Ricominciare
Sasuke
Non potrò mai dimenticare la faccia di Sakura quando l'ho letteralmente buttata fuori dalla mia vita.
I suoi occhi, pieni di ombre, dubbi e angoscia mi lacerano l'animo, punzecchiando la mia coscienza.
Lei è troppo fragile per poter reggere questo mio rifiuto, lo so, ma ho dovuto farlo.
Ho dovuto allontanarla da me, perché, anche se lei pensa di non aver nessun futuro da donare, in realtà sono io quello imprigionato tra le maglie di un passato soffocante e asfissiante.
"Esci", dico alla ragazza con la quale dovevo passare la serata.
"Ma... Sasuke, sono appena arrivata!".
"E già ne ho abbastanza di te", le rispondo riaprendo la porta e facendole gesto di varcarla e sparire per sempre.
Vado in camera mia, frugo nei cassetti dell'armadio fino a quando non trovo una bottiglia di sake, poi mi siedo sotto la finestra e cerco di dimenticare tutto, il mio nome, la mia misera vita, e quegli occhi che sin da bambino mi hanno legato a sé.
È il mio cellulare a svegliarmi. Lamentandomi lo afferro e prendo la chiamata.
"Pronto", biascico con la bocca arida.
"Sasuke", mi risponde la voce di mio fratello.
"Cosa è successo?", chiedo totalmente sveglio.
"Dovresti tornare a casa, è giunto il momento", bisbiglia.
"Arrivo".
Infilo le prime cose che mi capitano dentro uno zaino, e faccio ritorno a Konoha, a casa.
Dopo ore di viaggio, cerco di evitare di pensare allo scenario che mi si prospetta.
Mi ripeto di essere forte, ma ad ogni chilometro che compio sento quella convinzione creparsi come argilla, per poi sgretolarsi definitivamente, ogni qualvolta che incrocio i miei occhi nello specchietto retrovisore.
Non sono pronto per questo momento.
Senza pensare prendo il mio telefono, e cerco di chiamare Sakura, nella patetica speranza che possa aiutarmi ad affrontare ciò che mi attende a casa, ma quando mi risponde la segreteria telefonica realizzo appieno quello che le ho fatto: l'ho persa, sono solo.Sakura
Dopo ore e ore infinite di pullman, sono finalmente arrivata a Yugakure no Sato.
Incerta su cosa fare, come creare un itinerario, gironzolo senza senso tra le strade del paese, ammirando gli squarci di vita quotidiana che queste strade mi offrono. È quasi ipnotico osservare lo svolgersi di azioni, per altri banali, rilegabili a mere incombenze, quando per chi osserva dall'esterno, con l'occhio curioso e avido di ispirazione dello straniero, ogni minimo gesto incanta, diviene espressione di perfezione e di mistificazione. Camminando tra questi stretti vicoli, osservo un negozio pieno di vecchie cianfrusaglie.
Sono talmente tante che mi meraviglio tutt'ora di come abbia potuto immediatamente individuare una polaroid usata ma in ottimo stato.
"È una fotografa?", mi chiede la voce arrochita di un vecchio praticamente sdentato, se non fosse per un unico dente che ostinatamente resta aggrappato alla gengiva inferiore.
"Oh, no, non sono una fotografa", ribatto colta in castagna.
"È comunque un'artista, vero?", insiste con un simpatico sorriso sulle labbra raggrinzite.
"Amo scrivere", ammetto infine.
"Una scrittrice! Lo sa come vengono definiti gli scrittori?"
"I medici del cuore?", ribatto con ironia malcelata.
"No! Chi le ha detto una fesseria del genere?", sbotta drammaticamente, il sorriso arricciato in un'espressione che grida allo scandalo.
Cerco di difendermi con un'alzata di spalle, ma alquanto pare questo nonnino non è disposto a concedermi pietà.
"Le sembra che uno scrittore, colui che parla e descrive tutti i modi possibili in cui cuore possa spezzarsi, possa definirsene medico?"
