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Alex's pov

Dopo essermene andato dalla casa di Veronica girovagai un po' per la città, non volevo andare direttamente al parco, dovevo staccarmi da quel luogo. In fondo io e Marco avevamo litigato e nonostante io mi pentissi amaramente delle mie azioni ciò non cambiava il passato, noi non avevamo più una connessione con quel luogo.

"Ma tu si." Suggerì la mia coscienza.

Quando arrivai vicino all'oratorio decisi di andare al parco. Tagliai per il campo da basket, dove per terra c'erano i disegni dei bambini fatti con i gessetti. Uno di questi raffigurava due omini stilizzati che si tenevano per mano, e sotto ad essi c'era una scritta "BFF". Un senso di malinconia mi pervase improvvisamente e percorsi il tragitto restante di corsa. Avevo bisogno di arrivare al parco il prima possibile.

Arrivai dall'entrata che si trovava dietro le panchine e notai con mia grande sorpresa una persona era seduta sulla nostra panchina. Era strano, solitamente quel parco era praticamente deserto. Mi avvicinai lentamente e quando fui a pochi passi dall'individuo esso si girò. Era Marco. Il suo sguardo cambiò appena si accorse della mia presenza, era indecifrabile:un misto tra rabbia, tristezza e forse un pizzico di disprezzo.

Ero indeciso su cosa fare, e senza pensarci troppo mi sedetti sulla panchina, precisamente nell'angolo opposto rispetto a lui. Non avevo il coraggio di guardarlo negli occhi, e così mantenni lo sguardo fisso sulle increspature del legno della panchina.

Dopo qualche minuto ero quasi convinto di andarmene, ma con mia grande sorpresa Marco parlò:

"Come mai sei qui stronzo?"

Dalle sue parole era palese che fosse ancora arrabbiato, era comprensibile. Non sapevo cosa dire, la colpa di tutto questo era solo mia ed era giunto il momento che mi assumessi le mie responsabilità.

"Allora?! Sei così codardo da non rispondermi nemmeno?"

Nonostante fossi pentito per le mie azioni passate ed esse potessero giustificare il suo tono, il suo modo di rivolgersi a me mi irritava.

"Volevo schiarirmi le idee" replicai deciso.

"E con tutti i posti che ci sono in città dovevi venire proprio qui. Proprio ora che ci sono io." Rispose seccato.

"Senti.." dissi con il tono più calmo possibile "Anche se noi abbiamo rotto la nostra amicizia due anni fa questo posto ha continuato e continua a significare molto per me. Ho continuato a venirci anche dopo la nostra litigata e in qualche modo su di me ha lo stesso effetto che aveva quando ero qui con te"

"Bravo, veramente toccante come discorso" disse con tono derisorio. "Sai qual è la cosa più comica di tutto ciò? Anche io ho continuato a venire in questo posto dopo la fine della nostra amicizia."

"Ma allora anche tu provi nostalgia per ciò che eravamo"

"Nei tuoi confronti provo solo schifo. Il parco invece è un bel posto."

"Senti Marco ... io volevo chiederti scusa per il comportamento che ho avuto durante i nostri anni di amicizia. Tu eri veramente un grande amico per me, ma ci sono dei motivi più che validi per giustificare quello che ho fatto."

"Tipo?!"

"Non capiresti ..." risposi affranto.

"Quindi fammi capire, tu vieni qui chiedendomi in qualche modo di perdonarti e alla mia richiesta di spiegazioni per il tuo comportamento mi dici che non capirei?"

"Si.."

"Beh, neanche tu potresti capire ciò che ho dovuto passare io a causa tua" rispose sorridendo amaramente.

"Sono certo di averti fatto star male.." risposi dispiaciuto.

" Sei certo di avermi fatto star male? Avevo la costante paura di tornare a casa da solo e anche di uscire di casa per andare a fare qualsiasi cosa. Tu e la tua stupida combricola mi avete fatto passare degli anni infernali. L'ansia mi attanagliava ogni volta che vedevo un'ombra mentre ero da solo. Avevo gli incubi a causa vostra. La mia famiglia mi chiedeva spiegazioni per i lividi che avevo costantemente sparsi per il corpo e io rispondevo sempre di essere andato addosso a qualcosa o di essere caduto ; e sai loro cosa facevano? Mi sgridavano per la mia "presunta" sbadataggine."

"Mi.. mi dispiace Marco. Non avevo idea di tutto ciò"

"Ti dispiace? Aspetta perché non ho ancora finito. Quando i miei si sono resi conto che i lividi non erano dovuti a cadute varie volevano che gli dicessi tutto ma ogni volta mi rifiutavo. Così, probabilmente presi da un lampo di genio, hanno pensato che uno psicologo mi sarebbe stato di aiuto. Certo, se non parlavo con i miei genitori avrei di sicuro parlato con un estraneo" rise sarcasticamente.

"Io non so cosa dire ... "

"Che ne dici di spiegarmi il perché di quello che hai fatto?"

"Te l'ho già detto. Non capiresti"

Rimase a fissarmi impassibile e dopo un po' alzò gli occhi al cielo sorridendo "Va bene, come vuoi. Certo che non so proprio cosa potrebbe averti indotto a farmi tutto quel male. Neanche avessero minacciato qualcuno di morte" disse sarcastico.

Dopo questa sua ultima affermazione non riuscii più a rimanere lì. Lui non sapeva proprio niente di quello che era successo. E se non voleva mettere a posto le cose me ne sarei fatto una ragione.

Mi alzai bruscamente e mi diressi verso 'uscita del parco senza dire niente.


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⏰ Ultimo aggiornamento: Aug 14, 2018 ⏰

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