CAPITOLO TRE

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Sarà un intervento lungo: tanti punti di sutura. Ha perso parecchio sangue e sarà necessaria una trasfusione. Gli chiedo quale sia il gruppo sanguigno.

La siringa di antidolorifico ha fatto effetto, perché Seung-Hyun non stringe più i denti come prima. Mi fissa, in silenzio, pallido ma con la solita espressione strafottente dipinta sul viso. Dovrebbe mettermi ansia, invece mi diverte. Un po' per distoglierlo da ciò che sto facendo e un po' perché ho la brasiliana fastidiosamente inumidita tra le gambe, opto per la conversazione.

"Non credevo che la leva militare fosse tanto pericolosa."

Seung-Hyun sbuffa.

"Da quanto sei nell'esercito?"

"Pochi mesi."

"Oh." Il filo entra ed esce. "E prima qual era il tuo impiego... se posso chiederlo?"

Ride. "Ecco... diciamo che lavoravo in un ambiente importante dal punto di vista sociale."

"Facevi volontariato?"

Ride ancora. "Direi di no..."

"Magari ti ho visto da qualche parte? Fai parte di qualche associazione?" Conversare funziona: ho quasi finito di suturare i lembi interni. I sedativi lo hanno reso pallidissimo e sto ancora aspettando che mi portino la sacca di sangue che ho chiesto. Dannazione! Passo a richiudere quelli esterni, gettando una rapida occhiata agli aaaaddddominali scoooooolpiti e al petto invitante quanto un carboidrato dopo un mese di pesce al vapore. Da bava alla bocca, insomma.

"Faccio parte di un gruppo, sì." Sollevo lo sguardo su di lui: mi fissa, con quel sorrisetto strafottente e incredibilmente arrapante. Cazzo, che caldo che ho. Abbasso lo sguardo e continuo a ricucire.

"E credo proprio che tu mi abbia già visto, da qualche parte."

Ecco fatto: ora che mi ha insinuato questa pulce nell'orecchio come faccio a lavorare bene? E' già tanto che non gli abbia cucito un "SEXY" addosso! E faccio una cosa che non si dovrebbe fare. Non si dovrebbe fare proprio: è antietico, scorretto e molto, molto pericoloso...

Nel sollevarmi, ben conscia della mia scollatura, gli passo le tette sull'addome fino a fargliele trovare sotto il mento.

"Qui davanti, uhm... abbiamo finito."

E lui mi afferra un polso. La macchinetta per la pressione emette dei BIP sempre più ravvicinati. I miei capezzoli sono così duri che temo – o forse no? – che lui possa notarli attraverso le stoffe.

"Oh, io credo che ci sia ancora molto da fare..."

Anche il mio respiro accellera. Incredibile! Ha perso sangue, ha in corpo una siringa di sedativi, è attaccato a una flebo ma il suo attrezzo è duro e fremente sotto la stoffa dei calzoni. Ed è anche bello grosso, perché intuisco facilmente la sua fantastica silhouette bussare sotto ai bottoni.

"De-devo ricucirti. Non è sano che..."

"Non lo vedi, piccola, quanto sono sano?"

In effetti, sì!

"I-io devo finire."

"Anch'io sarei felice di finire..."

Lo guardo storto. "Non sono qui per raccogliere provocazioni. Sono il tuo medico."

"Vuoi giocare a dottoressa e paziente?"

"Vo..." deglutisco. "Voglio solo fare il mio lavoro."

Ho giocato con il fuoco... e adesso?

La sua grande mano, dalle dita lunghe e sensuali, mi carezza il polso. Merda, sentirà il mio battito... Fortuna che non può sentirmi nelle mutande!

"D'accordo, dottoressa, le cose stanno così." Seung-Hyun mi costringe ad avvicinarmi al suo petto nudo. E' incredibilmente forte. I suoi occhi sono due calamite che mi attraggono in profondità; ogni mio muscolo vorrebbe circondarlo, ogni mia cellula assaggiarlo...

"Mi hai medicato, hai avuto le palle di scacciare le mie guardie del corpo e quel mastino del mio manager; hai pietrificato il personale dell'ospedale con lo sguardo e mi hai fatto venire il cazzo talmente duro che mi fa male muovermi."

... oh, meeeeeeeeeeeerda. Guardie del corpo? Manager?... Coso duro?!

"Ma chi sei..."

"... e adesso vorresti finire di martoriarmi la pelle senza dirmi neanche il tuo nome?" I nostri respiri collimano; la macchinetta per la pressione sembra impazzita... ma mai quanto me, mai quanto me...

"Seung-Hyun... quel Seung-Hyun...?!"

Mi sorride, divertito, senza dire nulla.

DIN-DIN-DIN! Eureka!

"Tu sei T.O.P. ..."

"E tu? Il tuo nome."

"T-te lo dirò se mi lasci andare."

"Vuoi davvero andare?"

No.

"Sì."

Cazzo, è T.O.P.! Merdamerdamerdamerdamerda... servizio militare del cazzo!

"Sento il tuo profumo, dottoressa."

Strano: al lavoro non porto profum... oh. Anche se afferro tardi il senso delle sue parole, arrossisco a tempo di record. Vorrei dirgli che, merda, anche io sento il suo – caldo, muschiato, selvaggio, virile e così dannatamente eccitante che mi strapperei le mutande da sola – ma la situazione è già abbastanza complicata.

"Seung-Hyun-shi, lasciami finire di fare il mio lavoro. Ti prego." Lui continua a stringermi il polso. Poi, a poco a poco, la pressione delle sue dita si allenta. Deglutendo sabbia, mi ci vuole tutta la forza di volontà del mondo per scostarmi da tutto quel ben di Dio e recuperare ago, filo e garze sterili.

Mi posiziono alle sue spalle – le sue ampie, toniche, sensualissime spalle – e continuo.

Eppure mi rendo conto solo adesso che le sue parole mi sono entrate non solo in testa, ma sotto pelle; non riesco a concentrarmi.

"Camille. Mi chiamo Camille."


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