La Resa Dei Conti

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Mi svegliai.
Erano le 11 passate di Sabato 21 Dicembre.
Per fortuna ero in malattia a causa dell'incidente (maledetto e santo Damiano), sarei tornata a lavoro il secondo Lunedì di Gennaio perció avevo molto tempo libero senza che l'anca mi facesse veramente male.

Mi alzai di forza dal letto, scesi al piano di sotto per vedere se Enrico dormiva o era già in piedi.
Sì, in piedi ci stava. Ma non dentro casa
Era uscito per andare non so dove.
Decisi di chiamarlo per chiarire, o magari chiudere definitivamente, cosa in cui speravo a mio malincuore.
Feci 2 chiamate ma lui non rispose, ero preoccupata, ma mi duole dirlo il mio primo pensiero quella mattina non fu lui.
Stavo pensando a Damiano, al fatto che non avevo chiesto il suo numero.
Me ne stavo pentendo amaramente, sapevo di poterlo rintracciare sui social, ma con tutti i messaggi delle fan che avrà i miei potrebbero perdersi in quel bordello.
Come mio solito decido di sgranocchiare qualcosa davanti a Stranger Things per distrarmi un po', riempio la mia bella ciotola di buonissime e croccanti patatine e mi butto sul divano, giro il telefono a schermo in giù per non farmi distrarre dalle notifiche e mi metto a guardare la mia serie.
Purtroppo avevo dimenticato il silenzioso, e nemmeno inizio l'episodio che arriva una notifica.
Stoppo rabbiosamente la serie e urlo "E ORA CHI È?!" giro il telefono, era una richiesta d'amicizia su Facebook.
Da Damiano David.
Non sapevo esattamente come sapesse il mio nome, ma ero al settimo cielo, non vedevo l'ora di accettarla, ma ho deciso di aspettare 2 episodi per non sembrare un'asociale sfigata.
Passati questi 2 interminabili episodi accetto la sua richiesta tutta contenta come una bambina davanti alla sua principessa preferita.
Pochi secondi dopo mi arriva una notifica da Messenger, pensavo di svenire, un messaggio di Damiano, purtroppo non era qualcosa del tipo "Mi manchi" "Quel bacio è stato benissimo" "Sei veramente bellissima"...no...era semplicemente un "A cretina, a giacca mia "
Effettivamente gliel'avevo fregata, ma poteva anche essere più gentile.
Non ce la feci a non rispondere subito, ma non ero infastidita, era uno stronzo, e questo non mi dispiaceva. Quindi gli risposi in modo provocante
"Se ci tieni tanto vienitela a prendere"
Pensai di aver sbagliato a rispondere così, chissá poi che si sarebbe aspettato una volta arrivato quì, è famoso non solo per la voce ma anche come acchiappa facilmente e senza troppi sforzi le donne. E io non sono come tutte le altre, anche se lo desideravo, non lo conoscevo, e quel bacio forse era stato tutto uno sbaglio di una sera, forse.
Mi rispose
"Popo nte va d'arza r culo eh?"
"Esattamente, sbrigate o la giacca tua me la tengo io"
"Se vengo a casa tua, pure solo pe piamme na giacca, er tu ragazzo m'ammazza"
"Non c'è, vedi de sbrigatte prima che torna"
"Vabbuo arivo, l'indirizzo moo ricordo"
"A dopo"
"Cia"
Stavo facendo i salti di gioia, l'avrei rivisto, non ci potevo credere, ma dovevo mantenere la calma, avevo 18 anni, non la metà.
Nel giro di mezz'ora era qui, sentii suonare il citofono e in automatico dissi
"Damià?"
"Si sta qua, e a proposito, perchè sta qua?"
E di sottofondo si sentiva Dam che dal tono di voce sembrava ripetere per la quarta volta "Devo pia na cosaaaa"

Era Enrico, ed al suo seguito Damiano.Che sfiga del cazzo. Aprii il portone principale senza dire una parola, e poi la porta del mio appartamento, e me li ritrovai davanti tutti e due. Damiano con una faccia disinvolta come se dicesse "E mo so cazzi tua" ed Enrico con un'espressione che sembrava volermi uccidere.
"CHE CAZZO CI FA LUI QUI?!"
"Amore.."
"MA AMORE COSA, COSA?!"
"È solo venuto a prendere la sua giacca"
"MA COME LA SUA GIACCA, PER QUALE ASTRUSO MOTIVO DOVRESTI AVERE TU LA SUA GIACCA?!"
"Perchè...beh...uhm perchè..."
Ero andata nel pallone, ma poi intervenì Damiano
"Perchè ieri sera dopo che l'hai mollata come na fottuta mignotta a piagne sur marciapiede c'ha pensato er sottoscritto a riportalla a casa e visto che volevo che a casa c'arivasse bella calla jo dato a giacca, capito brutto fio de na puttana?"
Enrico era rosso di rabbia con un'orribile smorfia sul viso, vidi il suo braccio caricarsi e scagliare un pugno in faccia a Damiano, che dopo essersi tenuto 2 secondi il viso fra le mani rispose con la medesima moneta facendo sanguinare il naso ad Enrico. Poco dopo erano avvinghiati l'uno all'altro rantolanti per terra con l'intento di farsi male.
Era terribile.
Una scena che non avrei mai voluto vedere, ne vivere.
Quando Enrico fu girato dalla mia parte cercai di tirarlo via, perchè essendo più piccolo di statura di Damiano forse sarei riuscita a farcela.
Ma non fu così.
Appena gli misi le mani addosso lui si divincoló facilmente, prese la rincorsa, e scaglio Damiano sul muro in cemento armato dell'edificio. Quest'ultimo perse i sensi. Enrico appena si rese conto del danno che gli aveva provocato, invece di aiutarlo come una persona matura, scappó di nuovo.
Ero sconvolta.
2 volte su, purtroppo ora 3, era Damiano quello accasciato su di me, ora ero io su di lui, preoccupata e in preda al panico. Chiamai immediatamente l'ambulanza che lo prese e lo portó all'ospedale.
Feci chiamare il suo gruppo e i suoi genitori. Dopo 5 ore riprese i sensi, e dopo altre 2 orette potevamo parlargli.
Entrarono prima i suoi genitori, che probabilmente appena arrivati non si erano accorti nemmeno della mia presenza, e tantomento quando stavano andando via. Poi entrarono gli altri componenti del gruppo, furno dentro per una buona mezz'ora, e quando uscirono lo sguardo di ghiaccio di Victoria mi trafisse il cuore, mi voleva uccidere, probabilmente scaricava tutta la colpa di ció che era successo a Dam su di me, Thomas mi fece un breve cenno con la testa, ma Ethan si avvicinó e mi disse "Grazie di aver chiamato l'ambulanza e di averlo portato qui, sei un brava persona" mi salutó e se ne andó, era stato gentile con me, da subito, lui è una brava persona, non io che ho fatto pistare a sangue il ragazzo che mi piace.
Mi accorsi poco dopo di quello che avevo pensato, "il ragazzo che mi piace". Che cosa mi stava prendendo?
A risvegliarmi dai miei pensieri ci pensó l'infermiera.
Era il mio turno.

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