«Io intendevo qui.»
Sorrisi guardando le sue gote diventare improvvisamente rosse, quasi che avesse capito le mie fantasiose intenzioni.
Obbiettivi che fino ad allora non avrei compiuto, non avrei mai pensato di poterlo fare prima di incontrarla - di scrutare il suo giovine volto.
Quasi senza pensarci sopra, le sue piccole gambe incominciarono a muoversi verso il posto desiderato, erano lente, calme - lunghi e miseri passi, così strazianti.
Le sue guance erano ancora rossastre, forse era una sua caratteristica, magari per il freddo che invadeva l'aria - o solamente per un fatto personale - il che, mi rendeva felice.Si fermò davanti a me, il bordo della scrivania attaccato delicatamente alle sue natiche coperte, ed il suo dolce petto di fronte ad il suo maestro - chiunque avrebbe potuto pensar male, chiunque tranne lei.
«Forza, Non ho tutto il tempo.» ribattei guardandola sforzare le sue braccia per salire sulla cattedra, così da ubbidire proprio come solo lei sapeva fare.
Ed era lì, seduta davanti a me con la sua piccola gonnellina che le saliva leggermente le cosce - l'aria angelica che circondava il suo minuto corpo, solo un peccatore come me poteva volerla per quello che era - una bellezza disarmante.«Per cosa mi ha chiamato?» Domandò guardandomi estranea, facendo oscillare le sue piccole gambe tra lo spazio della scrivania.
«Ecco,» tossì, sistemandomi meglio sulla poltrona «non mi sembrava molto attenta alla lezione, per quanto possano essere noiosi e monotoni i miei discorsi non bisogna trascurarli, la prudenza deve essere sempre al primo posto signorina Elvis.» spiegai avvicinandomi alla sua struttura - facendo fermare immediatamente le sue gambe in movimento, per colpa dello spazio ridotto.
«I-io,» incominciò, potevo vedere il panico formarsi tra il giovane volto.
Ovviamente sapevo che non tutte le studentesse prestavano la loro totale premura nella mia materia, ma dovevo aver un motivo logico per poter stare con lei - e quello sembrava il più sensato.«C-come fa a dirlo? C'erano altre ragazze che parlavano mentre io ascoltavo e basta.» ribatté abbassando la testa, così delicatamente che alcune ciocche le si posizionarono davanti al viso.
Sorrisi di poco, sapevo che si trovava in una situazione del tutto imbarazzante - ma era questo che mi tentava, una piccola fanciulla disturbata, insicura.
«Lo dico perché sono un maestro, signorina. Non sono obbligato a darle una giustificazione.» finì esausto, mentre una mia mano si posò sul manico della sedia, cercando di trattenerla dalla tentazione di toccare la sua pelle bianca alla vista, candida.
«Allora nemmeno io sono tenuta a dirle il perché non ascoltavo, Mrs. Styles.» disse di scatto - pronunciando le ultime due parole con una lentezza lancinante, sembrava quasi stesse gemendo sotto di me, una visione paradisiaca.
«Ah no?» sorrisi da quanto quella ragazza potesse essere illusa. «Chi è lei per dirlo?»
domandai retorico, cercando di farle capire il mio concetto.
Era dilettevole battibeccare con lei, in fondo mi piaceva anche solo rivolgerle uno sguardo.
E per questo dovetti ringraziare Dio di averle dato questo dono naturale, spigliato.«Una sua alunna, Mrs. Styles. Una delle sue più efficienti studentesse in questa scuola.» disse alzando la testa e creando un mezzo sorriso sul suo volto.
Una delle mie più brave alunne.
Mia.
Prima che potessi dirle qualcos'altro, le mie orecchie udirono dei piccoli battiti successivi contro la porta in legno.
I miei occhi si spalancarono, doveva immediatamente scendere dalla scrivania - potevo seriamente correre dei rischi pur non facendo nulla.
Non era possibile che nei momenti più critici ci dovesse essere sempre un motivo per interromperli, era una cosa che non riuscivo a capire.«Scenda subito.» dissi frettoloso, guardando la ragazza eseguire la mia richiesta nel frattempo che mi alzavo per camminare verso la porta, la quale si aprì qualche secondo dopo.
Una donna si presentò davanti, la sua espressione era quasi sconfortata, avvilita.
Dovevo seriamente mantenere la calma.
La nostra conversazione era durata così poco, doveva trovare un modo per riprendere quel discorso, seppur non avesse combinato nulla di eclatante, ma tutto questo perché era lei.Lentamente la collega abbassò lo sguardo, notando anche la piccola figura al mio fianco, così da accorgersi di quanto aveva fatto.
«Mi spiace, non pensavo avesse impegni.» scusò indietreggiando di poco, ed io non potevo che essere più nervoso.
«Stia tranquilla, Miss. Wright. Ho solo risolto una questione.» sorrisi tirato, guardando la ragazza per mandarla via con il mio sguardo.
La donna salutò Alyssa e ricambiò un sorriso artificiale, dovetti trattenermi per non urlarle addosso.
Ed io la guardavo andare via di nuovo, senza un vero e proprio sentimento che percepivo da parte sua.
Ma prima o poi, avrei avuto la benedizione di farla mia.
La mia efficiente studentessa.
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Prima di tutto volevo seriamente scusarmi per tutto il tempo che ci ho messo per pubblicare il capitolo.
Secondo, volevo farvi gli auguri di buone feste! (in ritardo), come ve la passate?
Io bene fin ora, anche per il food che sto mangiando in questi giorni!
Detto questo spero che il capitolo possa esservi piaciuto!
Baci, S.
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Sweet Lips - hes.
FanfictionPerché è così strano essere trascinati da qualcosa, così strano essere di qualcuno. + + + Daddy / AgeGap + hes. // sccdoma™ // tutti i diritti sono riservati.