"Ma poi regala sempre un lieto fine ai quei poveri cuori, no?"
"Che razza di libri ha letto? Il lieto fine non è per tutti. Quando un amore finisce, termina inesorabilmente, e chi tra i due vi rimane ancora attaccato è destinato a soffrire. In ogni storia c'è sempre chi soffre per la fine di un amore, o per un sentimento non corrisposto, e per egli non c'è un lieto fine, non in quella storia, e sa perché?"
Faccio un segno di diniego, impossibilitata a rispondere vocalmente. La mia mente corre a Naruto e Sasuke. Io sono rimasta attaccata ad entrambi.
"È il tempo il dottore del cuore. Lo scrittore è il pittore dell'anima", mi rivela mettendomi in mano la polaroid.
"Io... non ho abbastanza soldi per...".
"Gliela regalo. Tra pittori bisogna aiutarsi".
"Grazie".
"Per così poco".
Gironzolo scattando foto fino a quando il sole non si rifugia dietro le montagne che sovrastano il paese.
E proprio nell'attimo del crepuscolo osservo un rito triste quanto misterioso, il fiume che attraversa il paese si riempie di bambole di pezza e candele. Si tratta, mi ha spiegato una bambina, di un rito di commemorazione dei propri defunti.
Anch'io prendo una candela e la lascio scivolare tra quelle placide acque dolciastre. La mente che vola per l'ennesima volta a Naruto. E per la prima volta il mio cuore è in pace come non mai.
Mi lascio scivolare su un folto prato erboso, cullata dal delicato profumo di fiori che investe l'aria.
"Dovevi esserci anche tu, Naruto. Ti sarebbe piaciuto molto stare qui".
Osservo il suo diario, poggiato sul prato accanto a me. Vorrei poterlo leggere, ma ho il terrore di rivangare il passato, e i suoi sentimenti, non potendo più chiedere perdono per la mia superficialità e per il mio egoismo.
I miei pensieri volano a Sasuke, e il cuore vibra di tristezza, l'anima mi si riempie di pensieri, di idee, progetti e speranza, che un tempo pensavo di poter condividere con lui, ma che ora giacciono prive di prospettiva in fondo al mio animo.
"Sakura?".
Mi volto verso colui che mi ha chiamata, e davanti a me trovo il ragazzo conosciuto alla stazione degli autobus.
"Ciao...", rispondo imbarazzata per non ricordarmi il suo nome.
"Sono Sai, ti ricordi?".
"Certo! Come mai da queste parti?".
"Sono un pittore, non potevo lasciarmi sfuggire questo paesaggio", mi spiega indicandomi il fiume tempestato da innumerevoli candele sullo sfondo di un bellissimo tramonto.
"Effettivamente", sospiro.
"E tu?", mi chiede.
"Io cosa?".
"Come mai in viaggio? Sei un'artista alla ricerca di ispirazione?".
Ripenso alla mia vita a Suna e Konoha, a Naruto e Sasuke.
"Sì... direi di sì".
"Primo viaggio on the road?".
"Si capisce immediatamente, vero?".
"È normale, si tratta di compiere un salto nel buio, di scoprire se stessi e le proprie capacità, tastare i propri limiti, e cercare l'ispirazione per ricostruire se stessi".
"Come hai fatto a capire tutte queste cose? Ci siamo appena conosciuti".
"Da questi", mi rivela, sfiorando i contorni dei miei occhi.
"L'ho capito da come spalanchi gli occhi quando ti osservi in torno: si riempiono di meraviglia e speranza".
"Quanti viaggi hai fatto?", gli domando, sinceramente interessata.
"Quattro. Ormai ho visitato tutto il mondo".
"Wow, dovrà essere stato bellissimo!", esclamo eccitata.
"Sì, decisamente".
Rimaniamo in silenzio, troppo presi a contemplare il cielo scurirsi e riflettere la luce delle candele nelle stelle del suo firmamento.
"Quella è Andromaca", mi indica ad un certo punto.
"E quella è la cintura di Orione", continua indicandomi le stelle.
"Sai individuare le costellazioni?", gli domando, per l'ennesima volta stupendomi.
"Ho fatto un piccolo viaggio in barca".
"Hai fatto tutto!", esclamo.
"Come ogni artista degno di questo nome. E tu? Cosa facevi nella tua vita precedente?".
"Sopravvivevo", rispondo di getto per poi pentirmene.
"E ora?".
"Non so come si fa a vivere... lo so che suona strano, ma non so come dare valore alla mia vita, né quale posto dovrei occupare in questo mondo", confesso.
"Lo sai, invece. Ognuno di noi sa chi è, e cosa è capace di fare, solo che risulta più comodo ignorarlo, limitarci a sopravvivere giorno dopo giorno, fino a quando tutti i giorni a nostra disposizione non ci sembreranno uguali, monotoni, e arriviamo a credere di esserlo anche noi".
"Ci hai riflettuto parecchio".
Distoglie lo sguardo dal fiume per posarlo sul mio.
"Ho dovuto, dopo la morte di mio fratello".
Non mi aspettavo che mi rivelasse un particolare così personale della sua vita.
"Mi dispiace", gli sussurro sfuggendo al suo sguardo indagatore.
"Tu chi hai perso?".
"Il mio fidanzato".
Afferra il suo zaino, ed estrae un piccolo diario.
"Questo racchiude tutti i miei viaggi. L'ho dedicato a lui, narrandogli tutte le meraviglie che ho potuto osservare, e tutti gli ostacoli che ho dovuto superare".
"Hai fatto questi viaggi per lui".
"In parte sì, ma soprattutto per me. Ho dovuto capire che dovevo onorare la vita che lui non ha più potuto vivere assaporando appieno la mia. Ma vedo che anche tu stai cercando di fare la stessa cosa", mi dice indicando la macchina fotografica poggiata accanto a me.
"Sì".
Mi sorride, incoraggiandomi ad andare avanti in questo folle viaggio.
"Possiamo viaggiare insieme, sempre se per te va bene", mi propone.
"Va benissimo", mi affretto a rispondere, sollevata di non essere completamente sola.
"Bene. Avevi già deciso dove pernottare?".
"No. Tu?".
"Dormo sempre in tenda. Posso lasciarla a te, e dormire fuori con il sacco a pelo, così potrai comprarne uno tutto tuo domani".
"Non voglio crearti altri disturbi".
"Tranquilla, nessun disturbo", mi rassicura.
Quella notte dopo aver ammirato le stelle, cenando con del ramen precotto, prendo il diario che avevo comprato dal vecchietto giù in paese, e rimango immobile a fissare quelle pagine ancore candide che mi permettevano di immaginare e sperare nuovi orizzonti.
Prendo una penna e decido di iniziare a scrivere la mia nuova vita.Sasuke
Quando arrivo a casa, ad aspettarmi davanti l'uscio c'è mio fratello.
Sono anni che non ci vediamo, da quando ho deciso di andare a studiare a Suna, e lui è andato a vivere per i fatti suoi nella parte opposta del villaggio.
"Bentornato", mi saluta, come sempre compassato.
"È grave?", gli domando ignorando il suo saluto.
Sospira pesantemente, le spalle incurvate dalla tensione che entrambi stiamo sopportando.
"È questione di ore", sussurra poggiandomi una mano sulla spalla per confortarmi.
Mi scosto, ancora incapace di permettergli di riavvicinarsi a me, ed entro in casa.
L'aria è viziata, carica del persistente odore di medicinali e disinfettante.
Mi dirigo immediatamente verso la camera dei miei genitori, e non appena entro, il mio cuore si rompe definitivamente.
Non sono pronto ad affrontare tutto questo.
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Heart
FanfictionSakura Haruno è una normale ragazza di Konoha, allegra, vivace , spensierata e bella. Una ragazza innamorata e fidanzata sin dai tempi dei banchi di scuola. Ma la vita non sempre procede come vorremo, e l'amore della giovane viene messo alla prova d...