Una chiamata inaspettata

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Erano le sette del mattino ed io non riuscivo più a chiudere occhio. Un pensiero non smetteva di farsi presente nella mia mente. Non  riuscivo a stare accanto a lei senza pensare che la prima cosa bella che mi stava capitando nella vita,  se ne sarebbe andata. D'altronde come tutte le altre cose belle. Era il mio destino  forse? Non meritavo  di essere felice? Non meritavo di avere quello che veramente volevo? Meritavo solo di vivere una vita vuota. Fatta di sesso, soldi e freddezza. Lydia continuava a dormire accanto a me, la sera precedente si era addormentata come un sasso. Gli avvenimenti accaduti l'avevano proprio sconvolta e resa stremata.  Era una visione tenera, rannicchiata su sé stessa.  Non riuscivo a staccarle gli occhi di dosso. Sarei stato disposto a  guardarla per ore e ore senza stancarmi.

Sembrava un cucciolo indifeso ma sapevo che quando serviva sapeva farsi valere. Non sapevo proprio come mi sarei dovuto comportare più avanti con lei, mi piaceva e la ritenevo speciale. Lei stava cominciando a farmi fare cose che non avevo mai fatto per nessun altra ragazza. Ero stanco di negarlo a me stesso.  Basta. Era fatta, il peggio che  temevo si era avverato.  Mi piaceva e avrei voluto così intensamente tenerla sempre con me.  Ma purtroppo non era possibile. E poi cosa avevo da offrirle io? Una vita fatta di pericoli e zero sicurezze? E sapevo  quanto  il genere femminile amasse  vivere nelle sicurezze. Ma ovviamente questi erano solo complessi,  non sapevo nemmeno lei cosa pensasse di me. Molto probabilmente per lei sarei sempre stato colui che dolcemente l'aveva rapita.  Ma non mi sarei arreso non era assolutamente nel mio stile. Avrei lottato per farle cambiare idea su di me . Nella vita ne avevo avute tante di sfide ma questa qui era sicuramente la più importante. Sapevo fin dal principio che qualsiasi sfida avrei vinto, eppure questa volta non avevo la mia solita sicurezza. Tutto ciò era inammissibile per me. La sicurezza era parte di me.

-Papa'..-. La senti' sussurrare nel sonno. Sorrisi debolmente e le tolsi dal viso una ciocca ribelle. Era già la seconda volta che dormivo con una ragazza senza fare del sesso. Per me lei era una nuova esperienza e non sapevo proprio cosa fare. Lei stava soffrendo molto,  sua sorella non meritava di avere avuto al suo fianco una persona così buona come Lydia.

-Ti prego Papa' non andare via!-.Esclamo' agitandosi ed emettendo smorfie di sofferenza. La svegliai dolcemente non volendo che lei continuasse il suo incubo.

-Ehi Lydia, svegliati. Ci sono io qui piccola.-.Lei apri' di scatto gli occhi e ancora un po' stordita mi abbraccio' all'istante.

-Calmati piccola, era solo un  incubo.-.Dissi dolcemente per confortarla. Facendole delle carezze su e giù per la sua schiena. Lei si accorse solo dopo che io ero solo in boxer e che lei era abbracciata a me in un letto.  Ovviamente niente di anomalo o scandaloso per me,  ma per lei che era terribilmente timida e pudica quello non passo' certo inosservato.

-Ma sei mezzo nudo! Almeno mettiti qualcosa!-.Strillo' nervosamente allontanandosi. Notai con piacere che era arrossita come al solito.

-Anche l'altra sera ho dormito così e non credo che tu non te ne sia accorta-.La provocai ridendo. 

-Come sei spiritoso.  A me sembra che tu approfitti troppo del mio stato di vulnerabilità-.Commento' lei con fare teatrale.

-Vulnerabile?  No non lo sei. Sei abbastanza forte-.

-No non lo sono.. non abbastanza per affrontare tutto questo-.Disse sconsolata abbassando lo sguardo. Io fui pronto a rialzarlo con un dito.

-Ehi.. secondo me tu ti sottovaluti troppo. Sei più forte di quanto credi. Riesci ancora a sorridere e a rispondere a tono ad uno come me-.Lei sorrise ancora di più e imbarazzata distolse lo sguardo da me. Avevo capito che fosse un modo per fuggire dai miei occhi troppo insistenti.

-Emh.. vado a prepararti la colazione. Avrai fame piccola-. Mi piaceva troppo chiamarla con quel nomignolo che sembrava fatto apposta per lei. Scesi dal letto e estrassi dal mio mio armadio un jeans e una maglietta.  Scesi velocemente le scale fischiettando con un insolito buon umore. Entrai in cucina pensando di esser solo ma trovai Aaron di spalle che baciava una ragazza che non mi sembrava familiare. La ragazza era scalza e aveva lasciato scoperte le gambe,  aveva solo una leggera camicia bianca che le copriva la parte superiore. Aaron invece era in pantaloncini e a petto nudo. Tutto quello era il segno di una notte di fuoco passata tra di loro.  Ma non sapevo che ieri sera si fosse deciso lui ad uscire. Avanzai verso il frigo,  lo apri' e presi in mano il cartone del latte. Sorrisi divertito dal fatto che non si erano ancora accorti della mia presenza e che tranquillamente continuavano a pomiciare.

L'angelo e il DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora