<<Questo piatto è squisito!>> dissi entusiasta. <<Come hai detto che si chiamava?>>. Mi rivolsi a Dusk, ma non riuscì ad incrociare il mio sguardo. Sapevo che non dovevo far notare di parlare al nulla, ma in fin dei conti i tavolini fuori intorno a me non erano occupati, sebbene la strada fosse affollata. La cosa però non mi preoccupò molto. Le persone non si sarebbero accorte di me in quanto od erano in gruppo, od erano turisti perciò non avrebbero capito il francese, o ad esempio erano in compagnia della dolce metà o stavano parlando al cellulare. A chi importerebbe vedere una donna che sta mangiando e che probabilmente sta appunto parlando da sola? Avrei potuto fare delle osservazioni sul piatto. Dusk mi aveva detto che Nymphe era un aiuto cuoco, e gli altri non potevano certo saperlo, perciò senza paura avrei potuto fare delle riflessioni tra me e me. Non stavo mica urlando, comunque.
<<Hey...?>> cercai di dire nuovamente, ma Dusk continuò ad ignorarmi. Sembrava che qualcosa lo stesse preoccupando, come se stesse vedendo qualcosa davanti a lui che io non riuscivo a notare. Era molto concentrato sui suoi pensieri, parevo non esistere in quel momento. Sempre cercando di non far attirare l'attenzione su di me, feci finta di prendere il boccale d'acqua per versarmi da bere, in modo tale che, essendoci vicino, diedi una leggera spinta a Dusk, sperando che finalmente in quella maniera potessi riuscire a parlare con lui. Difatti a quel piccolo gesto fece un piccolo salto per la paura che prese, e si girò verso di me.
<<Scusami, non volevo spaventarti, ma che ti prende?>> gli chiesi.
<<Marika...>>. I suoi occhi erano vuoti. Era talmente concentrato che pareva esser in un altro mondo, di cui io non potevo farne parte. La cosa mi preoccupava, avrei voluto capire quale problema ci fosse dietro, e non ci misi molto a chiederglielo.
<<... Marika? Cosa c'entra Marika? Le è successo qualcosa?>>
<<È... Difficile da spiegare...>>
<<Non importa. Parla. Devo sapere>> insistetti. D'altronde non mi doveva spiegare qualcosa su uno sconosciuto, si parlava della mia migliore amica.
<<Ho visto in qualche modo la sua giornata parallela, ma più che altro si tratta del futuro, non troppo lontano... Ho visto quello che le capiterà in qualche modo tra qualche ora, e beh... Stasera non sarà tanto bella con sua mamma>>. Nel mentre che lo diceva mi sentivo male. Troppo. Il mio entusiasmo di qualche minuto fa svanì di colpo. Riuscivo a stento a sentire quello che diceva Dusk, non sopportavo il fatto di sentire la mia migliore amica che stava male. Per quanto potevo conoscerla, mi stavo chiedendo cosa avrebbe mai potuto fare per la quale sua madre ce l'avesse con lei.
<<Le manchi>> continuò lui. <<Le manchi molto, vorrebbe tanto parlarti di mille cose>>. Anche io vorrei tanto parlarti Marika, pensai. <<Le ho voluto dare un aiutino, sebbene per lei non significherà molto. Quando andrà a dormire ti vedrà, anche se nei panni di Nymphe, perché volevo farti un favore. Spiace anche a me vedere Marika che sta male>>. Abbassai lo sguardo sul cibo, ormai diventato quasi freddo, ma per lo meno ne avevo mangiato abbastanza. Mi secca comprare del cibo che poi non mangio. Sarebbe uno spreco in tutti i casi: spreco di denaro, spreco di cibo, persino uno spreco di tempo oserei dire, dato che non è che i prodotti si scelgano a cazzo di cane, soprattutto se si compra qualcosa che potrebbe non piacere o che si sa non verrebbe mangiato per varie ragioni. Un giorno non si ha voglia, nel frattempo si mangia qualcos'altro, e va a finire che quel cibo crea la muffa e quindi bisogna buttarlo. È una cosa che odio troppo.
<<Comunque si chiama poutine. Fatto soprattutto di patate e fontal, un tipo di formaggio>>. Dopo un'eternità mi aveva spiegato cosa stavo mangiando; finalmente aveva risposto alla domanda che gli avevo fatto prima. Tutto sommato mi stava ascoltando, non mi stava del tutto ignorando, allora. La cosa mi rincuorava abbastanza. Chissà che, con il piccolo aiuto che le stava dando Dusk, Marika potesse essere più tranquilla rispetto a prima, sebbene non avrebbe potuto capire nulla del perché vedesse quella donna. Non poteva sapere che ero io. Desideravo tanto poterla abbracciare ancora una volta, avrei voluto che sapesse che le volevo ancora bene. In quel momento avrei tanto voluto ritornare indietro per vederla, avrei voluto capire se ci fosse un modo per farlo, ma molto probabilmente non ne avevo ancora la possibilità, altrimenti non sarei passata dall'Inghilterra in Finlandia, e da lì ora in Canada.
<<Lo mangi ancora?>> chiese Dusk, interessato agli avanzi che avevo lasciato. Dopotutto non credo di averlo mai visto mangiare, né credevo gli servisse. Anche le creature magiche hanno bisogno di nutrirsi? Avevo visto un paio di film fantasy... Magari mangiava di nascosto dentro al braccialetto. Poteva darsi che lì dentro ci fosse un mondo apposito per i gufi come lui, del tipo servito e riverito in qualche modo... Ah, che bella vita!
<<N-no, perché? Vuoi mangiarlo tu?>> gli chiesi. <<Sei sicuro che tu possa farlo, che non ti veda nessuno? Guarda che ormai è freddo, non so quanto buono possa essere>> lo avvisai. Mi era proprio passato per la mente di avere freddo fuori, non ci feci proprio caso. Ma con la giornata di sole che c'era stavo bene. La luce non mi copriva del tutto, ma mi riscaldava soprattutto la schiena, ed avendo un giubbotto abbastanza pesante la cosa mi piaceva molto. Non avrei voluto pensare troppo esageratamente sul fatto che sembrava essere in spiaggia. Dopotutto l'aria era fredda, ma il vento non soffiava troppo, perciò non credevo fosse glaciale. Non lo era.
<<Si tranquilla, lo posso fare>> disse col sorriso stampato in faccia. <<Tranquilla che nessuno mi vedrà>>. Si mise a ridere. Era una battuta, dato che effettivamente lo potevo vedere solo io? Mi misi una mano in fronte come per non crederci veramente a quello che aveva detto. Dai, ti sta tornando il sorriso, dopo la notizia che hai avuto di Marika. Dovresti esser felice ora! pensai. Chissà però se esisteva una maniera per la quale Dusk, volendo, poteva farsi vedere anche dagli altri. Ad un certo punto si alzò in volo e fece aria sul piatto, perdendo una o due piccolissime piume, e sentii che mi scompigliò leggermente i capelli. Tutto d'un tratto, come nulla fosse, gli avanzi di poutine scomparirono davanti ai miei occhi. Ne fui alquanto stupita.
<<... Quindi avresti già mangiato?>> chiesi.
<<No, li ho messi da parte>>. Rimasi perplessa.
<<Se ti chiedessi dove e perché mi risponderesti?>>
<<Li ho teletrasportati al mio rifugio e vorrei assaggiare qualcosa anch'io di altri Paesi che non ho ancora visitato>>. La mia enorme curiosità si fece sentire.
<<Non mi pare tu abbia fatto la stessa cosa in Finlandia con i dolci però, o sbaglio?>>
<<Difatti. Ho viaggiato spesso in quelle zone, quindi bene o male i piatti li conosco e li ho mangiati spesso>>. Dev'essere una cosa straordinaria avere il tempo e la possibilità di viaggiare per il mondo. Forse era un pensiero che avevo già fatto, ma ripensarlo mi faceva diventare una vera e propria sognatrice.
<<Ti invidio>>. Credo che Dusk avesse capito come mi stavo sentendo, e mi sorrise.
<<Vedila da un punto di vista positivo. Anche se ti piacerebbe tornare a casa il più presto possibile, per lo meno stai già visitando una parte di quello che ti sarebbe piaciuto vedere prima... Penso.>>
<<Esatto. Magari non era il modo in cui avrei immaginato di farlo, ma comunque sia forse scoprirò sempre nuove cose e magari chissà, alcune potrebbero non piacermi del tutto perché me le aspettavo diversamente...>>
<<Vero, potrebbe darsi, perché no?>>. Nel frattempo mi guardai in giro, e mi alzai dalla sedia, così da poter pagare il conto e magari tornarmene a casa oppure continuare la mia passeggiata con Dusk. Senza pensarci troppo optai per la seconda scelta proprio perché avrei voluto visitare meglio il posto ed anche per distrarmi in qualche modo. Era strano essere da sola per come mi vedevano gli altri, ma non lo ero del tutto avendo Dusk da guida. Sebbene mi fidassi di lui, non volevo allontanarmi troppo da casa perché non avevo la più pallida idea di quanto avremmo potuto metterci tra andata e ritorno. Potevamo metterci mezzora come dieci minuti come due ore, dipendeva sempre dal luogo che avremmo scelto. Mi portò verso un parco, chiamato Le parc de l'Amérique-Latine. Era molto grande ed accogliente. Forse mi sarebbe piaciuto vederlo in un'altra stagione: non era il massimo non poter apprezzare i fiori ed i loro colori. Si vede che qualche giorno prima del mio arrivo aveva nevicato, ed oggi la neve era quasi sciolta. Dovevo stare attenta a non scivolare su certi punti della strada. Devo dire che però vedere l'erba e gli alberi con i resti del bianco candido, splendente al sole, era qualcosa di speciale. La cosa però che mi piaceva di più in assoluto era l'uscire dopo un giorno di pioggia ed ammirare le gocce di rugiada appoggiate sulle foglie. Inoltre sentire il profumo dell'erba bagnata mi rendeva più rilassata, ma anche nostalgica, come se avessi un evento particolare al quale pensare che mi collegava a quell'atmosfera.
Vidi varie statue in quel parco. Una di esse raffigurava un uomo che aveva in mano un bastone ed una carta, rispettivamente il primo nella destra e la seconda nella sinistra. Dal suo aspetto pareva un uomo asiatico, portava i capelli lunghi e lisci. La carta era piegata, ma non sembrava troppo stropicciata nella sua grande mano. Il suo sguardo pareva fiero, e aveva il mento un po' pronunciato. Provai a leggere qualcosa sulla sua descrizione, scritta ai suoi piedi. Si chiamava François-Dominique Touissaint Louverture, ed aveva diretto la Rivoluzione Haitiana. Ciò mi spiegò il perché del suo aspetto. Dall'altra parte se ne scorgeva un'altra, di un altro uomo, in sella ad un cavallo. Stavolta questi proclamò l'indipendenza della Repubblica del Cile nel 1818; si chiamava Bernardo O'Higgins, e portava vittorioso una spada che sembrava poter squarciare l'aria. Se fosse stato ancora in vita, pensai, forse avrebbe fatto il culo a tutti. Mi veniva un po' da ridere, magari poteva anche non esser così. Il fatto era che mi piacevano le spade, da piccola guardavo molti cartoni animati dove i protagonisti ne portavano una, o se non era effettivamente una spada portavano un arnese che ci assomigliava. Probabilmente non me n'ero mai accorta, ma ero un maschiaccio. Ma non era del tutto vero.
Per poco, prima non mi dimenticavo di notare le decorazioni natalizie che erano sparse in giro. Disegni di fiocchi di neve appesi ad un filo, ricoperto di piccole luci. Anche se in quel momento erano spente, riuscivo a capire che sarebbero state azzurre in quanto il piccolo vetro era colorato. Non c'erano solo quei tipi di decorazioni, ma molte di più: avrei potuto farne un elenco.
<<È ora di andare>> mi fece notare Dusk. A quanto pareva il mio orologio segnava le 16. Non credevo ci avessimo messo così tanto. Ero presa dal guardare ciò che avevo intorno tanto che non mi ero resa conto dell'ora. <<Kilian finisce di lavorare verso le 17.30 perciò non ci metterà molto ad arrivare a casa>> specificò. Con calma tornammo indietro perché per lo meno avevo notato che ci avevamo messo più tempo nel rimanere dentro al parco piuttosto che percorrere la strada per arrivarci. Stava già cominciando a far buio.
Tornati a casa, dopo essermi spogliata, decisi di rimanere in salotto. Volevo guardare un po' la tv nel frattempo che aspettavo Kilian: non sapevo cos'altro avrei potuto fare con lui. Dato il freddo che c'era, accesi per un po' il riscaldamento, per poi riposarmi sul divano, sperando che potessero dare qualche film.
<<Volevo ringraziarti per oggi>> dissi a Dusk. <<Ho passato una bella giornata dopo ciò che è successo. È stato carino da parte tua avermi fatto da guida.>>
<<Meno male che non ci siamo persi!>>. Lo guardai un po' spaventata, mentre era appollaiato dietro di me sul divano. Vedendo la paura che avevo negli occhi si mise a ridere. <<Dai, stavo scherzando! Se ci fossimo persi, non lo saremmo stati del tutto perché avrei saputo orientarmi in ogni caso, quindi non ti preoccupare!>>. Tirai un sospiro di sollievo, ed emisi una piccola risata.
<<Mi fai preoccupare per nulla>> gli dissi, accarezzandogli la testolina piumosa. Lo sentii molto caldo, sembrava esser diventato rossiccio. <<Ma... Stai bene? Sembra che tu abbia la febbre.>>
<<N-n-no, n-non ti p-preoccupare, s-s-sto b-bene>> rispose nervoso. <<Mi serve solo un po' di riposo, c-ci vediamo fra un po'!>> disse, e se ne ritornò dentro il braccialetto. A volte è veramente strano. L'importante è che non stia effettivamente troppo male.
Alla tv davano film riguardanti il Natale. Cosa potevo aspettarmi?
<<Amore sono a casa!>>. Era arrivato Kilian, dopo aver chiuso il portone. <<Mamma mia, che giornataccia>> sbuffò posando il giubbotto sull'attaccapanni. Si vede ero troppo concentrata sul film per pensare che fossero passati solo cinque minuti da quando ero arrivata a casa con Dusk, invece era passata circa mezzora. Sono proprio sulle nuvole oggi. Kilian alzò lo sguardo e poggiò gli occhi su di me nel mentre che mi si avvicinava verso il divano, e mi sorrise, facendo sorridere anche me.
<<Perché non mi dai un bacio così mi dimentico di tutto?>> mi sussurrò dolcemente avvicinando con cautela le labbra alle mie.
<<Basta che non ti dimentichi di me>> gli dissi. Quella frase mi venne così spontanea in quel momento che non mi sentii troppo in colpa.
<<Non mi permetterei mai>> disse, per poi cominciare a darmi un bacio a stampo, continuando molto lentamente a baciarmi il labbro superiore, mentre io lo facevo per quello inferiore. Dopo qualche istante, nel mentre che aprivamo le nostre bocche, lui voleva cercare la mia lingua, ed io feci altrettanto dopo che lo ebbi capito. La cosa era talmente piacevole tanto che i miei pensieri svanirono. Non riuscii più a capire chi ero, mi dimenticai dei problemi che potevano passarmi per la testa in quel momento. Ero solo concentrata ad essere in sintonia con Kilian. Non volevo pensare a nient'altro oltre al bacio, non pensavo più a come sarei potuta tornare a casa... Non m'importava più nulla di niente e di nessuno, né della scuola, né dei miei genitori, né tantomeno di Marika.
Continuammo così per qualche minuto che sembrava non finire mai, dopodiché lasciò le mie labbra. Purtroppo. Avrei voluto continuare così all'infinito se ne avessi avuto la possibilità.
<<Ti amo>> disse, <<ma se avessimo continuato probabilmente la mia schiena chiederebbe pietà>> aggiunse ridendo. <<Anche se avrei fatto volentieri questo sacrificio pur di avere il sapore delle tue labbra sulle mie>> sorrise.
<<Scusami, non voglio che tu ti faccia male per colpa mia>> dissi, per poi ridere coprendomi il viso dietro le mani. Kilian andò verso la cucina, e da lì i miei pensieri si ricrearono nella mia mente. Mi venne una scintilla che mi fece scattare in piedi.
<<Devo preparare la cena!>>
<<Ma che dici, stasera è il mio turno.>>
<<Oh>>. Fu l'unica cosa che mi venne da dire. Questa coppia è veramente ben organizzata. Dopo qualche tempo che avevamo chiacchierato di come fosse stata la sua giornata lavorativa, la cena era pronta. La cucina era molto accogliente: non era del tutto addobbata, c'era qualche nastro rosso e verde qua e là per le credenze, e qualche luce intorno ai contorni dell'unica finestra che era lì. Da dov'ero posizionata, solo in quel momento notai che non c'era alcun albero decorato. Kilian mi guardò piuttosto dispiaciuto.
<<Lo so quanto ti faccia soffrire il Natale, perciò non ho addobbato molto...>>
<<Cos'ha il Natale che non va?>> mi scappò dalla bocca. Mi guardò impressionato. Ma a me è sempre piaciuto il Natale, che problema aveva per Nymphe?
<<Nymphe... Sicura di star bene?>> mi chiese Kilian. Il braccialetto di Dusk mi pizzicò leggermente. Senza pensarci due volte capii che effettivamente c'era qualcosa che non andava, così mi misi in qualche modo a recitare. Attesi qualche secondo, provando a guardarlo il più possibile negli occhi seppur difficile, dopodiché guardai un po' ovunque.
<<N-no... Hai ragione, per questa storia non sto bene.>>
<<Forse è meglio allora che vai a riposarti.>>
<<E rimarresti solo?>>
<<Verrei a farti compagnia non appena avrò finito di sistemare la tavola>> sorrise debolmente.
<<E tutto questo cibo?>>. Stava già cominciando a prendere i piatti e a metterli via. <<No no no tranquillo, non mettere via nulla, voglio comunque mettere qualcosa sotto i denti. Ho un po' fame>> lo fermai.
<<D'accordo, se te la senti non posso certo fermarti>> disse posando ciò che aveva in mano. Forse non era un granché, ma per me quella tavola era più che imbandita. C'era dell'orata preparata alla griglia, accompagnata da qualche patata al forno. Dall'altra parte c'erano piccoli pezzi di pane, più che altro croste, spalmate con del fois gras, con accanto un altro tipo di crema che mi sembrava del formaggio. Al centro della tavola si poteva avere una piccola scelta di frutta, che era dentro ad una cesta. E non era tutto: quando mi ero già seduta a tavola, Kilian aprì per un momento il frigo, e vidi che tirò fuori due coppe di bicchieri, e le posò ai lati della cesta di frutta. Penso che, vedendolo pieno, al suo interno ci fosse del cioccolato, con al di sopra della granella, probabilmente fatta di biscotti. Pareva di stare dentro alla reggia di un re da quante prelibatezze c'erano. Mi domandai di quanti soldi potevano avere Nymphe e Kilian per permettersi tutto quel ben di Dio.
<<Non ti sforzare troppo, mi raccomando>> mi avvertì Kilian. <<Buon appetito.>>
<<Buon appetito>> dissi di rimando. Mi misi subito a pulire l'orata dalla pelle e dagli spini, in quanto rispetto ad altri pesci come il merluzzo o il branzino sapevo che ne aveva molti di più. Cercai di fare attenzione e di metterci il minor tempo possibile per far in modo che non si raffreddasse, dopodiché mangiai anche le patate. Per la fame ed anche per far contento Kilian assaggiai sia una crosta di fois gras sia una crosta col formaggio.
<<Sono squisiti!>> feci notare.
<<Mi fa piacere>> sorrise. <<Sai, me li hanno regalati a lavoro dei miei colleghi come omaggio. Mi hanno detto che sono i migliori della zona>> spiegò. Per finire provai ad assaggiare pure il dolce.
<<L'hai fatto tu?>>
<<Si, come ti sembra?>>
<<Hai le mani d'oro. Penso che tu saresti dovuto essere uno chef, e per di più stellato!>>
<<Così mi lusinghi. Non è stato poi così difficile, quando poi cerchi le ricette su internet.>>
<<Dopotutto non tutte le persone ne sarebbero in grado secondo me. Sbagli le dosi e boom, ti viene tutto diverso. Bisogna esser bravi anche in questo>>. Si mise a ridere. Quella a parlare sembrava direttamente Nymphe, non io. Essendo esperta nel settore, sapeva cosa dire.
Finita la cena, disapparecchiammo la tavola e lavammo i piatti, per poi andare in camera da letto a guardare la tv. Si fecero le 23, e decidemmo di andare a dormire.
<<Ti va se domani andiamo al cimitero?>>. Che domanda strana.
<<V-va bene, come vuoi>>. Mi abbracciò, tenendomi molto stretta. Con questo mi feci cullare dal sonno, nella speranza di non avere altri problemi. Durante la notte feci un sogno, seppur abbastanza confuso in quanto erano varie scene messe insieme. Nymphe era disperata, piangeva. Kilian l'abbracciava per consolarla. Erano davanti a due tombe. Quando vidi i nomi incisi sentii delle lacrime rigarmi il viso pure nella realtà: erano i genitori di Nymphe.
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Vorrei una sola vita
Fantasia"Cosa faresti se sapessi di avere delle vite parallele? Cosa faresti se ogni giorno ti ritrovassi nel corpo di un'altra persona? Felicia è una 20enne che abita a Plockton, una piccola città in Scozia, che non sa quello che le sta per accadere. Verrà...