5. Sposami

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Mossi il capo leggermente e iniziai a giocare con i peli sul suo petto. Le lenzuola ci coprivano i corpi riscaldandoli leggermente mentre dalla finestra enorme davanti a noi, stava penetrando la luce.
Si, ero rimasta tutta la notte con lui, nel letto accanto al suo corpo e con le sue mani posate su di me.
Non me ne sarei mai pentita di ciò, la cosa mi fece stare alquanto bene, perciò ero felice di ciò. Stavo pensando finalmente a me stessa e al mio bene.
Chiusi gli occhi e intrecciai le mie gambe con le sue, notando quanto fossero calde a differenza delle mie che erano congelate. Inspirai e mi girai leggermente lasciandogli un bacio sui pettorali non appena lo sentì aprire gli occhi guardandomi «buongiorno» sussurrai dandogli tempo di svegliarsi completamente.
Lasciò cadere la testa nella mia parte e chiuse gli occhi nuovamente, come se si rifiutasse di alzarsi.
«Da tanto tempo che non mi sono svegliato così felice» mormorò sbadigliando e aprendo gli occhi.
Sorrisi leggermente e chiusi ancora una volta gli occhi, lasciandomi andare tra le sue braccia.
Mi girai dandogli le spalle e lasciando che le sue braccia mi tirassero ancora di più vicino a lui, al suo petto. Mi morsi il labbro senza farmi notare non appena il suo sesso sfiorò le mie chiappe.
No Asia, basta.
«Cinque anni fa, mi dissi di non essere capace ad avere un figlio» disse respirandomi sul collo.
Strizzai gli occhi e deglutì, strinsi il lenzuolo nella mia mano dal grande nervoso, non mi sentivo assolutamente pronta di parlarne, almeno non quel giorno, rimasi zitta.
«Le assomiglia tanto» sussurrò spostandomi la ciocca di capelli dall'orecchio e baciandomelo.
Non feci nulla, rimasi solamente lì, immobile con lo sguardo perso e gli occhi che piano piano si riempivano di lacrime. Tutto il mondo mi stava dando la conferma che io non l'avrei mai potuto dimenticare, non importi quanto io cerchi di farlo, Eveline sarebbe stata sempre presente per ricordarmelo.
Mi alzai di scatto mettendomi sul bordo del letto e reggendomi sulle braccia, le sue labbra mi lasciarono un bacio proprio sulla spina facendomi sorridere di poco come se si scusasse per aver aperto il discorso.
«Sai benissimo che qualsiasi cosa tu abbia bisogno, io sono qui» sussurrò tracciando il dito sulla schiena.
Lo guardai con la coda dell'occhio e chiusi gli occhi «lo so» risposi leccandomi le labbra «tu ci sei sempre stato»
Ed era vero, lui era sempre con me, pronto ad amarmi e a darmi tutto ciò che mi è mancato nella vita, a differenza degli altri.
Mi alzai e mi posai davanti alla finestra nonostante io fossi nuda, deglutì e intrecciai le mani al petto «ogni giorno mi maledico per aver posato piede dentro quel locale» mormorai tenendo lo sguardo posato sull'edificio davanti a me ma con la mente altrove, come se davanti ai miei occhi, percorressero di nuovo tutte quelle scene.
«Sposati con me Asia» disse velocemente raggiungendomi e prendendomi per le spalle da dietro «ti darò tutto ciò che ti è mancato nella vita» mormorò «sarò il tuo marito, il padre perfetto per Eveline» si fermò non appena mi girai verso di lui e socchiusi le labbra.
Volevo rifiutarlo, dirgli che nessuno avrebbe mai preso il posto di Justin, che nessuno sarebbe stato il miglior marito e il mio padre per la mia figlia se non lui, Justin. Ma non lo feci, qualcosa mi trattenne dal farlo, forse la paura di rimanere sola e abbandonata al destino, la paura di vivere sempre così: senza nessun amore al mio fianco e concentrata sulla mia carriera.
Io avevo davvero bisogno di tutto l'amore che c'era al mondo, avevo bisogno di ritornare a casa e vedere una famiglia nel vero e senso della parola, vedere sussurrare dalla bocca di Eveline la parola "papà" e non sentirla dire quella parola solo per chiedermelo dove era.. Ma come potevo spiegarle ciò in un futuro? mi avrebbe mai perdonato per averla mentita? portarle davanti totalmente un'altra persona e fingere che la persona che aveva davanti, fosse suo padre quando in realtà non era assolutamente così.
Gli sfiorai le labbra con le dita e chiusi gli occhi «lasciami pensare» sussurrai «ho bisogno di tempo»
Mi prese il viso stringendolo e sorridendomi «certo, ti darò tutto il tempo che hai bisogno» disse.

Chiusi la porta alle spalle e deglutì sbuffando. Appena sentì la sua voce, spalancai gli occhi vedendola seduta sul divano senza nemmeno guardarmi in faccia «finalmente» sussurrò serrando la mascella e continuando a cambiare canale forse a causa della rabbia.
Buttai la borsa accanto a lei e mi sedetti buttandomi di peso, dovevo essere sincera con lei, farle capire che non potevo più vivere in questa solitudine che piano piano, giorno per giorno, mi stava uccidendo.
«ho intenzione di sposarmi con lui» dissi strizzando gli occhi e guardandola con un solo occhio.
Si alzò di scatto e si avviò verso la cucina, senza degnarmi nemmeno di una risposta, la seguì in silenzio chiudendo la porta alle mie spalle.
Non sarebbe uscita da questa stanza finché io non abbia sputato fuori tutto ciò che mi appesantiva l'anima «non hai intenzione di dirmi nulla?» domandai sedendomi sullo sgabello e guardandola.
Iniziò a sbucciare la mela tagliandola a pezzettini per poi metterla in un piattino «cosa dovrei dirti?» rise alzando le spalle «qualunque cosa io ti dica, non conta» mormorò aprendo l'armadietto afferrando la cannella sbattendola sopra le mele.
Il dolce preferito di Eveline, la mia piccola.
«non sai nemmeno come mi sento» dissi dando un pugno al tavolo e guardandola, la mia voce si alzò leggermente, facendola fermare davanti a me.
Mi guardò, mentre teneva nella mano ancora il piattino «odio svegliarmi la mattina sempre sola»
Lei rise per poi posare il piattino sul tavolo facendo rumore «stiamo passando la stessa cosa, sai?» mormorò «anche io da anni, mi sveglio sempre sola, odiando il fatto che io abbia iniziato di nuovo una giornata inutile» rise avvicinandosi a me e accarezzandomi le guance «non voglio che tu la mattina ti svegli già triste perché sai che la persona che sta dall'altra parte del letto, non è quella che tu volevi, non voglio che ti faccia schifo metterti a tavola con un'altra persona» si fermò «arriverà un giorno, in quale magari sarà troppo tardi per tornare indietro» mi sorrise «pensaci bene, per ora ti sembrerà la scelta migliore, ma non puoi sapere nel futuro»
Appena la sentì uscire dalla cucina, chiusi gli occhi lasciando cadere la testa all'indietro ringhiando.

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