WELCOME TO WESTFIELDS |CAPITOLO 02

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Guardavo fuori dal finestrino, la città si allontanava sempre di più lasciando spazio ad infinite verdi campagne che esprimevano tranquillità e silenzio.

Sentivo l'euforia nei più oscuri meandri del cuore.
Per la prima volta ero riuscito a trovare il coraggio di fare qualcosa per me, non per gli altri.
La mia vita era stata costruita pezzo per pezzo dai miei genitori, e avevo quasi messo da parte i miei sogni e le mie ambizioni per renderli orgogliosi di me.

Sapevo che il mio destino non mi avrebbe condotto ad un mestiere impegnativo e redditizio.
Il destino mi avrebbe condotto alla musica, che da sempre era la mia compagna. L'unico metodo che avevo per sfuggire da una realtà così lontana dal mio modo di essere.

Si faceva spazio, dentro la mia testa, anche la paura, la paranoia.

È stata una scelta giusta quella di partire? Oppure è stata una decisione presa d'istinto della quale mi pentirò tra poche ore?

Non avevo stabilito nulla di concreto. Non sapevo nemmeno se sarei riuscito a trovare un tetto per la notte. Non sapevo se quella cittadina in cui mi stavo recando mi avrebbe garantito la possibilità di trovare un lavoretto per sostentarmi inizialmente in questa avventura.

Guardai l'orario, erano le 05:45pm e l'arrivo era previsto per le 06.05pm. La mia gamba iniziò a muoversi velocemente, come sempre, quando ero in agitazione.
Uscivano dalla mia bocca pesanti sospiri, carichi di euforia e di tensione.

Erano esattamente le 06:05 quando lessi un cartello in cui c'era scritto "Welcome to Westfields" e l'autobus iniziò a rallentare.

Feci forza sulle gambe tremolanti, mi alzai dal mio sedile e misi in spalla il mio borsone.
Quando l'autobus si fermò, scesi e mi guardai attorno.
Ero spaesato.

M'incamminai per una stradina. Ogni cosa che vedevo risultava molto piccola rispetto a ciò che ero abituato a vedere a Manhattan.

Entrai in un piccolo bar per prendere un caffè e chiedere informazioni.
"Scusi, mi saprebbe dire dove posso alloggiare per un paio di notti? Sto cercando qualcosa di economico, è una cosa momentanea.." chiesi al barista
La cosa che mi stupì, fu il suo tono di voce, così cordiale. "In fondo a questa strada, c'è un piccolo hotel. È modesto e il prezzo lo è ancora di più. Penso che potrebbe fare al caso tuo, ragazzo."
"La ringrazio" sorrisi
"Sei nuovo vero? Non ti ho mai visto qui. Sai, questa cittadina è piccola e, per lo meno di vista, ci conosciamo tutti"
"Sono arrivato da pochi minuti - sorrisi - mi fermerò per un po'"
"Allora ti dò il benvenuto. Per ogni cosa non farti scrupoli, sarò lieto di darti indicazioni" mi disse sorridente.

Sul mio viso si aprì un sorriso sincero, grato.
Non ero abituato a simili gesti di altruismo, per quanto piccoli. Le persone di New York erano molto più fredde e incentrate su sè stesse.

"Grazie mille!" dissi solamente.
Finii di bere il caffè, augurai una buona giornata al barista ed uscii dal bar per recarmi all'hotel.

Camminai per qualche minuto nella direzione indicata dal barista e mi trovai di fronte a un piccolo hotel.
La struttura era carina. Era in legno, verniciata di un verde scuro molto intenso e con delle piccole finestre che lasciavano intravedere i colori tenui delle pareti in contrasto con i mobili color mogano molto imponenti.

Quando entrai, venni accolto molto calorosamente e in pochi minuti, dopo aver richiesto i miei documenti e un modesto acconto, mi accompagnarono nella mia stanza.

Era piccola, ma molto accogliente. Appoggiai dentro l'armadio il mio borsone, senza sfilarne il contenuto, e mi recai a fare un bagno caldo, per rilassarmi e contemplare la tranquillità che finalmente aveva iniziato ad abbracciarmi.

Quando finii di fare il bagno, mi vestii, presi la chitarra e uscii per cercare un luogo in cui mangiare qualcosa.

Era già tardi, quindi non avevo possibilità di trovare un supermercato aperto per fare la spesa. Avrei dovuto rimandare quello alla mattina dopo, così come avrei dovuto rimandare la ricerca del lavoro.

Entrai in un piccolo pub e ordinai un Hamburger, delle patatine fritte e una coca cola.
Mangiai in silenzio, osservando le persone accanto a me. Così familiari, così sorridenti.
Sembravano felici, in questa cittadina.

Uscito dal pub, decisi di posizionarmi su una panchina nella piccola piazza della cittadina, gremita di persone.
Presi la chitarra ed iniziai a suonare qualche brano.

Finchè non avessi trovato un lavoro, forse suonare mi avrebbe permesso di racimolare qualche spicciolo.

Dopo pochi minuti dall'inizio della musica, si era creata una piccola folla intorno a me, e pensai che forse, non erano abituati a questo genere di cose.

Stavo cantando You're beautiful di James Blunt quando, mettendo da parte l'imbarazzo e alzando lo sguardo, vidi una donna trascinata a forza da una bambina camminare verso di me. Si fermò esattamente di fronte a me.
Prese in braccio la bambina.
Mi ascoltava e le sorridevano persino gli occhi.

A me sorrideva il cuore.

Quando terminai di suonare la canzone, la bambina iniziò ad applaudire forte con quelle manine così delicate che sembrava impossibile potessero creare un frastuono del genere.
Le persone, seguendo la bambina, iniziarono ad applauidire.

Guardavo la donna che la teneva in braccio e dal labiale capii che stava dicendo alla piccola che si era fatto tardi e che dovevano rientrare. Ma la bambina insistì per ascoltare un'ultima canzone, e la donna accettò sorridendo.

La donna aveva lineamenti molto marcati, ma risultava ugualmente dolce. Aveva gli occhi azzurri, circondati da piccole rughe che mi fecero capire che sicuramente aveva passato almeno i trent'anni. I capelli biondi, corti e curati. Il sorriso bianco e i denti piccoli e perfettamente allineati.
Sentii il cuore stretto in una morsa molto violenta. Una morsa che provocava piacere.

Non avevo deciso quali canzoni suonare quella sera. Come non avevo deciso nulla per quel viaggio alla ricerca della vera felicità.
Le mie dita iniziarono a muoversi da sole, mentre il mio sguardo non si spostava dalla bellissima donna che teneva tra le braccia la bambina.

Wise men say
Only fools rush in
But I can't help falling in love with you
Shall I stay?
Would it be a sin?
If I can't help falling in love with you

Quando terminai la canzone, fu sempre la bambina a dar vita agli applausi, e io le sorrisi.

La donna mise per terra la bambina e le diede 5 dollari da mettere nella custodia della mia chitarra.
Quando la bambina mise i soldi nella custodia, mi sorrise e tornò saltellando dalla signora che la prese per mano.
Loro si allontanarono e io continuai a suonare per la piccola folla che mi circondava.

Continuavo a pensare alla luce negli occhi della donna, e a quella bambina, così piccola e così affascinata dalla mia musica.

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