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Poi continuò "Presentatevi, uno alla volta"
Il primo accanto a lui era colui che aveva aperto la porta ed iniziò a parlare
"Mi chiamo Jimin. Non sono come gli altri. Da circa un anno soffro di bulimia. Amo il cibo ma mi sento in colpa e vomito... non voglio mangiare ma cedo facilmente... mi dispiace" disse a bassa voce disegnando dei cerchi immaginari sul pavimento in legno scuro.
Toccò al secondo, il ragazzo del pianoforte.
"Sicuri abbia sentito tutto?" Mormorò Jungkook
"Si, ho sentito tutto" rispose il ragazzo con le cuffiette
"Sono Yoongi. Soffro di un disturbo comunemente chiamato sociofobia"
Disse come in un breve solloquio, in modo rapido, tra se e se
Poi quello Che consigliò di sedersi
"Mi chiamo Hoseok, da quando mia madre mi odia e mi picchia sono diventato schizofrenico. Non sono di queste parti ma qui c'è uno psicologo che può aiutarmi..."
E poi andarono avanti
"Yo fratello, sono Namjoon, mi sei caduto sopra prima. Giuro amico che la metà delle cose che faccio ci ragiono. Se ti offendi probabilmente è perché non penso a quello che faccio, si fratello, è considerata una malattia" Per lui si presentò Taehyung
"Jungkook soffre di anoressia-
Persino Yoongi, con le cuffie alle orecchie, lo guardò scioccato- serve l'aiuto di tutti noi messi insieme"
Si scambiarono sguardi d'intesa
"E io... beh io, probabilmente ti chiedi perché sono qui. Tra le persone più popolari della scuola uno di loro ha dei problemi... già è così, sono egocentrico. Disturbo compulsivo di egocentrismo" ammise. Jungkook lo ringraziò con un filo di voce. Non era nemmeno sicuro che l'avesse ascoltato ma gli prese la mano. Infine toccava all'ultimo arrivato
"Sono Jin, non potrei nemmeno essere qui data la mia età. Sono il fondatore di questo club, ho iniziato perché avevo paura di essere giudicato... visto che sono omosessuale... quindi non volevo entrare in un club e la scuola me lo imponeva. Non sono stato portato per lo sport, ho provato recitazione ma non riuscivo ad interpretare un ruolo in una commedia dato che ero depresso. E così mi sono detto "che schifo essere normali, voglio creare un club con gente speciale, non gente qualsiasi". Così ho creato un club e ho ispirato il nome da un libro che adesso non ricordo. Il primo ad entrare fu namjoon. Era un amico e ora è il mio ragazzo... poi lui mi portò Yoongi, per venire qui ha dovuto trascinarlo da un bagno mentre era accovacciato sotto un lavandino. Poi lui ha portato Hosek che era appena arrivato, poi Jimin ed infine Taehyung. Ora lui ha portato te..." raccontò.
"Qui dentro tutti quanti abbiamo fatto passi da giganti. Io ero depresso e sono totalmente guarito ma torno qui ad aiutare. Ho messo più volte casa mia a disposizione quando qualcuno aveva particolari crisi. È stato stancante dover aiutare tutti, stare con loro, esserci caro, avere una vita, studiare e comunque avere contatti con la famiglia. Ogni giorno andavo a dormire verso le 2. Era sfiancante ma alla fine era così soddisfacente vedere i risultati. Vedere che Yoongi cominciava a parlare. Vedere che Namjoon faceva più cose da cosciente. Osservare come Jimin prendeva peso o come Hosek si curava prendendo le pillole... ho fatto del mio meglio e ora che sono all'università non ho paura di andare avanti. Siamo dei ragazzi bellissimi con dei bellissimi problemi."
Durante la riunione parlarono dei piccoli progressi che facevano ogni giorno. Jungkook imparò ad amare quel luogo. Per quanto all'inizio si sentiva obbligato, ma poi ci provava sempre più piacere tanto da incontrare i 6 ragazzi anche al di fuori delle mura scolastiche. Ovviamente il suo rapporto con Taehyung era visibilmente compatto. Passavano ore e ore senza mai stancarsi, Jungkook sentiva che i suoi 17 anni, che sembravano essere passati in un lampo, erano stati lunghi e divertenti, più di quanto ricordava. Di TaeTae, come lo chiamava lui, amava qualcosa di inspiegabile. Non era attrazione fisica, non era ammirazione, non era invidia e non era nemmeno amicizia, era qualcosa di speciale. Era qualcosa di... diverso

