Capitolo 11 - Litigio

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<<Che diavolo hai appena fatto?>>. Gli occhi verde smeraldo parevano esser diventati rosso sangue. <<Te ne rendi conto?>>. Era furioso. Le sue piume erano raddrizzate. La posizione che aveva preso sembrava quella di un attacco, come se avesse preso la mira su una preda, pronto ad afferrarla, ucciderla e mangiarsela.
<<Di che cosa stai parlando? Che ti prende?!>>
<<Io ti consiglio di rilassarti con una doccia e tu che fai? Ti trombi beatamente Kilian come nulla fosse. Capisco qualche bacio, ma non credi di aver esagerato?>>
<<Ma...>>
<<Nymphe non è pronta per aver figli, ti rendi conto che avete fatto sesso senza preservativo? Entrambi potrebbero prendersi delle gravi malattie!>>
<<E tu ti rendi conto che non sapevo un cazzo che Nymphe non voleva rimanere incinta?>>
<<Ma...>>. Decisi di interromperlo come lui aveva fatto con me.
<<Cosa cazzo potevo fare in quel momento secondo te?>>
<<Potevi dirgli...>>
<<Potevo dirgli COSA?! Dirgli "hey sai Kilian, ti dispiace non rompermi i coglioni in quanto non sono chi credi che io sia"? Dovevo dirgli questo?>>. Avevo già alzato il tono della voce. <<Dirgli "mi chiamo Felicia McGibbs e ho preso possesso del corpo della tua fidanzata, manco fossi un demone, e precisiamo che non so che cazzo ci faccio qui, quindi non ti permettere a toccarmi dato che personalmente sono ancora vergine"?>>. Dusk tenne gli occhi spalancati, nel frattempo che la nube con la quale fece la sua comparsa scomparve a poco a poco, come vapore nell'aria. <<Che cazzo devo fare!>> urlai. Poco tempo dopo pensai che Kilian sarebbe potuto tornare in bagno, a chiedersi che cosa stesse succedendo, per poi aprire la porta e vedermi che stavo parlando da sola. La scena non sarebbe stata una delle migliori. O magari no? Avrebbe potuto pensare che stavo pensando ancora all'incubo dell'uragano... Si, magari avevo le visioni. Meglio di no, sarei stata una pazza comunque. Mi sarei auto mandata in psichiatria per tutto quello che stavo passando, o almeno da uno psicologo.
Feci per avvicinarmi alla porta, per controllare se Kilian avesse sentito qualcosa.
<<Tranquilla, a quest'ora si sarà già vestito ed è andato a lavorare. Non ti ha sentita>> disse Dusk alle mie spalle. <<Puoi urlarmi dietro quanto vuoi...>>. Riuscii a malapena a capirlo per quanto basso lo disse. Rimasi per qualche istante davanti la porta, senza dir nulla. Forse avevo esagerato, ma l'avevamo fatto in due. Sebbene mi sentii le lacrime pronte a sgorgarmi sul viso, mi feci forza.
<<Scusami>> dissi in un mezzo sussurro. <<Io non...>>
<<Scusami tu. Anche io ho esagerato>>. Sembrava che mi avesse letto nel pensiero, che mi capisse. Mi pare l'avesse già fatto qualche giorno fa, quando io ero ancora in Finlandia, ma questa volta era diverso. Non riuscii a trattenermi dal piangere, ancora una volta, ma non riuscii a mantenermi in piedi come avrei voluto. Nel momento in cui stavo per cadere, sentii qualcosa prendermi appena in tempo per le braccia, come delle mani, che tennero ben saldo tutto il mio corpo. Ma con me c'era solo Dusk, perciò pensai che la mia era solo un'impressione, che in ogni caso fu lui a prendermi con le sue zampe, tentando di non graffiarmi con gli artigli. Continuai a piangere. Mi sentivo in colpa.
<<Avanti, alzati>> disse Dusk. <<Non sei mica un peso piuma>> scherzò. <<E poi ci sono cose peggiori. Per questo non vale la pena piangere. È successo, punto e stop, non è morto nessuno>>. Mi asciugai le lacrime da sotto gli occhi, senza riferire alcuna parola. <<Un piccolo sorriso per la stampa!>> continuò a scherzare lui. Mi venne fuori un ghigno. <<Ecco, così, brava. Non è proprio il massimo ma è pur sempre qualcosa>>. Per un momento mi misi le mani sul viso, coprendomelo, per riprendermi. Poi finalmente parlai.
<<E ora che si fa?>> chiesi.
<<Innanzitutto ti vesti, poi eravamo rimasti al punto che io dovrei spiegarti i dettagli su dove ti trovi.>>
<<Hai ragione... Va bene che ora come ora sono sola, a parte te, a casa, ma non mi pare bello in ogni caso girare nuda>>. Riuscii a tirare fuori una risata dopo fin troppo tempo che piansi solamente. Ero troppo stressata ma Dusk aveva ragione: potevano esserci situazioni peggiori.
