ero riuscito ad assisterlo e a tirarlo su di morale. Questa volta non so se saremo in grado di aiutarci l'un l'altro.

Entrambi ora abbiamo bisogno di un contatto umano, una spalla su cui piangere, un amico fidato con cui sfogarsi e per fortuna, almeno quello, il destino non ce lo nega.

<Pietro... ci siamo lasciati...> Mi rivela piangendo e singhiozzando.

Avevo ragione: il suo problema è molto più grande del mio.

<Resta con me, ti prego>

Mi rendo conto della situazione e so cosa devo fare: ora ha lui la priorità, tocca a me aiutarlo e non posso veramente affibbiargli anche i miei problemi. Tocca a me aiutare lui.

Cerco di riprendere il controllo del mio corpo e della mia testa una volta per tutte.

<Ma certo>

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Devo ammettere che questa situazione è molto orientata ad una CamperKiller ma mettetevi subito il cuore in pace perché non succederà.

Giovanni si è reso conto che il suo problema è, per quanto importante, inferiore a quello di Andrea e quindi sa di dover essere lui il supporto. Speriamo che riescano entrambi ad aiutarsi a vicenda.

Il mio cuore riflesso su te || MurryKiller & CamperTekDove le storie prendono vita. Scoprilo ora