Alterego

Un Incontro Incidentale

Dopo la pausa pranzo passata a spettegolare sulle relazioni a lavoro con Giorgia, decido di farmi una passeggiata a Viale Europa prima di tornare a quella ormai nota scrivania, cuffiette nelle orecchie pelliccia sulle spalle e comincio a camminare senza una meta precisa guardando in aria...
guardando in aria...
non l'avessi mai fatto.
Ero finita come un gattino spaesato in mezzo alla strada, e tra la distrazione mia e quella del guidatore, finisco per terra in un tonfo colpita da quella macchina di cui non ricordo nemmeno un dettaglio...sentivo un dolore lancinante al fianco destro. Per fortuna il guidatore si fermó subito per aiutarmi e chiamó immediatamente un'ambulanza. Nonostante la vista decisamente appannata riesco a vedere il suo volto: zigomi molto pronunciati, occhi se non sbaglio truccati di nero e capelli rasati ai lati e poi mi sembra lungi dietro. Dopo aver notato questi pochi dettagli del guidatore che mi aveva messo KO persi i sensi tra le sue grandi mani che sorreggevano il mio viso.

Mi risvegliai in ospedale, ero certa fosse il San Camillo, lo riconosco, ci sono stata molte volte, mia madre faceva l'infermiera qui una volta.
Fuori dalla mia stanza l'infermiere mi informo che c'erano mia madre, il mio ragazzo, Giorgia, ed infine il guidatore che mi aveva colpita.

Mia madre mi informó che non mi ero fatta nulla di grave e che per domani mattina con le giuste cure sarei stata abbastanza bene da festeggiare l'anniversario.

Enrico in lacrime mi stava facendo un ramanzina, peró nel suo solito modo dolce, sulla mia distrazione costante e sul fatto che avrebbe comunque voluto menare questo "cretino" qua fuori, ovviamente si riferiva al guidatore misterioso, almeno per me misterioso.

Quella santa di Giorgia mi fece tornare il sorriso portandomi una busta piena di caramelle, lecca lecca e cioccolatini e raccontandomi un altro paio di gossip a lavoro che aveva dimenticato di raccontarmi nella pausa pranzo.

E infine lui, il guidatore.
Nemmeno entrato nella stanza si sentiva già il suo forte profumo...ma quando entró, wow. Era bellissimo, non sto scherzando, quel poco che avevo intravisto senza la vista appannata appariva ancora più bello, poi era alto, longilineo e con una bocca che sembrava disegnata per quanto bella. Ruppe lui il ghiaccio.

"Senti...scusame, ero popo nervoso, non so che m'era preso veramente me dispiace nun poi capì"

Non trovava le parole, e io altrettanto, sia per quanto fossi ammaliata dalla sua bellezza sia per quanto fossi imbarazzata dalla situazione, poi il suo accento romano mi faceva andare ancora più in subbuglio i miei ormoni da 18enne

"Comunque io me chiamo Damiano...te come te chiami?"
"G-G-Gaia"

Cazzo. Balbetto sembre quando sono agitata o emozionata, e davanti a lui mi sentivo totalmente in questi due stati d'animo, e pensare che in teoria avrei dovuto odiarlo.

"Io veramente non so come scusamme, ma te prego nun me fa causa mo nun c'ho na lira c'ho solo 18"

Wow, gliene avrei dati 20, e invece è un coetaneo

"Ma che causa, è colpa mia che sono andata a finire in mezzo alla strada, sarei dovuta stare più attenta"
"Comunque apparte i sordi e cose varie me dispiace na cifra...ora perdoname ma devo anna che c'ho n'impegno co a band mia, scusame ancora"
"O-okay"

Avrei voluto tirarlo per un braccio per chiedergli di restare, sentivo come un'attrazione irresistibile verso di lui, avrei voluto fargli mille domande, dalla più seria alla più stupida...ma soprattutto volevo sapere di più sulla band...quella parte mi aveva colpito...
ho pensato addirittura: e se lui fosse...il famoso frontman dei Måneskin..? effettivamente corrispondeva alla definizione di bello e dannato e ha detto di avere una band...
Peró mi dissi che era impossibile, magari questi Måneskin non sono nemmeno di Roma, non so nulla su di loro non posso mettermi a fare supposizioni simili.
Finito di colmare la mia mente di pensieri su quel ragazzo dal fascino oscuro crollai in un sonno profondo tra le coperte ruvide dell'ospedale.