8. Gli stessi sentimenti

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Tirai la valigetta dietro di me fino a quando non mi fermai, alzai il capo e fissai la casa gigante davanti ai miei occhi.
Inspirai lentamente deglutendo.
Mi avvicinai all'uomo che stava davanti al portone con gli occhiali agli occhi «mi scusi, ho appuntamento con la signora Lima» dissi.
Lui girò il capo verso di me, squadrandomi dalla testa ai piedi per poi aprirmi il portone gentilmente e farmi passare.
Con velocità raggiunsi la porta bussando e in pochi secondi, una donna vecchia mi aprì la porta sorridendomi e facendomi entrare.
Non feci nemmeno in tempo ad entrare dentro casa che la notai scendere dalla scale con addosso una vestaglia in velluto rosa e ai piedi dei sandali col pelo dello stesso colore della vestaglia.
«Asia» urlò scendendo tenendosi per la ringhiera sorridente «ti stavo aspettando»
Sorrisi leggermente e mi lasciai abbracciare dalla sue braccia per poi afferrarmi per la mano trascinandomi dietro di lei su per le scale.
Le pareti erano tutte dello stesso colore, color crema.
Un aspetto molto elegante, i lampadari di cristallo illuminavano tutta la casa e i quadri costosi appesi davano un tocco in più alla casa.
Aprì la porta di una camera, fui accolta dal grande letto poggiato in mezzo alla stanza, una scrivania bianca davanti alla finestra e l'armadio ad angolo che  occupava metà della camera.
Mi indicò la scrivania e mi sorrise «puoi poggiare lì i trucchi» mormorò entrando dentro il bagno per poi chiudere la porta dietro di se.
Piano piano svuotai tutto quello che avevo dentro la valigetta, fondotinta, primer, correttori, pennelli, mascara, eyeliner, ombretti cremosi e non, matite, rossetti e tutto quello di cui ne avevo bisogno.
Iniziai a metterli in ordine così che sopra la scrivania, non ci fosse nessun disastro.
Odiavo lavorare in disordine.
Mi passò davanti nuda, deglutì rumorosamente spostando lo sguardo da un'altra parte cercando di non mostrare imbarazzo.
Ma sembrò che il destino non fosse dalla mia parte, non quando la porta si aprì e vidi l'ombra di una persona entrare.
Non ebbi nemmeno il coraggio di alzare lo sguardo e guardarlo, così tanto mi vergognavo.
Lo alzai solamente quando riconobbi la sua voce, quella che dopo cinque anni, riuscì a riconoscerla anche tra mille voci.
Sembrò che davanti ai miei occhi tutto si appannasse e diventasse nero appena lo guardai.
Era cambiato, le sopracciglia diventarono leggermente più folte ma ben curate, la barba molto più cresciuta, sopratutto sul mento e sopra le labbra, i capelli tenuti al loro posto con tantissimo gel... Aveva addosso uno smoking nero, come era solito lo indossasse, la cravatta lo stringeva valorizzando il suo collo e nella mano il ventiquattrore, segno che era appena arrivato dal lavoro.
Mi alzai e non seppi cosa fare. Sperai solamente che non fosse come io pensassi, che lui fosse lì solamente per pura coincidenza e che la donna che stavo per truccare, non fosse la sua futura moglie.
Spostai il capo su di lei che attorcigliò le braccia attorno al suo collo, fregandosene del fatto che fosse totalmente nuda davanti ai miei occhi.
La strinse forte nelle sue braccia e mi guardò con gli occhi fissati su di me, con un sorriso malizioso stampato in faccia ma allo stesso tempo con gli occhi addolorati.
Lasciò la sua mano cadere sulla sua schiena e io non feci altro che seguire i movimenti della sua mano immaginandomi di nuovo nel passato, quando quelle mani sfioravano solamente il mio corpo e di nessun altro.
L'uomo con cui avevo una figlia, si stava per sposare.
Incontrai il suo sguardo per un millesimo prima che lei si girasse e sorridesse a trentadue denti.
Mi ci persi dentro quei occhi color caramello, mi ci ritrovai dopo anni e anni, ero ancora lì, potevo sentirlo..
Non mi aveva mai dimenticata.
«Asia» disse lei indicandomelo «lui è Justin Bieber» sorrise «il mio futuro marito»
Inspirai prima di fare il passo avanti e allungare la mano verso di lui. Appena entrai a contatto con la sua mano, chiusi gli occhi di colpo leccandomi le labbra.
Ero così addolorata e triste ma allo stesso tempo così eccitata e così vogliosa di lui. Quelle mani che adoravo infilasse dentro di me, che mi faceva leccare e che sfioravano ogni pezzettino del mio corpo.
Faceva la stessa cosa anche con lei? la toccava come toccava me? la baciava come baciava me?
Sorrisi «si, mi ricordo della signorina» disse velocemente «ho lavorato con lei in passato o mi sbaglio?» chiese.
Alzai le sopracciglia e annuì «esatto»
Lei batté le mani e alzò le spalle «perfetto allora» rise per poi girarsi verso di me «vado a vestirmi, aspettami qui»
Afferrò dall'armadio un paio di jeans e una maglietta e raggiunse velocemente in bagno dove si chiuse a chiave.
Restai davanti a lui immobile, lui infilò le mani nelle tasche e mi squadrò dalla testa ai piedi.
Mi sentì le guance prendere fuoco, esattamente come all'inizio, nulla era cambiato. Nemmeno l'amore nei confronti dell'altro, lo sapevo, lo sapevo che in fondo in fondo, sentivamo ancora qualcosa.
«Rinuncerai proprio in questo momento, dirai che non sei più disposta a truccarla» disse velocemente e a bassa voce.
Risi alzando le sopracciglia e avvicinandomi a lui, il suo profumo mi penterò nelle narici dandomi ancora più determinazione nel recuperare ciò che era mio.
Lui era mio.
«Perché?» domandai con il sorriso stampato in faccia «hai paura che io sia una tentazione per te?»
Mi prese per il polso ridendo e squadrandomi «non essere stupida Asia» sussurrò «ho paura solamente che tu rovini tutto, che tolga dal mio fianco la donna che amo attualmente»
Deglutì e mi avvicinai ancora di più a lui dopo aver sentito quelle parole «non siamo più come nel passato Justin» sussurrai ridendo «il contratto è finito e io non farò nulla per impedirti di sposarti» mi fermai e mi allontanai da lui scuotendo il capo
«ora sei solamente una persona che conosco, niente di più»
La notai uscire tutta vestita dal bagno con il sorriso stampato in faccia, lui si girò e la baciò «vado nel mio ufficio, chiamami se hai bisogno»
Lo guardai uscire per poi sbattere la porta dietro di lui, lei mi guardò e si sedette «sono pronta»