Jungkook prese l'abitudine di stare a casa di Jin, la sua famiglia, per quanto ricca, era molto assente, e poi jin abitava da solo e gli faceva piacere la compagnia dei suoi amici.
Una serata stranamente tranquilla, Jin fece tardi a causa di alcune commissioni. Portava una busta di verdure varie e voleva provare una nuova ricetta. Sarebbe arrivato Namjoon e Jin cercava di sbrigarsi per evitare che lo stia aspettando. Entrato in casa, e soprattutto tolte le scarpe, poggiò la busta sul tavolo in legno chiaro. Fu stordito all'accorgersi che Jungkook non avesse messo la musica per coprire le sue chiamate con Taehyung. Era solito chiamarlo quando non si incontravano fuori e questo cambio improvviso lo scosse. Poi ripensò al pomeriggio, Kookie appena a casa, infatti, si sdraiò sul letto dicendo che non stava benissimo e che voleva riposare. "Forse è andato a dormire... ma sono ancora le nove, e domani è sabato..."
Tanti pensieri frullarono nella testa di Jin in quel momento. Decise così di preparare ugualmente la zuppa. Appena fu pronta scrisse a Namjoon per capire come mai non fosse ancora arrivato. Lui rispose che era rimasto bloccato nel traffico e che alla prima occasione avrebbe proseguito a piedi.
Capendo la situazione, servì una porzione di zuppa a Jungkook, entrò nella sua stanza con un vassoio. Era nel letto in posizione fetale coperto da un tessuto non troppo pesante. Jin si inginocchiò vicino a lui per accarezzargli il viso, come una mamma, cominciò a canticchiare prima di accorgersi di qualcosa di insolito.. prese il braccio di Jungkook...

A qualche isolato da loro, Taehyung rifletteva nella sua camera guardando la notte. Pensava allo strano comportamento di Jungkook quel giorno: era scappato via senza nemmeno salutarlo. Il ragazzo dal sorriso perenne storse il capo e con le dita cercava di rinchiudere il cielo in un rettangolo. Chiuse un occhio come per prendere le misure e poi si alzò di scatto per raffigurare all'istante quello che gli passava per la mente. Prese una tela e la poggiò al davanzale. Prese delle tempere senza nemmeno vedere il colore e iniziò a pasticciare con le dita. Con l'indice sfumava un viso poco definito, con l'azzurro sul pollice fece dei capelli. Si toccò la guancia lasciando un segno giallo e poi ancora. La furia lo sfinì e lo portò ad un capolavoro. Si allontanò dalla dall'opera. Si fece indietro strisciando fino al muro che bloccò la sua schiena. Con le mani si prese i capelli tirò la frangetta in su. Il respiro si faceva sempre più affannato e le sue mani iniziarono a tremare. Eccolo in una fase di crisi. Le violenze, gli insulti e le maldicenze della gente lo avevano portato in quello stato. La tempera non era ancora del tutto asciutta quando il telefono vibrò e lo riportò alla realtà
Si passo una mano sull'occhio sinistro e poi passò a rispondere
"Pronto?" Stropicciò gli occhi, ancora non del tutto lucidi
"Taehyung... Taehyung ho bisogno di una mano, io non ce la faccio da solo"
"Che succede Jin? Tutto bene? Sembra che tu stia per svenire"
"Sto per farlo... ti prego raggiungimi a casa mia"
Quasi di controvoglia, accettò. Non che odiasse jin, anzi, ma era un po' un bamboccione, che ha sempre bisogno di una mano e che non sa prendere decisione. Lo considerava un debole, troppo gentile per prendere posizione, che non riesce a essere duro. Per quanto certe volte odiamo questi soggetti, è necessario essere fermi nelle parole. A vederlo con quelle spalle enormi faceva quasi paura, ma poi scopri che è tutto tranne che pauroso.
"Grazie Taehyung, Jungkook ha bisogno di te"

A quelle parole il cuore sembrava stesse per rompersi. Era già uscito di casa e quelle parole rimbombavano nella sua mente come in un eco infinito. Aveva paura. Non aveva mai paura. Ma quella volta aveva paura. Se avesse perso Jungkook avrebbe perso anche la ragione. Cercava di rimanere focalizzato sulla ragione e non sui sentimenti. Se si fosse lasciato persuadere dalla paura o dall'ansia non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Nonostante si ripeteva di non perdere la testa cominciò a camminare dapprima a passo sostenuto, poi a correre leggermente fino a trasformarsi in una corsa contro il tempo.

𝘿𝙞𝙢𝙢𝙞 𝙘𝙝𝙚 𝙢𝙞 𝙖𝙢𝙞Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora