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"Ragazzi visto che l'altra volta non ho interrogato oggi verifica".

Cazzo non so niente.

Dopo aver scritto nome e cognome sul foglio iniziai a leggere le domande.

Storia non mi è mai piaciuta, ma gli Egizi come argomento mi hanno sempre intrigato particolarmente.

Finii il compito in 40/45 minuti e dato che la ricreazione era prossima chiesi al professore di uscire in giardino, lui acconsentì e così presi la mia merenda e mi diressi all'uscita.

Non posso mentire, lo stavo cercando nel cortile della scuola di fronte.

Un po' per la mia vista non proprio perfetta, un po' per via della ramaglia non riuscivo a distinguere bene le figure. Dopo poco riuscii a vederlo, era in piedi e fissava il vuoto, come sempre.

Guardandolo mi resi conto che era abbastanza alto e aveva una corporatura massiccia, oserei dire muscolosa. Quel giorno indossava un paio di jeans scuri e una t-shirt bianca.

Ad un certo punto distolse lo sguardo dal vuoto e lo spostò verso di me, non ero sicura che mi avesse visto, ma di sicuro il mio cuore batteva all'impazzata.

Come poteva una persona che conoscevo appena provocarmi tali emozioni?

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Alla fine delle lezioni uscii dal cancello della scuola. Ero pronta ad incamminarmi da sola come al solito quando una mano mi afferrò per il polso e mi attirò a sé.

Tutto successe in pochi secondi, non mi resi bene conto della situazione finché non me lo trovai davanti. I suoi occhi verdi erano fissi sui miei, sembravano cercare qualcosa.

Mi scrutò attentamente, quasi volesse capire cosa stessi provando.

A dire il vero non sapevo neppure io cosa stessi provando, in quel momento ero un miscuglio di ansia, agitazione ed un pizzico di felicità.

Restammo così per non so quanto tempo, poi mi feci coraggio e dissi un "Ehi" incerto.

Lui non disse nulla, si spostò al mio fianco e per un attimo non sentii più la sua presa sul mio polso, quasi mi preoccupai, ma mi tranquillizzai appena mi prese per mano. Mi trascinò in avanti e io non opposi resistenza, conoscevo bene quella strada, mi stava portando al parco.

Per un bel pezzo di strada non disse niente e io non avevo intenzione di farmi avanti, questa volta sarebbe spettato a lui rompere il ghiaccio.

"E tu come ti chiami?"

"Eh?" risposi confusa

Lui continuò:" L'altro giorno ti ho detto il mio nome ma tu non hai nemmeno accennato al tuo".

"Ah è vero, scusami" dissi imbarazzata "mi chiamo Veronica"

"Ho una zia che si chiama così".

Corrugai la fronte , non capivo il motivo della sua affermazione, ma mi fece quasi ridere e involontariamente sorrisi. Dopo quella breve conversazione restammo muti fino all'arrivo al parco.

Quando arrivammo ci sedemmo sulla solita panchina, questa volta non eravamo distanti, potevo chiaramente sentirlo vicino a me.

Rimase in silenzio, odiavo quei momenti, non capivo cosa li passasse per la testa e non sapevo cosa pensare.

"Mi piace molto qui" sussurrò ad un tratto.

"C'è una tale pace, è ottima per pensare".

"Già" risposi io.

Ci fu un'altra pausa silenziosa, così io per rompere il silenzio che tanto odiavo gli chiesi:

"Cosa studi?"

"Scienze umane"

"Ah, quindi ti piacerebbe diventare uno psicologo oppure uno di quelli che capisce tutte le persone?!"

"Beh, a dire il vero prima di tutti mi piacerebbe capire me stesso".

Questa sua ultima frase mi destabilizzò, e non poco, non seppi cosa dire.

"E tu?"

Non mi aspettavo che parlasse e quindi non capii subito.

"Come scusa?"

"Ti ho chiesto cosa studi"

"Lingue"

"Bello, magari un giorno potresti insegnarmi qualche parola"

"Certamente" risposi io "Dal tuo canto tu potresti insegnarmi un po' di psicologia, ma magari a partire dalla seconda, quando sarai un po' più esperto"

"Ovviamente, mi farebbe molto piacere"

Passarono circa 5 minuti e poi ci salutammo.

"Beh allora ciao"

"Ciao"

"A domani" disse lui. Io non risposi. 

 Dopo un po' di strada mi voltai indietro per vedere dove fosse ma lui era già scomparso.

Il parco e i suoi segreti Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora