A Parti Invertite

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Prima di entrare avevo fatto uno squillo a Giorgia, ero venuta quì con l'ambulanza quindi non avevo modo di tornare a casa, essendo oggi sciopero dei mezzi.
Entrai in quella stanza. Era buia, quasi oscura, l'unica cosa che illuminava quella stanza era una lampada accanto al letto, per altro c'era puzza di chiuso e le lenzuola erano ancora più ruvide di quelle che avevo io.
Damiano era sveglio
"Ga...viè qua te prego"
"Aspe apro un attimo le serrande..."
"No, Ga, te prego viè qua"
Lo accontentai.
"Dimmi"
"Grazie"
"Di cosa? Ti ho solo portato guai"
"Ma quali guai, c'hai mai giocato ad Uncharted L'Eredità Perduta? Er gioco pe la play?
"Sì un bel po' di tempo fa, avró avuto 14 anni ma adesso cosa c'entra?
"Pe ogni medaglione le protagoniste incontrano nemici e nemici, rischiano a vita saltando da na parte all'altra sopra a burroni e scalando montagne, pe arrivà alla loro ambita Zanna, la Zanna de Ganesh...e sai potrà sembrà ub paragone da cojone, ma in questo momento io sono le protagoniste e te sei la mia ambita e meravijiosa Zanna, er ragazzo tuo è stato solo uno de queji ostacoli der cazzo"
Era un paragone così stupido, ma mi stavo sciogliendo ugualmente, ma decisi di non cedere alle sue lusinghe, non gliel'avrei data vinta come gliel'avevano data vinta tutte le altre.
"Quanto c'hai ragionato pe partorì sto paragone Romeo?
Dissi ridendo
"Sei ancora più bella quando ridi"
Ma che gli prendeva? Sapevo che aveva battuto la testa ma non pensavo così forte
"Damià tutto bene?"
"Se ce sei tu accanto a me, avoja"
Adesso stava iniziando a spaventarmi. Saró impulsiva, ma con il pollice e l'indice gli presi il mento...lui era convinto che lo stessi per baciare e per l'appunto chiuse gli occhi, ma in realtà gli scossi solo un po' la testa è gli ribadii
"Damià, tutto okay?!"
"Eddai peró stacce m'pochetto stavo a scherza! Guarda che tocca fa pe piasse m'bacio"
Ero sollevata, pensavo fosse impazzito.
"Se fai n'altra volta puoi scommetterci le palle che un bacio non lo avrai mai!"
"Ao e che palleee"
"Più che altro, come va la testa?"
"Adesso che ci sei tu molto meglio amore della mia vita"
"Piantala idiota!
"Me fai morì quanto te incazzi!" terminó la frase con una risata fragorosa
"Dai fai il serio! Come va?
"Mejo, se quer tappo del ragazzo tuo me vole stende per bene deve mijorà un bel po'..."
Mentiva, si notava perfettamente che gli faceva molto male, ma non mi andava proprio di cominciare a discutere se gli facesse veramente male o no, ma mi sentivo in dovere di dirgli una cosa...
"Comunque grazie..."
"De che rosellì?"
Amava chiamarmi "rosellina", perchè dice che le rose sono un po' come me, pungenti all'inizio, a primo impatto, ma poi bellissime una volta arrivati in cima, al bocciolo, nel mio caso al cuore...questo soprannome l'aveva inventato nella metro...
"Grazie di avermi protetta...prima...con Enrico"
Non sono brava con i ringraziamenti o le scuse, me ne rendo conto.
"Ah...de niente figurate"
Non sapeva cosa dire, strano da parte sua.
Ci fu un silenzio di qualche secondo, entrambi con lo sguardo rivolto verso l'apparentemente gelido pavimento in mattonelle bianche della stanza. Poi luì parló
"Strana questa situazione vero?"
"Spiegati"
Sapevo benissimo cosa intendesse, ma aveei fatto di tutto per rimanere un po' di più con lui, a guardarlo in quei suoi occhi provocanti, ad ammirare la sua bocca perfetta, la sua mascella strepit...okay basta sto diventando imbarazzante
"Dico, cioè è strana, du giorni fa non se conoscevamo, e io ero lì, do sei tu adesso e tu eri quì al posto mio, dopo che t'avevo nvestita pe colpa de na litigata ar telefono co mi fratello...poi a sera dopo te vedo alla serata der gruppo mio...ce mollano entrambi a piedi...te riaccompagno a casa dopo n viaggio de tre ore e se baciamo...poi er giorno dopo er ragazzo tuo me da na scarica de botte senza n'apparente motivo e adesso eccoci qua, ar punto de partenza, solo a parti invertite"
"Già, questo è il karma tesó"
"Non pensì forse anche un po' il destino?"
"Probabile..."
Di nuovo quel silenzio, fu nuovamente lui a romperlo.
"Ti va di sdraiarti quì accanto a me? Solo un attimo?"
Ero a 3000
"D'accordo...fammi posto"
mi sdraiai accanto a lui, ero in un miscuglio di imbarazzo eccitazione e agitazione, ma lui sembrava calmissimo.
Non parlammo più, c'era un piccolo spazio tra noi, lui mi passó un braccio sotto alla schiena per arrivare a tenere con l'avambraccio la mia schiena e con il palmo della mano il mio fianco destro, poi mi tiró verso di se, i nostri corpi freddi provavano a riscaldarsi a vicenda su quelle lenzuola tristi e gelide.
Mi strinse, forte, come a volermi far entrare dentro di se, e io non potei fare a meno di stringergli il mio braccio destro poco sotto al petto per arrivare alla schiena.
Eravamo avvingiati.
Io lo guardai negli occhi, lui guardó nei miei.
In quell'unico sguardo non c'era passione, solo dolcezza.
Rimanemmo abbracciati senza dire una parola per un quarto d'ora circa, poi un infermiere entró nella stanza e con tono scortese mi avvertì che l'orario di visite era terminato e che divevo uscire. Ci separammo con un "Ci si vede" ma mentre stavo andando urló
"Gaia aspetta!"
dal suo comodino estrasse dei postit e ne staccó una, e poi una penna, sopra ci scrisse il suo numero di telfono.
"Chiamame ogni tanto rosellì, se non te rispondo vordì che me sto a chiavà qualcuna"
"Contace spilungone!"
Uscii dalla stanza con il sorriso.

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