Capitolo 5 - Le maschere

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Drin drin drin drin.


"Mi sono perso in questo posto,
non l'ho mica fatto a posta!
È un parcheggio gigantesco
con il divieto di sosta.
Per esempio quegli sguardi,
che ti sfiorano un momento
e puoi quasi naufragarci
nelle storie che hanno dentro!
Ci sono giorni che ho la sensazione
di averti detto tutto,
poi succede qualche cosa
che riapre la partita.
È la strada che mi chiama
e non posso farci niente!
Il mio posto è nel mondo,
tra le voci della gente!
Partirò!
È sempre questa voglia di vedere,
di andare dove portano le strade!
E là in fondo che cosa c'è?
E lì in cima che cosa c'è?
E se è vero che si vede
un panorama che:
pacifica il cuore,
fa esplodere il cuore,
in 7 miliardi di pezzi!"


Lascio sempre suonare la sveglia a lungo per sentire questa bellissima canzone di Jovanotti, penso non ci sia modo migliore per iniziare la giornata con la carica giusta.
Faccio una colazione abbondante come tutte le mattine, mi lavo, mi vesto, preparo lo zaino con tutto il necessario e sono pronto per scendere in garage.
Nel garage c'è il mezzo per la libertà, per sognare sfrecciando su chilometri di strade accarezzati dal vento e baciati dal sole.
Ovviamente sto parlando della mia moto.
La sfioro e la guardo con una delicatezza ed un'attenzione particolare, come potrei guardare e sfiorare una ragazza.
Indosso il casco, accendo il motore, ne ascolto il suono sublime e parto.
Penso non ci sia sensazione più bella, se non l'avete mai provato... che vi perdete!
Così i pensieri si liberano nell'aria mentre guido la mia moto. Di solito canto spesso mentre guido, posso anche urlare sicuro che nessuno mi senta, ma anche se mi sentissero potrebbero solo pensare "Questo è un pazzo".
Forse un po' lo sono.
Pazzo a vivere in questo mondo con il sorriso sempre stampato in faccia.
Pazzo a esserci sempre per tutti.
Pazzo a donare quel che ho agli altri.
Pazzo nel cercare di condividere amore, ottimismo e felicità!
Pazzo a credere nei sogni, nel lieto fine e nelle emozioni del cuore.
Pazzo a non seguire ciò con cui si divertono i ragazzi di oggi.
Pazzo nel rimanere saldo in ciò che credo.
"Ma come fai? Allora non ti diverti" mi sarò sentito dire un'infinità di volte.
Ma tu sei proprio sicuro di divertirti in altri modi?
Una volta avevo sentito qualcuno dire:
"Divertirsi etimologicamente viene da di-vertere, ovvero volgersi altrove, possiamo tradurlo con uscire dalla realtà."
Io ho deciso di starci dentro, vivere nella realtà, in ciò che accade.
Non mi sembra di non essere felice, nonostante abbia avuto anche io i miei alti e bassi come tutti i ragazzi che attraversano questo periodo della loro vita.
Però si, forse sono un pazzo.


Comunque sono arrivato all'università.
Parcheggio la mia Fiamma, la moto, e mi dirigo verso l'aula.
«Ehi Giò! Ho un problema con il pagamento delle tasse universitarie, non è che puoi darmi una mano?»
«Buongiorno anche a te Elena!»
Una classica scena del mio quotidiano.
Sono al quinto anno di medicina e sono il rappresentante del mio corso.
Quindi son sempre bombardato dalle domande più assurde, come se lavorassi alla segreteria universitaria, ma in realtà sono uno studente come tutti gli altri.
Però è un ruolo che mi piace molto, sempre in prima linea ad aiutare chi trova problemi, tutti mi vedono come punto di riferimento.
Conosci moltissime persone, hai contatti con i professori, è un ruolo interessante e che ti offre opportunità.
Se dovessi trovarci una nota negativa potrei dire che da un lato è vero che conosci praticamente tutti i tuoi compagni di corso, ma ben pochi si fermano ad un semplice "Ciao, come stai?", infatti se qualcuno ti ferma per strada vicino all'università, ti scrive un messaggio sul cellulare o ti chiama, è sempre e soltanto perché gli serve qualcosa.
Ci si può convivere però, alla fine io cerco di fare del mio meglio in quello che faccio.

***

Finite le lezioni, sono pronto per tornare a casa, quando mi si avvicina Anna.
«Giò! Aspetta un attimo. Siccome io son mancata alle ultime lezioni di pediatria, volevo chiederti se potevamo studiarla insieme. Che ne dici?»
«Certo perché no! Vogliamo iniziare da domani pomeriggio?»
«Per me va benissimo, alle 15 in aula studio? La biblioteca è troppo silenziosa, almeno lì possiamo parlare»
«D'accordo. Allora ci vediamo domani!»
Ci salutiamo e lei si incammina verso la fermata del tram.
Io salto in sella alla moto e parto.

Con lo sguardo oltre l'orizzonteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora