insieme ne usciremo

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Harold mi passò davanti ed entrò prima di me, lo seguì, la casa era completamente distrutta,anche se non c’erano molte cose in casa mia, dopo la morte dei miei genitori avevo fatto sparire gran parte delle cose che li riguardasse, mi guardai in torno, era tutto distrutto, le finestre spalancate, c’erano vetri ovunque, il mio viso cominciò a rigarsi di lacrime mentre giravo per casa, non avevo il coraggio di entrare in camera mia, avevo paura di quello che avrei potuto trovarci, seguita da Harold salimmo le scale fino ad arrivare alla porta di camera mia, anche essa era aperta, ma non del tutto, Harold mi passo davanti ed entrò, quello che vidi mi spiazzo, tutte le fotografie appese al muro erano atterra, il mio armadio completamente ribaltato, tutto fuori posto, e la finestra spalancata, non mi mossi dalla soglia della porta, non avevo la forza di muovermi.

Harold

Era letteralmente paralizzata, ma come non capirla, la casa in cui aveva sempre vissuto era stata completamente distrutta, tutti i suoi ricordi tutto, non poteva restare li da sola, presi una borsa che trovai sul letto e iniziai a riempirla con alcune cose che trovai sul letto e sparse per la camera, lei era ancora immobile sulla soglia della camera.

-Amy, hai altre borse?- le dissi senza neanche girarmi, mentre velocemente riempivo la borse, non sentendo una sua risposta mi avvicinai a lei la abbracciai, la strinsi forte a me, per farla sentire al sicuro cosa che sicuramente non provava in questo momento, accarezzai i suoi lunghi capelli, lei era ancora ferma, la sentì piangere forte contro il mio petto e poi le sue braccia stringermi con tutta la forza che aveva, si staccò da me e andò sotto al letto tirando fuori due valige, e poi andò dentro l’armadio e tirò fuori lo zaino di scuola, la aiutai a riempire le valige, in cui ci mise vestiti foto, trucci e tutto cio che voleva portarsi con se, andò anche in altre stanza della casa per prendere delle cose, prese il computer, le cose per i capelli e senza badare all’ordine butto tutto dentro le valige, sarebbe venuta nel mio appartamento, non le avrei permesso di andare da nessun’altra parte.

-dov’è un hotel vicino?- mi chiese con un filo di voce ancora strozzato dalle lacrime.

-l’hotel migliore è dove abito io, ti vorrei ricordare che vivo il un hotel- le dissi accennando un sorriso sperando di farla ridere ma non bastò.

La aiutai a portare le borse nel soggiorno e andai a chiudere tutte le finestre e le porte che erano ancora intere, era ancora molto turbata per l'accaduto, e io avevo un tremendo senso di colpa, sono stato io a volerla far venire con me, se sapevo che sarebbe successo tutto questo e molto altro le avrei impedito, volevo solamente passare un po' di tempo in sua compagnia e conoscerla meglio credevo che con quei ragazzi al parco avremmo chiarito in poco tempo e dopo saremmo potuti stare noi due, avevo già pensato di portarla a fare un giro in centro. Ma ovviamente niente va come vorremmo, io non credo in dio, non credo che si debba pregare qualcosa o qualcuno per renderci felici e per farci andare tutto per il verso giusto, credo invece in un destino, un destino già scritto e pensato, a cui vengono apportate modifiche giorno dopo giorno, ma che si sappia già la conclusione.

***

Arrivammo davanti all'hotel, il fattorino mi aiutò a portare le valige di Amy in camera mia, non l'avrei lasciata sola non stanotte, non aveva ancora parlato, per tutto il tragitto in macchina ha guardato fuori dal finestrino senza dire ne fare nulla, era quasi incantata, immersa nei suoi pensieri, sarei voluto entrarci e farle dimenticare quello che aveva appena visto. Salimmo in camera le aprii la porta e portai le borse nella mia camera da letto.

-posso fare una doccia?- mi chiese, sentivo che stava cercando di trattenere le lacrime, la sua voce era tremolante e i suoi occhi lucidi.

-certo, vai pure io ti preparo il letto- le dissi con tutta la calma e la gentilezza che avevo in corpo, non era da me, ma non ero mai capitato in questa situazione, in questo momento e più fragile che mai e anche la più piccola cosa potrebbe farla esplodere.

Si voltò e uscì dalla camera andando in bagno, io restai a sistemare il letto e poi presi il telefono e mandai un messaggio ai ragazzi.

"Sono andati in casa di Amy, hanno distrutto tutto, adesso e a casa mia, ci vediamo a scuola domani mattina. Ora hanno un conto aperto con me, me la pagheranno"

Mentre scrivevo il messaggio tutta la rabbia che avevo tenuto dentro per non pesare su Amy dovetti sfogarla, presi il telefono e lo cianciai sul letto, mi voltai verso il muro e mi ci appoggiai con la testa, tirando un pugni netto e formando una leggera incurvatura nel muro, presi la sedia accanto all'armadio e la scaraventai atterra distruggendola in svariati pezzi, mi inginocchiai atterra ancora fumante mi rabbia, quando una mano mi si posò sulla spalla, la rabbia era ancora forte dentro di me, mi alzai di scatto e le presi incontro facendola indietreggiare, mi prese un colpo quando mi accorse che era andata a sbattere contro il muro violentemente, dalla sua gola uscì un gemito di dolore, mi avvicinai a lei e notai nei suoi occhi paura, non volevo che vedendomi provasse paura, volevo essere il suo punto d'appoggio. Restai fermo immobile a fissare i suoi occhi ancora rossi per aver pianto, non sapevo cosa dire, ma il suo sguardo mi calmò e ritornai in me, la presi per i fianchi a la avvicinai a me, per abbracciarla e fare capire che io c’ero, so che tutto questo sembra ridicolo e che la conosco neanche da due giorni, ma qualcosa in lei mi fa credere di conoscerla da una vita, qualcosa in lei mi fa sempre capire come reagirà o cosa dirà come se i nostri pensieri fossero in simbiosi, mentre la abbracciavo potevo sentire il suo respiro rallentare e farsi più calmo e meno pesanti.

Amy

La reazione che aveva avuto quando appoggia la mano sulla sua spalla, non me la spavento molto mi sorprese, non capivo il motivo di tutta quella rabbia, fino a qualche momento prima, sembrava tranquillo, il suo modo di parlare era rilassato, ma quando sono entrata in camera e ho visto la sedia rotta a terra e lui atterra in ginocchio, la prima reazione che ebbi è stata quella di avvicinarmi a lui e calmarlo, proprio come aveva fatto lui con me precedentemente.

Eravamo abbracciati, le sue iridi erano diventate normali, e l’azzurro dei suoi occhi si tornava a vedere, le sue mani sui miei fianchi coperti da l’asciugamano erano rilassate, e anche la sua schiena su cui poggiavo le mani era rilassata, con lui vicino le lacrime andarono via del tutto, il mio umore cambiò in così poco tempo mi ero già in un qualche modo affezionata a lui, non penso neanche alle voci che girano su di lui, la gente si sbaglia, non è un ragazzo cattivo, bisogna saperci aver a che fare, ha avuto un passato tragico ed è stato costretto a crescere velocemente, ad avere grosse responsabilità e questo lo ha fatto diventare una persona più forte, sia fisicamente che sentimentalmente, intorno a lui c’è una barriera che nessuno è mai riuscito a varcare, raccontandomi del suo passato è come se io già ci avessi messo una mano dentro, e se lui vorrà ci entrerò pienamente e insieme ne usciremo.

ed ecco il 6 stacitolo, subito dopo questo pubblichrò il 7, spero vi sia piaciuta la storia fino adora, ma siamo ancora all'inizio, dovranno succedere ancora un bel po di cose. lasciate dei commenti, o i vostri pensieri e anche consigli! mi farebbe molto piacere! :) a presto!

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