NEVER LOVE AGAIN | CAPITOLO 10

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Quando Sophie se ne andò dal locale, io rimasi con Bridget per aiutarla. Il locale era affollato, mancava qualche ora alla presentazione del primo vino e alla mia prima vera esibizione.

Sentivo l'ansia passarmi attraverso le arterie.
Più si avvicinava il momento di cantare, più le mie gambe risultavamo fragili come tronchetti di legno secco. In alcuni momenti la mia voce tremava. In altri momenti mi muovevo in maniera esagerata.
Non ero in me.

"Agitato, eh?" mi chiese Bridget sorridendo
"Un po' troppo forse, ho paura di bloccarmi davanti a tante persone" risposi
"Non succederà, sei bravo" mi rispose, dandomi un pizzicotto sulla guancia.

Le sue mani, in un secondo, furono in grado di tranquillizzarmi. Il suo credere in me, la sua positività, mi facevano bene. Mi sentivo più forte.

Una ragazza si avvicinò al bancone e si sedette su uno sgabello. "Mi daresti un bicchiere di whiskey?" mi chiese.
Le versai il whiskey e glielo porsi.
"Grazie - sorrise ammiccante - hai da fare dopo il lavoro?"
Io rimasi sbalordito. Non mi aspettavo quella domanda. E allo stesso tempo mi chiesi quanto potesse aver bevuto quella ragazza per avere il coraggio di chiedere a uno sconosciuto una cosa del genere.
"Mh, sarò stanco, sicuramente. Finirò tardi." Dissi, senza guardarla negli occhi.

Quando la ragazza si allontanò da me visibilmente infastidita, si avvicinò Bridget, con un sorrisino divertito.
"Fai conquiste, vedo"
Io risi "ti sbagli"
"Non mi pare proprio.. dai, esci con quella ragazza più tardi. Non ti farà sicuramente male"
"No, non m'interessa, e non ne ho voglia"
"Dai, Nathan. Sei giovane, divertiti"
"Non ci trovo gusto a uscire con ragazze sconosciute per le quali non provo nessun tipo di attrazione" dissi in tono acido.

Bridget non mi rispose, e si allontanò leggermente per preparare il caffè a un cliente.
"Scusa Brì, non volevo risponderti male"
"Tranquillo.. hai detto una cosa molto intelligente, in realtà. Dimostri di non essere un ragazzino."

"Perfetto - pensai - sono passato dall'essere un ragazzino, all'essere un piccolo uomo. Ora devo diventare un uomo vero e proprio ai suoi occhi, oppure non avrò speranze"

La mia esibizione mi diede molte soddisfazioni.
Le persone chiaccheravamo, bevendo il loro bicchiere di vino, e s'interrompevano al termine di ogni canzone per applauidirmi.

Baby, I know you're hurting
Right now you feel like you could never
Love again
Now all I ask is for a chance
To prove that I love you

From the first day
That I saw your smiling face
Honey, I knew that we would
Be together forever
Ooh when I asked you out
You said no but I found out
Darling that you'd been hurt
You felt like you'd never love again
I deserve a try honey just once
Give me a chance and I'll prove this all wrong
You walked in, you were so quick to judge
But honey he's nothing like me

I'll never break your heart
I'll never make you cry
I'd rather die than live without you
I'll give you all of me
Honey, that's no lie

Mentre cantavo la mia ultima canzone della serata, guardavo Bridget, che si era fermata per ascoltarmi.
Era attaccata al muro con la schiena e i suoi occhi erano fissi su di me.
Continuavo a cantare, e l'espressione sul suo viso continuava a mutare.
Guardandola, vidi una lacrima scendere velocemente dal suo occhio sinistro. Lei si affrettò ad asciugarla con il palmo della mano e si recò nello sgabuzzino, come per nascondersi.

Non appena finii la canzone, ringraziai i clienti per avermi ascoltato, e subito dopo mi recai nello sgabuzzino.

"Che succede?" chiesi a Bridget, con tono palesemente preoccupato
"Oh, Nathan niente, non ti preoccupare. Sei stato bravissimo stasera" mi disse, accennando un sorriso
"Bridget non mentirmi! Ho visto che stavi piangendo! Dimmi cos'è successo, per favore"
"I know you're hurting, right now you feel like you could never love again" ripetè alcune parole della mia ultima canzone
"Ti senti così? le chiesi.

Lei mi fissava, con gli occhi visibilmente tesi, come se si stesse impegnando per non scoppiare a piangere.
Lei sospirò e annuì.

Sentii il mio cuore stretto in una morsa molto potente. Sentii lo stomaco contrarsi e la mascella irrigidirsi.
Non potevo dire nulla. Quello era il suo pensiero, il suo stato d'animo.

Mi avvicinai a lei, e misi le braccia attorno al suo corpo.
Non era un abbraccio. Non l'avrei mai abbracciata contro il suo volere. Standole vicino, volevo farle capire che stavo comprendendo il suo dolore, e che se avesse voluto un aiuto, io ci sarei stato.

Lei strinse violentemente le sue braccia attorno al mio corpo. Appoggiò la testa al mio petto.
In quel momento, era lei che mi stava abbracciando.
Sentivo il suo respiro farsi sempre più affannoso, finchè non scoppiò a piangere.

Pianse lacrime che aveva represso per tanto tempo. Pianse lacrime tristi, amare. Piene di rimorsi, di paure.

Pianse quelle lacrime addosso a me, facendomi sentire colpevole.

Le accarezzai i capelli per alcuni minuti, finchè non si calmò.
"Scusami - mi disse - ho bisogno di stendermi. Puoi gestire il locale da solo fino alla chiusura? Si tratterà sicuramente di un'altra mezz'oretta, non di più"
Io annuì, e lei salii nel suo appartamento.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 13, 2018 ⏰

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