Finalmente un altro giorno di scuola finì. Era iniziata da poco ma già non ne potevo più. Mi avviai verso casa con Federica e Marco, i miei due migliori amici.
Federica era la classica ragazza popolare: alta, snella, lunghi capelli biondi e occhi azzurri. Insomma, il contrario di me che sono di media statura, ho i capelli castani e gli occhi del medesimo colore. Marco invece era abbastanza alto, ultimamente aveva iniziato ad andare in palestra e quindi stava diventando un po' più muscoloso. Aveva i capelli di un marrone rossiccio e i suoi occhi erano molto particolari. Quello destro era di un azzurro ghiaccio mentre quello sinistro era marrone chiaro con qualche sfumatura verde al suo interno.
Come al solito ci separammo dopo poco. Loro abitavano entrambi in prossimità della scuola, mentre io vivevo un po' più lontano da essa. Nonostante questo ci ostinavamo sempre a fare quel misero pezzetto di strada insieme.
Ad ogni modo, dopo averli salutati continuai la strada da sola.
Dopo circa dieci minuti passai davanti al parco. Lo vidi. E non seppi se fermarmi o proseguire. Alla fine decisi di rimanere.
Rimasi ferma a guardarlo per un po', ero indecisa sul da farsi, non sapevo se avvicinarmi e parlargli o restare lì.
"Sai che c'è? Mi vado a sedere vicino a lui". Pensai tra me e me.
Ovvio, non gli avrei mica parlato, mi sarei seduta con disinvoltura facendo finta di non averlo nemmeno notato.
Mi avviai verso la panchina, e una volta lì mi sedetti nell'angolo opposto rispetto a lui.
Sembrava non avermi notato, continuava ad osservare il paesaggio inerte.
Ad un certo punto si voltò di scatto verso di me, io distolsi subito lo sguardo dopo essermi accorta di essermi incantata a fissarlo.
Non aprì bocca, continuava a guardarmi immobile. Il suo atteggiamento mi metteva in soggezione.
Mi obbligai a guardare il prato e i vari fiori che si trovavano nel parco e, proseguendo con lo sguardo mi imbattei nella staccionata che lo divideva dalla strada.
Ho sempre pensato che quell'ammasso di legno delimiti dove finisca la natura e inizi la realtà.
Al momento, a causa della lezione di letteratura avvenuta poche ore prima, questo pensiero per me abitudinario mi portò alla mente l'ideologia del nido di Pascoli.
Andando più in là con il pensiero iniziai a fantasticare sul fatto che il parco potesse essere il luogo protetto del ragazzo e che egli guardando verso l'orizzonte contemplasse qualcosa a lui estraneo.
Dopo qualche minuto, che a me sembrò un susseguirsi di al massimo una decina di secondi, decisi di dare un'occhiata al ragazzo per constatare se mi stesse ancora guardando.
Spostai un po' lo sguardo e con la coda dell'occhio lo guardai, mi resi conto di avere ancora i suoi occhi addosso, ma qualcosa era cambiato, sembrava avere un piccolo sorriso stampato sul volto, ma non ne ero sicura dato il modo scomodo in cui lo stavo guardando.
Tutta questa situazione mi mise molto a disagio, così mi alzai di scatto e ripresi la mia strada verso casa.
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Il parco e i suoi segreti
Novela JuvenilNel primo anno di superiori, passando davanti al solito parco Veronica iniziò a notare un ragazzo seduto sempre alla solita panchina.