Capitolo 16.

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Mi alzo con gli occhi gonfi e rossi.
Sono stanchissima. Ho pianto, tanto. Troppo.

Prendo il cellullare, messaggio di Sofia: "Non ti facevo una ragazza così selvaggia... mi piaci sempre di più J, sappilo!"

Ignoro.
Io mi piaccio sempre di meno.

Giusto il tempo per una doccia calda e subito porto fuori Romeo.

Mi ritrovo al bar con Jessica, necessito di sfogarmi.
Appena mi vede mi abbraccia e preocculata mi chiede cosa avesse provocato quel viso così triste e malinconico e semplicemente rispondo: "Mi sono innamorata...della persona sbagliata..."
Lei sbalordita risponde:"Beh Sofia non mi sembra così male!"
"Infatti non è Sofia la persona in questione, ma Sabrina..."
"J mi vuoi dire che ti vedi con due persone? Che mi prenda un colpo, sono fiera di te!" Ma il suo entusiamo viene bloccato dalle mie lacrime di tristezza... e semplicemente mi abbraccia.
"Amo Sabrina..." e passo tutta la mattinata a spiegarle ciò che sta accadendo al mio povero cuore.

Pranziamo insieme e poco dopo la saluto, voglio starmene sola, magari in compagnia di Gio:

Provo a dimenticare
il tuo nome
e incontro gente con il tuo nome
tutti che ti nominano
lei che ha una figlia che si chiama come te
l'altra che ha una mamma che si chiama come te
e il tuo nome riaffiora ovunque
tutti portano
le tue lettere

provo a non ricordare
il tuo volto
e le nuvole prendono le tue espressioni
il vento tra gli alberi
fa il rumore di quando ti pettini
il tramonto ti imita le guance
l'alba ricopia il tuo sorridere
il cielo chiaro ha i tuoi stessi occhi
e la neve è fatta della stessa materia
delle tue mani sempre fredde

provo a smettere
di pensarti
e la radio passa la nostra canzone
gli amici mi chiedono che fine hai fatto
facebook mi propone i nostri ricordi
e nella mia password
c'è un gioco di parole
con il mio e il tuo nome

provo a farti uscire
dalla mia testa
e tu mi entri nel cuore
provo a farti uscire dal mio cuore
ma tu ritorni in mente

e tu
entri ed esci
esci ed entri
rientri e riesci
e forse qui
quello che non riesce
sono solo io.

Gio Evan

Dannate poesie che mi entrano dentro .

Erano circa le 16.
Ero sulla mia panchina e una mano si posa sulla mia spalla.
"Sapevo di trovarti qui."
Sabrina.
Che ci fa qui?
"Speravo di trovarti, ciao cagnolino.
Vedo che hai sempre Evan con te eh?"
Io non riesco a dire nulla.
"Posso sedermi?" Mi chiede speranzosa.
Semplicemente faccio cenno con la testa e vedo che titubante si accomoda e iniziai a parlare.
"Sai... ti avevo notato molto tempo prima il nostro primo scambio di sguardi.
Mesi fa eri sempre qui a leggere.
Ti ho corso davanti per ben quattro libri diversi.
Ho invidiato quei volumi perché mai e poi mai nessuna donna mi ha divorato con lo sguardo che hai tu mentre leggi.
Nessuna mi ha mai sfiorata con tanta delicatezza come tu sfogli quelle pagine...
Sai, non ho mai cambiato percorso di corsa in questi mesi perché il non vederti per quei secondi , mi portava a sentire la tua mancanza per le restanti ore fino al giorno successivo.
Ho notato tutto di te, le scarpe nuove che hai comprato un mese fa, la leggera spuntatina che hai fatto prima dell'inizio dell'autunno.
Tu sei il mio libro.
Ma... Non posso darti nulla.
Sono impegnata da anni con un'altra persona e non è giusto..."
"Rinunciare a lei per una semplice ragazza del parco eh?! Sí deve essere difficile per te Sabrina..." la fermai.
"Non sei una semplice ragazza del parco, sei colei che mi spinge a correre ogni giorno, che mi ha spinto a vedere Gio Evan dall'alto del mondo.
Sento sentimenti, provo sentimenti ma... rifiuto sentimenti.
Non può esserci nulla tra noi."
Aveva gli occhi lucidi.
Il mio respiro era bloccato.
Il mio cuore sanguinava.
E con una freddezza marmorea la guardai negli occhi:" Non ti ho chiesto io di sederti qui accanto a me infatti. La strada la fai ogni giorno, sai che direzione prendere."
Spalancò gli occhi incredula, una lacrima cadde al suolo.
"Hai ragione... " e senza dire altro si alzò.
E io rimasi lì.

Seduta.
Sola.
Fredda.

Io, Te & Gio Evan.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora