Mi svegliai nel bel mezzo della notte. Sul comodino alla mia destra la sveglia digitale segnava le 4. Sentivo caldo sul mio petto, e non appena mi toccai non sentii la coperta del letto, bensì qualcosa di morbido. Non capivo cosa fosse: non era né il mio battito né il mio respiro, era qualcosa a sé. Aaron ed Aurora ormai erano andati via, ed io ero in camera da sola, con il suono dell'elettrocardiogramma che continuava a funzionare.
<<Ti senti meglio ora?>> disse quella voce calma che la mattina cercò di aiutarmi.
<<Dove sei?>> dissi. <<Cosa mi è successo?>>
<<Sono proprio qui, sopra di te>>. Di colpo mi misi a sedere cercando di togliermi di dosso quel "corpo" strano che avevo accanto, spaventata.
<<Stai tranquilla, non voglio farti del male>> continuò. <<Anzi, sono stato proprio io ad aiutarti.>>
<<Tu... Beh grazie ma... Cosa sei esattamente? Chi sei? Non ti vedo bene.>>
<<Prometti di non urlare e di non avere paura di me?>>
<<Come potrei avere paura della persona che mi ha salvata?>>
<<Beh ecco vedi>> disse. <<Il problema è proprio questo... Non sono esattamente chi tu credi che io sia.>>
<<I-in che s-senso?>> balbettai.
<<Nel senso che... Io sono un animale... Un gufo per l'esattezza.>>
<<Un... Gufo?>>
<<Per favore non avere paura di me.>>
<<È un sogno, tutto questo non può essere reale...>>
<<Ascolta, purtroppo non lo è>> mi spiegò lui. <<Hai avuto un attacco d'asma prima, ed io lo sapevo. Per questo ti ho aiutata. E so anche che hai pensato che il dolore è stato così troppo forte per essere un semplice sogno. E non dirmi che non è vero>>.
Ad un tratto lo vidi meglio, il suo piumaggio divenne più chiaro. Non riuscii a capire bene i suoi colori, ma sembravano essere gli stessi del mio braccialetto. Forse ero in preda all'agitazione che quasi mi misi ad urlare per ciò che mi disse e, avendolo intuito, per non svegliare l'intero ospedale mi mise una delle sue ali in bocca.
<<Non farlo. Stai tranquilla>> si mise a ridere. Con molta calma me la levò, magari per paura che potessi gridare per davvero. Sputai quelle poche piume che mi rimasero appiccicate sulle labbra, e mi misi a ridere anch'io.
<<Mi dispiace che tu sia in questo casino>> continuò lui.
<<A me importa che tu mi rimanga vicino. Ho paura, non conosco nessuno, non capisco nulla di quello che mi sta succedendo.>>
<<Felicia, stai tranquilla, con me sei al sicuro. E comunque ora qui la tua famiglia sono Aaron ed Aurora, che hai comunque già conosciuto tramite le foto appese a casa>> mi spiegò.
<<Ma... Perché? Perché sono finita qui?>>
<<Dovrai riuscire a comprendere alcune cose da te, purtroppo posso aiutarti fino ad un certo punto. Non mi è permesso spiegarti alcune cose.>>
<<Ho capito... Tenterò di cavarmela da sola>> dissi poco convinta.
<<Devi farti forza e continuare, ora però meglio che continui a riposarti, è ancora presto per le visite. Più tardi ti farò sapere altri dettagli su cose che devi sapere per poter vivere qui. Posso dirti che molto probabilmente riceverai una telefonata da parte di Lea, la tua migliore amica>>.
Gli sorrisi e lo ringraziai per tutto questo aiuto che stavo ricevendo, e mi rimisi a dormire ancora per qualche ora, cercando di star calma per far in modo di non avere un altro attacco d'asma.Mi svegliai un po' di soprassalto per via degli infermieri che erano venuti a visitarmi. Erano le 7.30. Nemmeno due ore di sonno, pensai.
<<Bene, direi che potrai esser dimessa per oggi pomeriggio, così hai il tempo di pranzare>> mi disse uno degli infermieri. <<I tuoi genitori sono stati già avvertiti. Hanno detto che arriveranno per le 11.>>
<<D'accordo>> dissi con un lieve sorriso mentre loro uscirono dalla stanza. Mi misi a pensare a quanto potesse esser bello avere un animale domestico. Purtroppo in vita mia non ho mai avuto l'occasione di possederne uno in quanto ai miei genitori non piacevano. Dicevano che erano solamente un peso in più al quale badare. Ogni volta che sentivo quelle parole mi si stringeva il cuore. Non è che odiassero gli animali, non li volevano e basta.
I miei pensieri si fermarono quando sentii lo sbattere d'ali del gufo, che prontamente mi si presentò davanti.
<<Sarò breve>> disse. <<Mi spiace non essermi ancora presentato. Chiamami Dusk. Ora tu qui ti chiami Kaija Lehtinen. Ti trovi a Helsinki, Finlandia. Vivi in via Tunturikatu, vicino ad un hotel di tre stelle chiamato Hellsten Helsinki Parliament. Lavori al grande magazzino Sokos Helsinki. Riguardo i tuoi genitori te ne parlerò più tardi. Ci sarebbe un piccolo problema di cui ti dovrei parlare>>.
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Vorrei una sola vita
Fantastik"Cosa faresti se sapessi di avere delle vite parallele? Cosa faresti se ogni giorno ti ritrovassi nel corpo di un'altra persona? Felicia è una 20enne che abita a Plockton, una piccola città in Scozia, che non sa quello che le sta per accadere. Verrà...