#Justin

Scesi le scale di fretta mentre cercai con tutta la forza di strapparmi dal collo quella cravatta fastidiosa che mi impediva di respirare.
Spalancai la porta per poi chiuderla a chiave dietro di me, mi sedetti sulla sedia e appoggiai i gomiti sul tavolo inserendo le mani nei capelli.
Mi rilassai la schiena e lasciai cadere il capo all'indietro sbuffando «Asia» gemetti «piccola mia»
Scossi il capo cercando di cacciare tutti i pensieri dalla testa, ricordandomi il tipo di persona che era Asia.
Una donna cattiva, una donna senza cuore che si è presa gioco dei miei sentimenti.
Cinque anni fa la lasciai andare, dopo quella telefonata con ancora non so chi, decisi di non chiederle più nessuna spiegazione e chiudere tutti i rapporti con lei.
Non le chiesi più nulla, si era trovato un altro uomo, un altro uomo a cui dire ti amo e un altro con cui condividere il suo corpo.
Insistette di darmi spiegazioni, dicendomi che non era come io credessi fosse e che avevo capito tutto male.
Risi passandomi le mani sul viso.
Bugiarda.
Chissà con quanti altri uomini condivise il corpo mentre io piano piano mi innamorai di ella.
Mi lasciai cadere la mano sotto i pantaloni e gemetti non appena entrai a contatto con il mio sesso duro.
Adriana era una donna bellissima, con un corpo bellissimo e molto intelligente. Era una donna molto brava, molto matura.. Tutto ciò di cui io avevo bisogno.
Ma dannazione, Asia era Asia.
Quella ragazza aveva tutto ciò che io amavo, un corpo bellissimo, una bellezza disarmante e una mente perversa che mi portò a fare ciò che stavo facendo ora: mi stavo soddisfacendo.
Non desideravo altro che vederla entrare nel mio ufficio, come era solito facesse ai vecchi tempi, mi togliesse la mano dai pantaloni e facesse il suo lavoro.
Avrei pagato tutti i soldi del mondo pur di sentire le sue labbra attorno al mio cazzo, la sua lingua sui miei testicoli, la mia punta sul suo palato.
Strizzai gli occhi e mi fermai.
Come potevo pensare queste cose quando mancava una settimana al mio matrimonio?
Come potevo soddisfarmi pensando ad un'altra donna mentre lassù, la donna con cui mi dovevo sposare, si stava preparando per il matrimonio?
Mi sistemai velocemente e mi alzai afferrando la bottiglia di whisky versandomene un po'.
Il primo bicchiere nemmeno lo sentì scendere lungo l'esofago, era come acqua, ma decisi di non esagerare quindi mi fermai al secondo.
Avevo un bisogno immenso di sentirla vicino a me, con il suo capo appoggiato sul mio petto e i suoi baci riempirmi tutto il corpo. Volevo tanto sdraiarmi accanto a lei, chiederle cosa aveva fatto durante tutti questi anni, come dormiva la notte sapendo che in questo mondo c'ero io, che ancora la amavo.
L'avrà toccata qualcun altro? avrà sentito le stesse emozioni che ha sentito con me? avrà intenzione di sposarsi? è sposata? ha figli?
Mi strinsi il capo tra le mani e ringhiai sbattendo il piede per terra.

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