Capitolo 1 - Flashback

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Ho avuto paura la prima volta che è accaduto. Non avevo molta energia quel giorno, perciò decisi di coricarmi alle 19 per poi sperare di svegliarmi la mattina dopo verso le 10. Di solito sono una ragazza pimpante e molto sveglia, o almeno è ciò che mi viene sempre ripetuto dai miei cari, perciò non è da me dire che sarei andata in camera mia prima del dovuto. I miei genitori sono abituati a vedermi a casa per mezzanotte, come Cenerentola, ma ringrazio il cielo di non avere una vita come la sua. O almeno è quello che penso. Erano preoccupati almeno un minimo per me. Le loro facce erano candide come una nuvola.
<<Felicia, che cosa ci fai qui?>> disse mia madre. <<Hai visto che ore sono?>>
<<Si mamma. È che non mi sento molto bene, sono un po' stanca.>>
<<Te la senti di cenare? Ho preparato degli scampi alla griglia, so che ne vai matta>>. Stavano già scoppiettando, in quanto li aveva conditi con un po' d'olio e del prezzemolo. Vedevo che i piatti erano ancora da lavare: mia mamma aveva già cenato.

Lavora ad un bed & breakfast in Harbour Street, chiamato An Caladh, spesso e volentieri trovando alcuni corteggiatori che, entrando, la mangiano con gli occhi, per poi uscire senza nessuna richiesta e comunque soddisfatti, con il sorriso stampato sulle labbra, schifosamente screpolate, con poca barba non curata.
Un giorno ero andata a trovarla, avevo finito di studiare in biblioteca per un esame che avrei avuto in meno di una settimana, e vidi un uomo che somigliava molto a mio padre. Era davanti al bancone di ricevimento, e le stava parlando, insistendo nell'avere un appuntamento con lei, se si sarebbe potuto descrivere in quella maniera.
<<Alzeresti quella gonna, solamente per me, zuccherino?>> lo sentii dire.
<<Che cosa sta dicendo? Come si permette a presentarsi davanti a me in questo modo?>>
<<Perché non fare qualche lavoretto per me in macchina? Ti darei il doppio dello stipendio che ricevi qui amore>> continuò lui.
Era decisamente più alto di me, almeno sul metro e ottanta, con dei pantaloni verde marcio, ed una giacca di jeans a maniche lunghe nera, che gli copriva una canottiera bianca. Anche non essendogli troppo vicina tanto quanto lo era mia madre, sentii quell'odore di alcol che mi diede la nausea. Aveva i capelli corti e mossi, con un colore che andava sul blu cielo ma era spento: chissà da quanto tempo si sarà fatto la tinta.
<<Ho detto di no!>> continuò mia madre, sull'orlo di una crisi di nervi, attirando qualche cliente che era di passaggio. Non capisco proprio la gente che, anche non essendo a conoscenza della situazione, si fanno quella risatina sotto i baffi.
Non appena la vidi con gli occhi lucidi, rimasi impietrita. Mia mamma è una persona sempre allegra ed ottimista. In 20 anni non credo di averla mai vista piangere. Si trattenne dal farlo, guardandosi la fede alla mano, e lo smalto rosso bordeaux sulle unghie, e non appena alzò lo sguardo puntò i suoi occhi grigi su di me. Quello che fu un nano secondo parve essere un lungo istante, e quello che fu un mezzo sorriso, che quasi non si notò, sembrò essere un sogghigno di vendetta.
La vidi girare intorno al bancone ed avvicinarsi all'uomo con quella che capii come gentilezza da parte sua. Nel frattempo lui la guardò: i capelli castano chiaro a caschetto ricci, un corpo affascinante, con un seno nemmeno troppo prosperoso, un vestito blu metallico elegante, e un paio di tacchi bassi neri. Chi non si potrebbe innamorare di lei?
Non appena gli fu abbastanza vicina, gli mise una mano dietro la schiena e lo accompagnò alla porta, per poi dirgli <<Non sono interessata alle sue preghiere in quanto atea, quindi se ne vada per cortesia. Alla prossima volta che la vedo chiamo la sicurezza>>, per poi dargli le spalle ritornando al bancone. Quella volta capii quanto tosta poteva esser mia madre, e quanto io ne potessi esser fiera e vantarmi di lei con le mie amiche.

