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«Non credo gli cambi qualcosa.»

«Me lo sai dire? Lo farebbe con chiunque.» deglutì il primo boccone, appoggiando stanca la testa sul palmo della mano.

«Ti dico solo di stare attenta.»

Mi aveva toccata.
Mi aveva sfiorata con quella mano, ed ero riuscita ad attirare la sua attenzione fino a quel punto.
Non sapevo cosa pensare - aveva elaborato le sue stesse intenzioni, ero l'unica a poterglielo permettere.
Ero estremamente a disagio al pensiero, una reazione così delicata poteva scaturire in me il sogno perverso di ogni collegiale?
Dovevo ritenermi fortunata- o forse era l'ennesima montatura per farmi cadere.

«Com'è andata ieri?»

Non era una buona idea, iniziare a parlare di cosa era successo mi imbarazzava.
Le mie azioni portavano scomodità e discuterne mi rendeva solo incosciente di ciò che sarebbe successo dopo.

«Mmh, bene-» sorrisi «Ho letto qualche libro e dopo me ne sono andata.»

La sua faccia si contorse in un sorrisino sfrontato, ed i suoi occhi mi puntarono urlando alla mia stupidità -

«Mi stai dicendo che non avete parlato di niente? Ti ha tenuta nel suo ufficio per farti leggere?» ostentò puntando con la forchetta l'ultima boccata di pasta continuando a fissarmi.

«Beh, cosa avrebbe dovuto fare.»
Scherní con un sorriso beffardo, prendendo il bicchiere di limonata e cercando di mascherare la notevole seccatura che incominciava a crescere.
Parlarne era come ammettere quel minimo piacere apparso sulla mia pelle al contatto con la sua, era ammettere quanto mi sarebbe piaciuto rimanere in quella stanza per qualche minuto in più.

Trattenne una risata, «Non è difficile capirlo.»

Annuì disinteressata, continuando a mangiare e cercando di evitare l'argomento Styles.
Mi esaltava tanto quanto mi infastidiva, e non era un buon segnale.
Appena uscita dal suo ufficio ero accaldata, avevo quasi le lacrime dalla vergogna e non immaginavo la scena di quando l'avrei rivisto.

«Alyssa lo sai benissimo,» continuò con quel tono sfacciato.
Voleva sapere cosa avrebbe fatto lui o come avrei reagito io?
Doveva essere una domanda sfrontata, con una determinata risposta che parava al no più assoluto.

«Styles è molto attento alle cose.»

«Anche io lo sono-» finì sorridendole, «lo sono stata fin ora, ma non è servito a niente.»

aggiunsi alzandomi in fretta per poi guardarla sorridere di sfuggita, prendendo poi il vassoio vuoto.

«Catherine io vado in stanza, ho da finire delle cose.»

Mi salutò con lo sguardo, prima che girassi le spalle e sollevata mi recai nella camera.

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Annuí guardando i cartelloni, accorgendomi di quanto fossero inutili quelle annotazioni.

«Si mamma lo so-» alzai gli occhi sbuffando «te l'ho detto mille volte che non mi importa di Anna.» scherní tentando di capire cosa stesse blaterando dal telefono.

Assottigliai lo sguardo cercando di leggere le piccole frasi accanto al mio nome, evidentemente avevano provato ad avvisarmi.

«Cerca di fartela piacere Alyssa, perché la vedrai più spesso di quanto credi-» alzai un sopracciglio, veramente avrei dovuto badare a lei per mezzo anno?

«Se lo dici te,» commentai «non aspettarti niente comunque.»

«Appena ci saranno notizie ti chiamo, ora vado!»

Riattaccai la chiamata salutandola, per poi riflettere su ciò che c'era scritto nel tabellone.

«Mi prende in giro,» sorrisi a me stessa guardando tesa.
Mi prendeva seriamente in giro, forse mi stava iniziando a piacere il modo in cui lo faceva o forse mi dava una certa attenzione che superava il limite.

Lo faceva per attirare in me quello che lui già aveva, lo faceva per il semplice piacere nel procurarmi fastidio.
Come mai lo consideravo così poco per poi passare così tanto tempo a capire qual era la sua prossima mossa.
Come mai gli credevo sempre, e non riuscivo mai a chiedermi se quella che sbagliava nelle cose ero io o semplicemente era lui che non riusciva ad ottenerle.
Non riuscì mai a capire quanto il professor. Styles fosse un uomo, quanto la sua opinione potesse essere notevole sul mio conto e quanto avrei voluto che non fosse negativa.
Forse quanto poteva apparire bello e interessante, forse giovane e magari anche gentile.
Non le avevo mai notate queste cose, probabilmente mi imbarazzava pensarle, capivo che lui non lo faceva per interesse - ma per il semplice e puro dovere.
Non lo faceva per provocarmi, ma perché era obbligato al cambiamento e alla dura didattica imposta nella scuola.
Non lo faceva per uno scopo preciso, ma forse perché non gli andava bene in quel momento.

Eppure con me era diverso.
Ogni azione veniva segnata dal suo sguardo, ogni movimento delle labbra veniva fermato, ogni lamento schernito e punito.
Ero imbarazzata, sempre. Non sapevo come avrei dovuto parlare, cosa avrei dovuto fare e ancora di più cosa mi avrebbe detto riguardo ad una precedente azione.

Fissai ancora un po' prima di realizzarle dove voleva parare,

fino a che punto voleva la mia attenzione su di lui? Fino a che punto mi voleva?

Professor. Styles -

Per l'alunna prescritta nell'ordine collegiale E, abbiamo assegnato alcune mansioni da svolgere. La prego di presentarsi il più presto possibile nella sala insegnanti.

Forse quello che stavo pensando era sbagliato, più probabilmente lo era per il professore - ed era proprio questo che mi eccitava.

Sweet Lips - hes. Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora