Quando ripresi conoscenza,sentii subito l'odore di ammoniaca e di medicinali...ero ancora in ospedale.
Aprii gli occhi ma dovetti richiuderli subito per colpa della luce...sbattei gli occhi un paio di volte e mi abituai.
Che cosa diavolo è successo?...poi tutto quello che era successo mi colpì come come una secchiata di acqua gelata.
Mi misi seduta di scatto, dimenticandomi dei punti, strinsi i denti per non urlare dal dolore, sono una cretina patentata.
Feci forza sulle braccia e mi misi in piedi un po' traballante...mi appoggiai al muro per mantenere l'equilibrio.
Respirai profondamente.
Vidi il mio zaino in un angolo della stanza...presi la borsa e uscii da quella maledetta stanza.
Mi sentivo meglio, ma ancora un po' debole e avevo fame!
Forse se mangio qualcosa, potrei sentirmi meglio, e andarmene da qui.
Forse posso anche scappare da quella maledetta casa per sempre.
Pensavo a tutto questo, senza stare attenta a dove andavo e...SBANG...mi ritrovai a terra, avevo sbattuto contro qualcosa o qualcuno,infatti,davanti a me, anche lui a terra, chi ci doveva essere, ovviamente il dottor Santini...che fortuna di merda.
<mi scusi>dissi alzandomi da terra.
<tranquilla, vedo che state meglio>disse spolverandosi i pantaloni.
<si in effetti sto meglio>dissi.
<ne sono felice, ma adesso dove state andando?>chiese.
<a prendere qualcosa da mangiare, ma credo di essermi persa,questo posto è un labirinto>dissi.
<si è vero,e comunque il bar è da quella parte>rise lui indicando il corridoio a destra.
<ok,grazie>dissi per poi imboccare il corridoio che mi aveva indicato prima.
Poco dopo,mi ritrovai davanti al bar,FINALMENTE! STO MORENDO DI FAME!!
Entrai ed ordinai,un cappuccino e una brioches alla crema.
Pagai, e mi sedetti ad un tavolo.
Finii di mangiare, e rimasi per un po' seduta a pensare a cosa mi avrebbe fatto il mio patrigno se mi avesse vista rientrata adesso...mi avrebbe ammazzata a forza di picchiarmi...rabbbrividì al mio stesso pensiero.
Perché devo sempre mettermi paura da?
< Luna sei tu?>chiese una voce dietro di me.
Io mi girai, e davanti a me c'era Aaron.
<ciao> dissi.
<cosa ci fai qui?>chiese.
<potrei farti la stessa domanda> risposi.
Lui sorrise,e si mise seduto davanti a me.
<mia madre lavora qui,e la tua scusa?> chiese.
<sono venuta a fare un controllo>dissi incrociando le braccia sotto il seno.
<ieri,invece dove eri,non ti sei più fatta viva>chiese stringendo gli occhi a due fessure.
<non mi sentivo bene e sono andata a casa>mentii, io non ci andrei nemmeno morta a casa, soprattutto se sto male.
<ok, vuoi un passaggio per andare a casa?>chiese,dovrei prendere tutta la mia roba prima che arrivi il mio patrigno.
Meglio accettare.
<si, grazie>risposi.
<bene, vieni>disse alzandosi dalla sedia.
Mi alzai anche io, e lo seguii.
Arrivammo all'entrata, per fortuna non c'era nessuno al bancone,ed uscimmo da quel cavolo di edificio.
Mi guidò verso una moto, salì e si mise il casco, ne porse uno anche a me.
Lo presi e me lo misi, salii dietro di lui e circondai con le braccia il suo busto.
<tieniti>mi avvisò mettendo in moto, e partì a tutta velocità.
Ovviamente rafforzai la presa su di lui.
<stronzo>sussurrai,sapendo che non mi aveva sentito, per via del rumore.
Dopo più o meno dieci minuti eravamo davanti a casa mia.
Come diavolo faceva a sapere dove abitavo?!
<sei uno stalker?come diavolo fai a sepere dove abito?>chiesi dopo avergli consegnato il casco.
Lui rise.
<no ho sbirciato sul registro del prof>disse.
<ah,no questo non vuol dire essere uno stalker>dissi ironica.
< ma quanto sei simpatica>disse lui sarcastico.
<si, me lo dicono spesso>risposi con un sorrisetto sarcastico.
Questo nostro scambio di battute,venne interrotto da un forte rumore di vetri infranti.
Mi girai di scatto,osservando la porta.
<cosa è stato?>chiese.
<niente,sicuramente il mio patrigno ha bevuto fin troppo>dissi voltandomi nella sua direzione.
<vuoi che rimanga con te?>chiese.
<no,tranquillo passo,dalla finestra>dissi con un sorriso forzato.
<ok,come vuoi>disse mettendosi un casco.
<a domani>continuò mettendo in moto e partendo verso non so dove.
Mi girai,guardando con odio la porta di quella maledetta casa.
Feci scattare la serratura della porta,ad entrai molto cauta nell'abitazione.
Era tutto buio,e sembrava non esserci nessuno.
Corsi subito verso le scale,per raggiungere almeno la mia camera e chiudermi dentro.
Ma non ci riuscì, venni spinta giù dalle scale.
Il colpo mi tolse il fiato,provai ad alzarmi,ma il mio corpo non ne voleva sapere.
Venni strattonata in piedi per in polso,cosa che fece molto male.
Mi trascinò in cantina,mi spinse contro il muro, e mi tenne ferma contro la parete con un braccio, mentre con l'altro prendeva un coltello.
<dove sei,stata troia>urlò ubriaco,puzzava di birra,cosa che mi fece quasi vomitare.
<non mi rispondi puttanella> urlò ferendomi il braccio con l'arma.
Trattenni un urlo.
Mi ferì diverse volte,sulle braccia,gambe,fianchi,addome.
Bruciavano da morire,e crollai a terra esausta.
<così impari a venire a casa quando te lo dico>ringhiò.
Mi rannicchiai in un angolo della stanza, mentre le lacrime mi bagnavano il viso.
Guardavo il mio sangue macchiare il pavimento.
Perché devo rimanere qui, ne ho abbastanza.
Mi alzai un po' traballante sostenendomi al muro.
Salii le scale lentamente per vua delle ferite, e mi trovai in soggiorno dove c'erano almeno venti bottiglie di birra di diverse marche...e lui spaparanzato sul divano a russare.
Andai di sopra stando attenta a non fare rumore.
Arrivai finalmente in camera mia.
Presi uno zaino e ci misi dentro alcuni vestiti, dei soldi che avevo fregato un po' di tempo fa a lui, il mio cellulare e altre cose che mi sarebbero servite.
Mi sedetti sul letto per riprendermi,il mio sguardo fu catturato da una foto, mi alzai e la presi.
La cornice era nera e tutta decorata, in primo piano c'era mia madre ed io, avrò avuto sei anni al massimo.
Lei era una donna bellissima, aveva i miei stessi occhi e i capelli castani scuri, mi mancava molto.
Grazie a questa foto non dimentico mai il suo viso, ma il suono della sua voce sta pian piano svanendo nella mia mente.
Mi ricorderò sempre di quel giorno in cui me la strapparono via.
Le lacrime ricominciarono a scendere, strinsi al petto la foto, e la misi nello zaino.
Mi passai la nano sulla guancia per asciugare le lacrime, ma un lieve bruciore mi fermò.
Mi misi davanti allo specchio, c'era una ferita sulla guancia destra...di solito non mi feriva mai sul viso.
Feci cadere i capelli davanti al viso, e li sistemai in modo da coprire la ferita.
Presi lo zaino e aprii la finestra.
L'aria fresca della sera mi colpì il viso, facendo ondeggiare i capelli.
Scavalcai la finestra e mi ritrovai sul tetto.
Stando attenta a dove mettevo i piedi per non cadere di sotto.
Arrivai ad un ramo della grande quercia, vicino alla casa.
Era ad un metro di distanza dal tetto,una sciocchezza,peccato che ci siano almeno dieci metri di caduta libera fino al terreno.
Respirai profondamente...mi concentrai,e saltai.
Mi aggrappai con tutte le mie poche forze al ramo, feci forza con le braccia e mi sedetti.
Cercai di calmare il mio povero cuore, che cercava di saltare fuori dal petto.
Comincia a scendere di ramo in ramo, cercando di non cadere e di diventare una frittata.
Arrivai finalmente, tutta intatta a terra, mi sistemai di nuovo i capelli.
Coprii la testa con il cappuccio della felpa, mi sistemai lo zaino sulle spalle e mi incamminai fra le vie, illuminate dai colori caldi del tramonto.
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La Figlia di Anubi
Aksi~tratto dal capitolo~ ........ «tu sei la figlia di un dio » disse. Non può essere, é impossibile. «no non può essere» «si invece, te lo posso giurare» «ma......