Presi posto a tavola dopo essermi avvicinata a lei e averle baciato la guancia in segno di ringraziamento e saluto dopo esser rincasata. La sua pelle era veramente morbida e liscia; non si direbbe che stia per compiere 50 anni.
Mi passò un piatto con gli scampi pronti, e mi versò un po' di succo d'arancia nel bicchiere. Sa perfettamente che quando sono stanca preferisco bere il succo rispetto a qualsiasi altro liquido, in quanto trovo che mi aiuti nel riposo e per l'umore. Mi conosce bene più di quanto la conosca io che sono sua figlia.
Sentii le chiavi girarsi nella serratura per poi vedere la porta aprirsi: era arrivato mio padre.

Diversamente dal corteggiatore che vidi quel giorno, papà portava i capelli ben composti col gel che gli era stato regalato per il suo compleanno da mamma. Quando va a lavoro, al noleggio di barche di Plockton, lo Yacht Charters, ne va orgoglioso con i suoi colleghi. Ho sempre pensato che potesse far l'avvocato, invece. Ma è stata una vera fortuna per lui esser stato assunto lì.
Al confronto di mamma lui crede molto nella Chiesa, ed è molto geloso nei miei confronti, dato che sono l'unica figlia che ha; dovrei vestirmi in un certo modo perché ha paura che qualche ragazzo, un probabile fidanzato, mi possa portar via da lui ad esempio.
<<Papà ho 20 anni, e per via degli studi non ho il tempo di pensare all'avere un ragazzo>> gli ho ripetuto più volte, ma non mi ha mai dato retta.

Aveva le occhiaie, il suo sguardo era cupo, ma non appena appoggiò il cappotto sull'attaccapanni accanto a lui e vide me e mia madre fece un ampio sorriso che quasi ci commosse.
<<Sembra che questa sera tu abbia sgarrato il tuo solito programma>> disse.
<<Caro, può succedere qualche volta>> rise mia madre.
<<Già, ho finito un po' prima gli studi, e non mi sento bene>> specificai.
<<Non si parla a bocca piena>> mi rimproverarono all'unisono. Abbassai lo sguardo sul piatto ormai vuoto. Mia madre aveva preparato qualcosa di caldo e veloce anche per lui nel frattempo che stavo cenando. Dopo averlo salutato, presi le scale per andare in camera mia.
<<Buonanotte, ci vediamo domani. Dovrà essere un giorno unico!>> sorrisi.
<<Buonanotte piccola>> disse mio padre.
<<Allora com'è andata la giornata?>> sentii mia madre mentre mi allontanavo. I loro due posti di lavoro sono uno di fronte all'altro, ma ovviamente parlano di quello che è successo durante il giorno la sera essendo che, soprattutto mia madre, non ha la possibilità di uscire.
Arrivata in stanza, chiusi la finestra che la mattina avevo lasciato aperta per far in modo che l'aria impolverata andasse via. Prima di sdraiarmi a letto, mi avvicinai alla scrivania e mi guardai allo specchio per levarmi il poco fard che avevo indossato per darmi del colore in quanto le mie amiche me lo avevano consigliato. Ogni giorno ti vedo sempre più pallida. Sicura di esser andata in vacanza? Erano le loro parole. Sebbene io ami abbronzarmi non sono mai riuscita a prendere così tanto colore negli ultimi mesi. Probabilmente non mi misi abbastanza crema abbronzante. Non me lo dissero con cattiveria, comunque. Vogliono solo il mio bene.
<<È stata una giornata più lunga del solito>> dissi a bassa voce. <<Domani andrà sicuramente meglio. Mamma sarà contenta della torta al cioccolato che le ho preparato!>>.
Appena finito di togliermelo, prima di diventare euforica, mi alzai dalla sedia e mi buttai quasi a peso morto sul letto, anche se prima delle 21 non riuscii a prendere sonno.

Vorrei una sola vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora