6- CHANCE

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¤¤¤Levi¤¤¤

Attesi che Eren entrasse nel locale prima di dileguarsi, ma nel momento stesso in cui stavo per salire in moto, sentii la voce di Mikasa urlare parole sconnesse, data la presunta distanza tra lei e me con l'aggiunta della porta.
Qualcosa dentro di me continuava a ripetermi di entrare e salvare il ragazzo dalle grinfie di quella bestia, ma a fermarmi fu una ragazza che si appoggiò la muro, proprio vicino all'ingresso posteriore.
Era bionda, con un piccolo codino in cima alla testa, occhi azzurri semi nascosti dalle palpebre, labbra carnose e forme perfette.
La sua espressione mostrava menefreghismo.

«Tu chi sei?» mi domandò, quasi annoiata, facendo un tiro di sigaretta.
Buttò fuori il fumo lentamente, squadrandomi per bene e annuendo di tanto in tanto.
«Sei un nuovo ballerino del Titan

«No, ho semplicemente accompagnato un amico. Ti ho già vista da queste parti. Sei per caso tu una ballerina?»

Fece un ultimo tiro e buttò la cicca, porgendomi la mano. «Annie Leonhart, conosciuta anche come il Gigante dalle Fattezze Femminili»
Appena gliela strinsi, notai che aveva i polsi leggermente violacei. Li osservai, attirando la sua attenzione, infatti levò velocemente il braccio in aria, fingendo di stiracchiarsi.
«Chi hai accompagnato?» domandò poco dopo, portando entrambe le mani dietro la schiena.

«Eren» risposi subito, lasciando perdere il suo strano comportamento di poco fa. Dopotutto, non sono affari miei.
Annuì di nuovo e guardò per terra, come sovrappensiero. Dopodiché, senza chiedermi altro e senza salutarmi, entrò nel locale, lasciandomi solo.

¤¤¤Eren¤¤¤

Dopo essere entrato, Mikasa mi prese per il colletto e mi si avvicinò minacciosamente. I nostri nasi si sfioravano e il suo fiato caldo si abbatteva sulle mie labbra.
Fremetti dalla paura del suo sguardo. Era letteralmente su tutte le furie, simile ad una bestia.

«C-che ti prende?» le domandai, tremando all'improvvisa vicinanza.

«Perché diavolo sei arrivato con quel pezzo di merda?! Cos'è, avete dormito insieme? Non eri il verginello che non da il culo nemmeno al ragazzo con il quale è stato per due anni?» marcò per bene la parola, facendomi intendere che per "dormire" intendesse altro.
Ma non m'importava quel particolare; come ad ogni nostro litigio, lei tira sempre fuori il discorso Nicolas.

«Siamo stati insieme un anno e dieci mesi, non due, primo! E secondo, io posso are quello che voglio, uscire con chi voglio e scopare con chi voglio al momento che riterrò adatto!» urlai, mandandola a fanculo con il dito medio e camminando veloce verso il mio camerino, senza dare troppo conto a Mikasa che mi urlava dietro.

La odio, la odio, la ODIO.

Sbattei la porta alle mie spalle e le diedi successivamente un pugno, facendomi sanguinare due nocche per il forte impatto con il legno, leggermente ammaccato.
Mi scese una lacrima per quanto ero arrabbiato. Mi succede spesso.
«Ma perché mi deve sempre trattare come se fosse la mia ragazza?» chiedo più a me stesso che a qualcuno in generale.

Subito mi tornò in mente il sorriso di Nicolas, le nostre passeggiate in riva al lago, le nostre cene a casa a base di pizza, i nostri piccoli litigi per cazzate...

La nostra rottura...

Nascosi il viso con le mani, sedendomi a terra e appoggiando la schiena contro la porta.
In silenzio, per non attirare l'attenzione di chiunque fosse passato di lì, piansi, non riuscendo a smettere di pensare a lui.

¤¤¤Levi¤¤¤

Non ci misi molto ad arrivare a casa, perfettamente in ordine, pulita, ma vuota, cupa, scura.
Ogni volta che ne varco la soglia, mi tornano in mente mia madre, che ogni volta mi accoglieva con un abbraccio o un bacio sulla testa.
Il suo bellissimo sorriso è indimenticabile. Lei mi rendeva completo e in questa casa io non mi sentivo mai solo.

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