Il segreto più grande

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Pov Lydia

L’incubo era appena iniziato. Adesso stavo maledettamente male, non riuscivo a smettere di piangere per tutto il tragitto che mi avrebbe  portato in quella che una volta era casa mia,ma che adesso mi sembrava una grande casa, vuota e fredda. Senza alcun stupore notai che mio padre e  mia sorella, erano sereni e tranquilli e l’unica ad avere un enorme dolore nel petto ero io. Sarebbe tornato tutto fastidiosamente normale e monotono. Avrei avuto nuovamente le discussioni con mia sorella, avrei sentito ancora una volta la mancata presenza fisica di mio padre in quella casa. Prima, non ci avevo fatto mai caso, era come se fossi abituata a quell’ambiente ostile, ma adesso, che avevo provato delle emozioni, che mi ero sentita viva, mi sembrava praticamente folle vivere in quel modo. Mi sentivo, oramai, come se non appartenessi a quel mondo e in effetti era così. Io non conoscevo le mie radici, le mie origini ma molto presto avrei iniziato le ricerche. Volevo sentirmi parte di qualcosa, volevo un calore familiare. Avevo sempre voluto un gran bene  a mio padre, ma non gli avrei mai perdonato i suoi silenzi, la sua assenza. Ripensavo, alle parole di Clara. Io ero stata davvero la preferita? Non credo proprio, nessuno delle due aveva avuto la figura paterna. Nostro padre era solito ad esserci, alle feste di compleanno perché comunque partecipavano alle feste, gente di alta classe e lui non poteva assolutamente mancare. Non posso dire che non ci voleva bene, ma lui si ricordava di essere padre quando gli conveniva, ecco tutto.

Adesso, non riuscivo a togliermi dalla testa l’immagine di Chad, fermo, immobile che silenziosamente guardava la mia macchina sparire tra gli alberi, di quel paesaggio cupo. Mi aveva mimato tra le labbra un “ti amo” ne ero sicura. Ed io non ero stata capace di rispondergli in tempo. E questo mi faceva star ancora più male. E ora che ne sarebbe stato di noi? Avremo continuato a vederci di nascosto?  Avremo difeso questo nostro rapporto? Io avrei lottato e speravo con tutta me stessa che anche lui lo facesse.

Come era stata strana la vita, erano bastate due settimane e mezzo per innamorarmi di lui. Solo due settimane e mezzo. Non avevo più dubbi, ero innamorata. Non erano solo parole, sentivo l’importanza di quelle parole dentro di me. Non avevo mai provato un sentimento così forte e struggente, come se mi dovesse mancare l’aria da un momento all’altro. Ero stata infatuata, cotta ma niente di quello che avevo provato in passato poteva confrontarsi con quello che stavo provando adesso. Avevo appoggiato il mio viso nel finestrino, mentre mi lasciavo cullare dal dondolio della macchina, che era sempre più vicina alla meta. Le mie lacrime non cessavano di cadere, era come se mi avessero tolto la terra sotto i piedi. Mi sentivo disorientata. Il viaggio era stato lo scenario, dei miei singhiozzi trattenuti.

Mi ero addormentata quando qualcuno poco gentilmente, mi aprì lo sportello in cui ero poggiata, facendomi quasi cadere per terra.

-Siamo arrivati, scendi!.-Mi informò con la sua voce fastidiosa, quell’insopportabile di Clara. Le riservai un occhiata d’odio e decisi di non risponderle o mi sarei innervosita di più e poi non avevo voglia di discutere  già al mio arrivo con quell’essere. Sapevo benissimo che avrei avuto tutto il tempo a disposizione per litigare con lei. Prima di tutto questo, litigare con lei mi sembrava normale. Pensavo che fossero le tipiche antipatie e litigate fra sorelle, ma adesso che sapevo tutta la verità, avevo capito che lei mi odiava, che avrebbe fatto di tutto per farmi del male. Sbadigliai sonoramente e mi passai una mano tra i capelli, ravvivandoli un po’. Alzai lo sguardo per costatare che eravamo arrivati per davvero. Ero di fronte a quella grande reggia e l’unica cosa che riuscivo a pensare era che mi sentivo a disagio, quasi fuori posto e non mi ero mai sentita così. Sentivo quasi, che non avessi il diritto di vivere lì dentro.

-Sarete stanchissime, bambine mie! Adesso, finalmente siete di nuovo a casa!  Sono così contento che stiate bene e che siete di nuovo con me. Nessuno potrà più farvi del male, ve lo prometto!.-Disse nostro padre, abbracciandoci insieme, creando un abbraccio a tre. Notavo, il suo tono commosso e sincero e non potevo fare a meno di sorridere anche io. Gli volevo bene e sapevo che anche lui me ne voleva, ma niente sarebbe stato più come prima.

L'angelo e il DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora