Io non ti devo niente

35 5 0
                                    



5 mesi dopo.
Ormai avevo perso le speranze, non c'era nulla da fare.
Malcolm era quasi sicuramente morto e Chloe...
Beh lei lo era punto.
La dottoressa Rebecca mi aveva mandata a chiamare.
Così percorsi il corridoio, sbandando di qua e di là, come sotto sedativo.
E in parte ero sotto sedativo.
- Buongiorno! - mi salutò la dottoressa.
- Salve Rebecca ...-
Lei parve contenta che io la chiamassi per nome.
- Non sei stufa di stare in un laboratorio? - mi chiese cauta.
Non capivo dove volesse andare a parare.
- Vieni con me, facciamoci una passeggiata -. Acconsentii e la seguii attraverso i corridoi semi bui.
- Allora, parliamo un po' di te ... so che avevi una sorella, giusto? -
- Avevo, appunto -.
- Ho saputo. Mi dispiace per il soggetto H112b -.
- Si chiamava Chloe! - sbottai facendo traballare le luci a neon.
- Sì, scusa il poco tatto ... mi dispiace davvero tanto .-
Continuammo in silenzio fino ad uscire dal reparto.
- Dove siamo diretti? - chiesi un po' intimorita.
- C'è una cosa che devi vedere -.
Forse non volevo sapere.
Entrammo in una stanza simile alla sala degli esperimenti. Anzi. Non simile, praticamente uguale.
- Seguimi. - Mi guidò nella zona da cui si potevano osservare gli esperimenti. Non c'ero mai stata, a parte la volta in cui ero lì in quanto collegata al militare che avevo ucciso.
La stanzetta aveva il soffitto alto ed era buia. L'unica fonte di luce era la stanza a cui era collegata.
- Ora guardami bene Mey -.
- Loro ti mentono -.
- Sì, lo so. Ma tu a cosa ti riferisci? -
Lei mi indicò la sala degli esperimenti.
Lì una figura scheletrica dai capelli neri era chinata a terra.
Malcolm.
Trattenni il fiato, non credendoci.
Anche lui era nella base. Come me. Solo in un diverso settore.
Posai la mano contro il vetro.
- Posso parlarci? -
- Purtroppo no -.
- Voi lo sapevate che era qui! – Alzai la voce e la sala esperimenti perse energia e si spense. Come se l'interruttore fosse stato spento. Ero io quell'interruttore.
- Dottoressa cosa succede - chiese Malcolm.
Qualcosa non andava in lui: non era solare. Era afflitto, smunto.
- Che gli avete fatto? - chiesi allora con un filo di voce.
- Non io ... il Dottore. Gli ha raccontato della tua morte -.
Trattenni il fiato e mi collegai con lui attraverso la telepatia.
"Malcolm?"
Lui si guardò attorno.
- Mey! – gridò. Non capiva se era reale o nella sua testa.
E in quel momento era tutte e due.
- Come sa che sei qui?! – chiese Rebecca facendosi furiosa e sbraitando contro di me.
- Io gli ho parlato con la telepatia ... -
- Hai compromesso il piano!!! -
- Quale piano?-
- Mey!!! - urlava Malcolm.
Davanti a lui una pallina di metallo si sollevò e sbattè sul vetro.
Ad un tratto compresi che non ero l'unica a perdere il controllo.
- Posa la pallina! - Urlò la dottoressa.
Lui la scagliò contro il pannello di vetro. Io provai ad uscire dalla stanza e corsi verso di lui ma sigillarono la porta prima che io potessi aprirla.
- Malcolm ... - posai la mano contro il muro, consapevole che lui stava facendo lo stesso.
Poi mi presero con la forza e mi portarono in camera mia.
Malcolm era li
Pensava fossi morta.
Cosa voleva dire la dottoressa con "hai rovinato il piano"?
Con tutte quelle domande per la testa mi addormentai. Un po' perché ero stanca di tutto. Un po' perché ero di nuovo sedata.
Un po' perché ero morta dentro.

***
Un mese dopo.
Non dormivo da giorni.
Il tempo non passava mai.
Il dolore non si attenuava.
Provavo a connettermi con Malcolm ma eravamo troppo lontani.
"Mi senti? Sono io, Mey. Continuo a parlarti nonostante tu probabilmente non mi senti.
Mi manchi. Ma ora so che sei vivo e ce ne andremo in qualche modo. Me lo sento".
Scoppiai a piangere sperando che questo non si sentisse nel legame empatico.
-H112 il Dottore vuole parlarti di questioni urgenti -.
Era l'infermiera alta dalla pelle scura, che aveva rapito Chloe da bambina.
- Ho detto che il Dottore vuole parlarti - ripeté indicandomi la porta.
Mi scortò fino al suo ufficio. Dove lui fumava una sigaretta con aria assorta.
Dietro di lui ancora quel ragazzino. Avevo scoperto che si chiamava H230. Il suo scudo telecinetico impediva che si potesse usare la telecinesi sul dottore.
- Cosa vuole da me? -
- Voglio che tu sia sincera H112 -.
- Il mio nome è Mey!-
-Sì, lo so. Lo so – disse - ma qui tu non hai un nome e poi ho sempre odiato tua madre per questo nome da stupida -.
-Io sono tutto meno che stupida - dissi buttando a terra i libri della libreria.
- Smettila subito – borbottò.
- Ad ogni modo ti avevo chiamato per dirti che sono mesi che giriamo tutti i motel di San Francisco eppure Hellen non si trova -.
- Glielo ho detto. Non so dove sia la mamma -.
- Balle! E se morisse per le tue balle?! -
Io mi chinai su me stessa.
- Non ne ho idea-.
Lui si alzò in piedi e mi diede uno schiaffo in faccia. - Tu menti. Sei solo una ragazzina ingrata. Tu sei un mostro e io continua a tenerti in vita - disse sprezzante. - Dovresti essermi grata –.
Mi posai una mano sulla guancia, dove probabilmente si stava già formando un livido.
- Non ne ho idea – ribattei. Poi feci per andarmene quando lui fece chiudere le porte da H230.
- Sai ... sei come tua madre: un'illusa -.
- Quando pensavi di parlarmi del fatto che sai che H223 è vivo? -
Malcolm.
- Non lo sapevo fino ad ora - dissi fingendomi sorpresa.
- E allora spiegami come mai mi continua a chiedere di vederti -.
Una fitta. Il cuore mi si fermò per pochi attimi. Forse mi aveva sentito tutte le volte.
- Voglio vederlo ... -.
- Perché dovrei fare qualcosa per la ragazzina che prova ad uccidermi? -
- Rintraccerò la mamma e poi a breve è il mio compleanno. Lo consideri un regalo in anticipo -.
Lui rise e mi disse: - domani ti voglio nel mio ufficio verso le 16.00. Se la rintraccerai allora parleremo di fartelo vedere -.
Acconsentii e feci per andarmene.
- Non ti devo niente H112 -.
- Nemmeno io. Zio. -
Così me ne andai.
Con l'orrore e la speranza stampati nel cuore.

Soggetto H112 2 (Soggetto H112 saga)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora