Pov. Aaron
La presi in braccio senza pensarci due volte. Non riuscivo a immaginare quanta sofferenza avesse dovuto sopportare, ma ora tutto stava iniziando a collegarsi, quei pezzi sparsi che prima non avevano senso.
Scusate, prima di proseguire, permettetemi di presentarmi. Mi chiamo Aaron Blake, ho diciotto anni, e sono un mezzosangue egiziano. Mio padre è Horus, il dio della guerra. Ho i capelli neri e occhi celesti, che sono particolarmente distintivi.
Sono stato mandato in questa città con un compito ben preciso: trovare un nuovo mezzosangue, un ragazzo o una ragazza, e portarlo al sicuro nella Villa. La Villa è un'enorme struttura protetta dalla magia degli Dei, dove i ragazzi vengono riconosciuti e addestrati dai propri genitori divini.
Ed è proprio così: credo di aver trovato ciò che cercavo. Lei è Luna, ne sono certo. Sentivo una forte energia divina intorno a lei, un'energia che non potevo ignorare.
Con la ragazza ancora fra le braccia, mi diressi verso l'appartamento che avevo affittato. Fortunatamente era abbastanza vicino.
Nessuno nella hall disse nulla quando arrivai, cosa che mi colpì: tutti sembravano essere attratti dallo sguardo della ragazza che avevo in braccio.
Aprii la porta dell'appartamento con cautela, facendo attenzione a non svegliarla. La depositai delicatamente sul letto, chiusi la porta con un soffio e mi sedetti su una sedia vicino a lei, aspettando che si riprendesse.
Un paio d'ore dopo
Le accarezzai una ciocca di capelli che le copriva il viso. Dovevo ammettere che era incredibilmente bella: un viso angelico, pelle chiara e luminosa, occhi argentati che sembravano riflettere una luce interna, e capelli neri che contrastavano meravigliosamente con il resto.
Si mosse leggermente e aprì gli occhi, un paio di bellissimi occhi argentati che mi colpirono subito.
"Hey," disse con voce assonnata.
"Hey," risposi, sorridendo debolmente mentre si sedeva con la schiena appoggiata alla testiera del letto.
"Tutto bene?" chiesi con cautela.
Annuii mentre osservava con aria disorientata la stanza.
"Dove mi trovo?" chiese, con voce bassa.
"Sei nel mio appartamento. Non mi sembrava giusto lasciarti in quel vicolo," risposi, con un sorriso gentile.
"Dai, su, vieni, sistemiamo quelle ferite," dissi, indicando con un gesto le ferite visibili sul suo addome, sulle gambe e sulle braccia.
"Non so di cosa stai parlando," mentì lei con un tono saccente.
"Luna," dissi con voce più severa.
"Okay... okay, arrivo," sconfessò, sbuffando.
Mi fermai un attimo e le dissi:
"Forse è meglio se ti fai una doccia. Hai bisogno di pulirti, quei vestiti sono sporchi di sangue."
"Forse hai ragione," disse, guardandosi.
Prese il suo zaino e si avviò verso il bagno, chiudendo la porta a chiave dietro di sé.
Pov. Luna
Entrai in bagno con la porta chiusa a chiave. Non mi fidavo troppo di lui, anche se sembrava amichevole. La sicurezza prima di tutto.
Mi tolsi i vestiti sporchi di sangue e li gettai in un angolo della stanza. Aprii l'acqua e mi immergersi sotto il getto, lasciando che l'acqua tiepida si portasse via il sangue e mi rilassasse. I muscoli erano tesi, ma il calore aiutò.
Quando finii, mi avvolsi con un asciugamano, misi l'intimo e indossai un paio di jeans neri e una maglietta con maniche lunghe, sempre nera.
Mentre mi spazzolavo i capelli con un po' di difficoltà, sentii la voce di Aaron dietro la porta.
"Luna, ci sei?"
Risposi sarcastica, senza pensarci:
"No, sono scappata."
Aprii la porta di scatto e lo trovai davanti a me, con gli occhi spalancati. Rimase sorpreso, probabilmente tanto da non riuscire a trattenersi.
"Chiudi la bocca, prima che ci entrino delle mosche," dissi con un tono ironico.
"Vedo che sei tornata in te," disse sorridendo.
"Vieni, dai, ti curo le ferite," disse, facendomi segno di seguirlo verso il bagno.
Mi fece sedere sul bordo del lavandino, il bagno semplice, con piastrelle bianche, una doccia, un lavandino e un gabinetto.
"Dovresti toglierti la maglietta," disse con tono deciso.
"Non ci penso proprio," replicai, stringendo le braccia sotto il seno.
Sospirò, visibilmente irritato.
"Non voglio approfittare del fatto che sei ferita per guardarti, voglio solo aiutarti. Ho anche una ragazza," aggiunse con voce ferma.
Abbassai lo sguardo, combattuta tra l'orgoglio e la paura. Mi sentivo fragile, eppure sapevo che non potevo lasciarmi sopraffare.
Alla fine, mi tolsi la maglietta e fissai il pavimento, con i capelli che mi cadevano sugli occhi.
Pov. Aaron
Presi il disinfettante e il cotone dall'armadietto. Le spostai delicatamente i capelli da davanti agli occhi e vidi le cicatrici sulla sua pelle, profonde, cicatrizzate o ancora in via di guarigione. Quello spiega perché non voleva togliersi la maglietta.
Mi concentrati sulle ferite più profonde. Sentivo i suoi muscoli irrigidirsi sotto di me, segno che stava soffrendo. Strinse le mani sul lavandino, facendole diventare bianche. Lavorai con cura, pulendo le ferite con la massima delicatezza.
Dopo aver finito, le fasciò le ferite con garze, lasciandole un po' di spazio. Si rimise la maglietta e guardò di nuovo il pavimento senza dire nulla.
"Non dirlo a nessuno," disse con voce neutra prima di uscire dal bagno senza aggiungere altro.
Sentii un nodo nello stomaco. Due personalità si erano manifestate in lei: una dolce e sarcastica, l'altra vuota e fredda come una maschera.
Mi alzai, preoccupato. "Luna?"
La chiamai, ma non rispose. Ero davvero preoccupato.
"Ehi... stai bene? Sei diversa," dissi, posandole una mano sulla spalla.
Si voltò di scatto, i suoi occhi erano pieni di paura.
Mi sentii completamente impreparato. Cos'è successo a questa ragazza?
_______________________________________
Sii finalmente sono riuscita a finire il capitolo.....scusate tanto per l'assenza, ma ho avuto un mare infinito di verifiche.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto...scusate per eventuali sbagli grammaticali.....
E al prossimo capitolo......

STAI LEGGENDO
La Figlia di Anubi
Acción~tratto dal capitolo~ ........ «tu sei la figlia di un dio » disse. Non può essere, é impossibile. «no non può essere» «si invece, te lo posso giurare» «ma......