<<Va bene che non sono umano, ma sono pur sempre un maschio>> rise Dusk.
<<Ma fammi capire una cosa. Ci stavi spiando? Non voglio continuare a litigare, ma... Come hai fatto a sapere che abbiamo...>>
<<Si hai ragione, lo sapevo. Non vi ho spiato, ma lo sapevo e basta... Ossia, il braccialetto ha un congegno al suo interno che ti fa capire, anche senza vedere, cosa sta facendo il proprietario di esso.>>
<<Direi che, sebbene io abbia esagerato prima che tu mi avessi avvertita di ogni cosa, non è il massimo della privacy>>. Stavo finendo di asciugarmi, e feci per mettermi l'accappatoio. In fondo non potevo rimettermi la sottoveste che già stavo indossando prima.
<<Lo so, sono d'accordo con te, ma è una questione di sicurezza. Metti caso che fossi in una situazione pericolosa?>>
<<Cerco di esser ottimista a riguardo>>. Uscita dal bagno, camminai per tornare in camera, con Dusk a mio seguito.
<<Cerco il meno possibile di farmi film mentali. Va a finire che divento paranoica.>>
<<Ti stavo solo mettendo in guardia. Sai mai nella vita cosa ti possa capitare.>>
<<Grazie tante, lo sto vedendo giusto adesso, a passare da una persona all'altra. Non capita mica tutti i giorni, di visitare altri Stati gratis, senza che tu te ne accorga>>. Mi misi a ridere. A proposito di questo, però, qualcosa mi passò per la mente.
<<Ma Dusk... Come fai a sapere queste cose?>> chiesi incuriosita. <<Penso di avertelo già chiesto, ma se potevo vorrei cercare di capire meglio. Perché sembra che lì fuori ci siano altre persone che, come me, stanno vivendo un'altra vita. Sbaglio?>>
<<Come precedentemente detto, purtroppo posso arrivare fino ad un certo punto a spiegarti le cose. Le capirai col passare del tempo.>>
<<Anche questo c'entra con la sicurezza del proprietario del braccialetto?>>
<<Mi dispiace...>>
<<Va bene così. La penserò come fossi una delle tante clienti>> dissi in una piccola risata.
<<Come vuoi>> disse lui, cercando di ridere di conseguenza. Prima o poi capirò quello che sta succedendo. Prima o poi avendo tutti questi piccoli dettagli capirò, li collegherò tutti tra di loro, pensai.
Stavo cercando qualche vestito dentro in armadio. Il problema era che ne aveva solo di provocanti. Mio Dio, non me la sentivo proprio di mettermi quella roba, ma come mi abituai ad indossare gli abiti di Kaija per un giorno, massimo due, forse non avrei avuto problemi ad abituarmi con quelli di Nymphe. O almeno ci speravo.
<<Dimmi un po'>> dissi, voltandomi verso Dusk, appollaiato sul letto. <<Dov'è che siamo ora? Ho un lavoro? E se si, di che tipo?>>
<<Siamo in Canada, Québec city. Nymphe è un aiuto cuoco nel ristorante La Boîte a Lunch Ekidon, mentre Kilian lavora al Saq, un negozio di liquori.>>
<<Siamo sicuri che alcuni non se li beva?>> sghignazzai.
<<Non dire così, è un bravo ragazzo. Al massimo si beve qualche birra con gli amici, niente più.>>
<<Capisco>>. Ormai vestita, chiesi <<ora che devo fare? Andare a lavoro?>>
<<No, ora ti accompagno fuori ed andiamo a farci una bella passeggiata tra gli aceri.>>
<<Mi sembra un'ottima idea! Dopo la nostra discussione, cosa c'è di meglio di un po' d'aria fresca per entrambi?>> dissi sorridendogli. <<Dammi un secondo e arrivo>>. Cercai un cappotto che potesse tenermi al caldo.
<<Esatto. Sai quant'è bello vedere la città pronta per festeggiare il Natale!>>. Dusk era eccitato. Rimasi un attimo perplessa.
<<Scusa... Ma che giorno è oggi?>>
<<Il 24 dicembre...?>>
<<CHE COSA?!>>
<<Il tempo passa in fretta, purtroppo>>
<<Io... Io avrei voluto passare il Natale assieme alla mia famiglia... Chissà quanto preoccupati saranno, non immagino poi Marika come sia presa...>>. Ci fu qualche attimo di silenzio.
<<Su, vestiti che usciamo. Ti farò scoprire qualche prelibatezza canadese. Questa mattina si mangia fuori!>> disse Dusk, cercando di esser entusiasta, per non farmi pensare alle preoccupazioni che potevano avere a casa.

Vorrei una sola vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora