CAPITOLO DUE

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Cosa?! Faccio per ribattere, quando seguo la traiettoria del suo sguardo... e mi accorgo che mira dritta nella mia scollatura. Il tizio sorride sornione. Mi afferro i lembi del camice, cercando di coprirmi le tette, e mi raddrizzo:

"Uhm... stato di shock, pressione in diminuzione, ma paziente ancora sveglio" bofonchio.

Lo vedo sorridere nonostante il pallore.

"Se vuoi che mi salga la pressione, togliti il camice..."

Per tutta risposta prendo velocità, percorro due corridoi e l'urto del lettino contro le porte della sala operatoria gli fa battere i denti. Un omone in nero alle mie spalle sta sbuffando, ma me ne frego. Chi diamine è, 'sto tizio?!

"E ora fuori dalla mia sala!" Bloccata la barella, mi volto stile Medusa; "chi siete voi, comunque? Fate parte del personale? No! Quindi..."

"Dottoressa, lui è..." si intromette un gorilla, ma gli tappo la bocca prima che possa aggiungere altro:

"Beh, non me ne frega di chi sia!" sbotto; "voglio che usciate immediatamente dalla mia sala operatoria! Mi serve un'infermiera, adesso, subito! Tutti gli altri... fuori!"

La capoinfermiera si affretta a farsi avanti, cuffietta e mascherina, porgendomi guanti e occorrente mentre vado a lavarmi le mani, poco distante; dopodiché collega il paziente ad una flebo e alla macchina per la pressione.

"Fuori!" tuono. E alla fine, benché poco convinti, gli uomini in nero e il tizio con il cappello scemano oltre le porte verdi della stanza. Mi accorgo che un gruppo di infermiere e specializzande si è stretto per osservarci dalla piccola finestra, ma mi avvicino di tre passi:

"Non avete nulla di cui occuparvi, voi? Vi farò rapporto!"

Quando il loro scalpiccio diviene nulla più che un ronzare indistinto, infine sospiro e mi rivolgo alla capoinfermiera per gli ultimi preparativi prima della sutura.

Mi avvicino al paziente. E' pallido e adesso sta stringendo i denti. Preparo una siringa.

"Questa è per il dolore."

"Non... mi serve..."

"Oh, certo che ti serve."

Lui mi fissa quasi con rabbia. "Preferirei un bacio."

Decido di ignorarlo. "Devo richiuderti."

"O dirmi il tuo nome."

"Sono il tuo medico, ti basti questo." Lui sbuffa. La capoinfermiera, intanto, si è imbambolata ad osservarlo.

"Hey!" chiamo, e lei sobbalza. "Garze, una benda e prepara il resto." Una volta provvista di tutto il necessario, la spedisco finalmente a preparare anche la macchina per la tac e resto sola.

C'è un che di confortante nel silenzio concentrato di una sala operatoria; questo, quando il tuo paziente non è un sexy chiacchierone.

"Quindi, non vuoi toglierti il camice?"

"Quindi, come ti sei procurato questa ferita?" ribatto aspra.

Un attimo di silenzio, mentre con cautela lo aiuto a muoversi per potergli sfilare la camicia militare.

"Addestramento."

Questo tizio ha veramente una faccia da stronzo. Inarco un sopracciglio:

"Ah, certo. E vi addestrate sparandovi addosso proiettili veri?"

Tace. Sibila tra i denti quando applico il disinfettante; un verso per il quale mi sarei preoccupata... se non l'avessi trovato pericolosamente arrapante.

"Mi spiace, ma devi cercare di stare in posizione eretta adesso... devo disinfettare anche l'altro lato."

E lui ride.

"Cos..."

Si morde il labbro inferiore, guardandomi, poi si umetta velocemente le labbra:

"La posizione eretta è la mia specialità, ma oggi mi sento un po'... come dire, debilitato. Ma se mi aiuti, bella dottoressa..."

Arrossisco fino alla punta dei capelli ma non intendo stare al gioco; lo strattono verso l'alto con meno delicatezza di quanto non sarebbe stato necessario e passo a disinfettare il resto.

"Non posso agire al meglio se non so come ti sei procurato questa merda. E poi non mi hai ancora detto il tuo nome."

"Choi Seung-Hyun" replica, prima di sibilare di nuovo per il dolore. "E ho già risposto: addestramento."

"Sì, come no." Concentrata com'ero sulla ferita, che fortunatamente è meno grave di quanto pensassi, non mi ero resa conto che tutto il suo corpo fosse cosparso da lividi. Non avevo idea che la leva militare coreana fosse tanto violenta. Avrei voluto chiedergli di più, ma in fondo non sono fatti miei...

"E sui lividi, che mi dici?"

... o forse sì.

Seung-Hyun tace. Gli premo apposta sulla ferita.

"Aish!" geme.

"Sui lividi, che mi dici?" incalzo.

"Hai intenzione di torturarmi per ottenere informazioni?" mi canzona, gli occhi roventi.

"Ho intenzione di curare il mio paziente come si deve."

"Togliti il camice e te lo dirò."

"Dimmelo e non ti chiederò altro."

Sui suoi occhi passa un'ombra fugace: "Proprio se te lo dicessi, non la finiresti più con le domande."

"Mettimi alla prova, allora."

Lui trasforma la risatina in un nuovo sibilo di dolore. Una volta disinfettato il tutto, lo costringo a sdraiarsi.

"Devo ricucire. Farà un po' male." Mi chino leggermente sul suo viso imperlato di sudore. "Mi dispiace."

"Ne è valsa la pena" sorride, lo sguardo di nuovo fisso sulla mia scollatura. Non mi ero chinata a quello scopo, ma ammetto che mi piace il suo interesse. Sbuffo, incapace di reprimere un sorriso.

"Voi militari siete sempre arrapati, eh? Vi basta poco..."

Nonostante stia soffrendo, riesce a ridere di gusto: "Se quello che hai lì lo chiami 'poco'..."

Scuoto la testa: "Devo chiudere... fai il bravo."

Seung-Hyun protende una mano verso di me. Sospetto che voglia dirigersi verso la scollatura, ma mi carezza delicatamente una ciocca di capelli scuri, sfuggita alla treccia che mi sono buttata sulla spalla, e me la sistema dietro l'orecchio in un gesto dolce e sensuale al tempo stesso. Quando le sue dita mi sfiorano il retro dell'orecchio, mi sento formicolare e senza accorgermene stringo le cosce. I suoi ardenti occhi scuri sfarfallano sul mio viso, fino a soffermarsi sulle mie labbra dischiuse.

"Dimmi il tuo nome, bella dottoressa."

Cazzo, mi sento bruciare...

"Prima... prima fatti ricucire."

"Sei cattiva, dottoressa."

Sei uno schianto, ragazzo mio.

- HEARTBREAKER -Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora