Capitolo 13 - Parole pungenti

17 3 0
                                    

Devo assolutamente parlare con Martina.
Sono passati quattro giorni e ancora Giorgio non si è fatto vivo.
«Ehi Marty, aperitivo stasera? Ho bisogno di uscire un po'» le spiego io al telefono.
«Ma certo Sofy, sai che quando vuoi ci sono sempre!»
«Allora alle 19 al New Moon»
«A più tardi»

«Sofia, vieni a darmi una mano?» dice mamma dal piano di sotto.
«Mamma ora non è il momento» rispondo io bruscamente.
«È una cosa veloce, per favore!»
Sbuffando scendo le scale ed entro in cucina.
«Che c'è?» dico con aria seccata.
«Potresti aiutarmi a risistemare questo ripiano dell'armadio che ho pulito e non riesco a rimettere a posto da sola»
Mi avvicino e le do una mano a sistemare quello che mi ha chiesto.
«Comunque tutto bene? Ti vedo un po' stranita» tenta di aprire un discorso.
«Si si, tutto come al solito, puoi stare tranquilla. Ah, stasera vado a fare un aperitivo con Martina»
«Va bene allora, mi fido. Sappi però che se qualcosa non va puoi parlarmene tranquillamente»
«Si, mamma, lo so»
«Io te lo ripeto ugualmente, fosse mai che un giorno decidi di farlo»
Alzo gli occhi al cielo e torno in camera mia.

                                        ***

«Ciao Sofy! Che è successo?» chiede Martina venendomi incontro.
«Ora ti dico, sediamoci a quel tavolino e ordiniamo qualcosa»
Arriva subito il cameriere a prendere le ordinazioni.
«Cosa posso portavi ragazze?» domanda lui gentilmente.
È un ragazzo di bell'aspetto, moro, con i capelli riccetti e due occhi verdi.
Indossa una camicia bianca e dei pantaloni neri, classico abito da cameriere in locali un po' più eleganti.
«Due Spritz, grazie!» dice velocemente Martina.
«Ottimo, sarò subito da voi»
«Su su, parla Sofy!»
«Giorgio non si è fatto vivo e sono passati quattro giorni»
«Tutto qui? Questo è il dramma?»
«Non ti sembra abbastanza drammatico? Tu hai organizzato pure la coincidenza, siamo andati a pranzo insieme, mi ha accompagnato a casa, sembrava il perfetto inizio di qualcosa e... puuf! Sparito»
«Ma lo sai come sono i ragazzi, non puoi cercare di capirli. Hanno comportamenti inspiegabili»
«Si, ma da quanto diceva Emma lui era diverso, o comunque non sembrava come gli altri quando siamo usciti»
«Ancora che credi nel "era diverso"? Sono tutti uguali, non se ne salva uno. Ci può essere il "meno peggio", ma comunque è un ragazzo e ha comportamenti da ragazzo»
«Quindi che dovrei fare?»
«Niente, che vuoi fare? Più di così non è che si potesse fare, se non è scattato niente, si passa oltre. Non ti puoi fossilizzare»
«Però non me ne va mai bene una. Io ci provo, grazie a te che mi tiri su il morale, ma non basta. C'è sempre qualcosa che non va per il verso giusto. Appena mi torna un attimo di speranza nel genere umano, crolla tutto»
«Devi prendere le cose in modo più superficiale, senza stare a pensare troppo. È la nostra mente l'ostacolo più grande, da lei nascono tutte queste paranoie e titubanze. Non devi darle il modo di farlo»
«Tu la fai facile, ma io non riesco. Torna fuori tutto il peso che mi porto addosso da tempo e mi schiaccia. Ogni volta è una ferita che si aggiunge e di ferite ne ho già troppe»
«Forse ho sbagliato ad insistere con Giorgio, non era il momento di affrontare qualcosa di nuovo, però ora è andata, non ci pensare più»
«Non so che dirti, sono sempre sfortunata... Tu invece? Con quel Lorenzo? Raccontami qualcosa di bello»
In realtà non ho nessuna intenzione di ascoltare le gioie degli altri.
Lo so, è una mia carissima amica, la migliore, ma vedere che a lei va sempre tutto bene mi destabilizza, o forse mi fa provare invidia.
Perché sempre a loro? Cosa ho io di sbagliato?
Mi piango addosso? Direi di no, non penso di aver avuto gli stessi eventi di una mia normale coetanea, quindi posso permettermelo.
Ma come se ne esce? Possibile non ci sia modo?
«Con Lorenzo? Non so che dirti in realtà, è molto carino, mi scrive, si è fatto vivo lui dopo quella festa»
«Allora, cosa aspetti?»
«Non lo so, sai ho anche io le mie paure. Faccio sempre la superficiale, ma se mi innamorassi veramente? Sarebbe un casino. Lui mi piace, parlando mi attira anche mentalmente, non so cosa mi freni»
«Non ci posso credere! Scusa, ti piace lui come persona, lui da quanto dici ricambia e stai qui a pensarci? È proprio vero che chi ha il pane non ha i denti!»
«Ah bella amica! Non posso avere dei dubbi anche io? Solo tu stai sempre male?»
«Non ho detto questo, ma comunque non vedo il problema nella tua situazione»
«Certo, perché i problemi li hai solo tu. Non ho mai messo in dubbio che la tua situazione fosse difficile ed ho sempre fatto di tutto per starti accanto, come fanno gli amici. Ti ascolto sempre, cerco di tirarti su il morale, di farti uscire, di esserci quando hai bisogno e tu mi rispondi in questo modo?»
«Se ti pesa essermi amica, non lo essere. Non sei obbligata a starmi a sentire se sono una che si lamenta di tutto. Persona più o persona meno che entra ed esce dalla mia vita non fa una grande differenza!»
«Con questo hai superato veramente il limite! Io me ne vado»
Martina prende la sua borsa e se ne va velocemente.
«Cazzo!» urlo sbattendo i gomiti sul tavolo.
Nascondo la faccia tra le mani e comincio a piangere.
È l'effetto della rabbia, mista alla delusione, che sfocia in lacrime.
Mi mancava solo litigare con la mia migliore amica per vincere il jackpot.
Ancora però non capisco cosa abbia da lamentarsi, quando lei non ha proprio nulla che non va! Potessi avere io la vita che ha lei, non sarei di certo qui a piangere.
Ora che faccio? Ho rovinato pure il rapporto con l'unica persona che forse mi voleva veramente bene.
«Ehi, tutto bene?» chiede il cameriere che ci aveva servito prima.
Mi asciugo velocemente le lacrime e rispondo: «Si si, tutto bene».
«A guardare la tua faccia non si direbbe, comunque non volendo ho sentito parte della discussione. Non mi permetterei mai di intromettermi, ma voglio citarti un testo di una canzone di un cantante rap che ascolto spesso»


"Con le parole riusciamo a ferirci,
mentre invece volevamo solo capirci.
Ma ho capito che è così che funziona,
quando in fondo uno si affeziona.

Sì dicono cose spinti dalla rabbia,
parole pungenti come spilli nella paglia,
ma in quel momento il cervello ti si annebbia,
e il treno dei tuoi pensieri è lì che deraglia."

«Succede di litigare con una persona cara, è normale, le litigate peggiori si hanno con le persone a cui teniamo di più. La maturità sta nel fare un passo indietro e chiedersi scusa a vicenda. Non rovinare il rapporto con lei, da quel poco che ho potuto vedere ti vuole molto bene»
Detto questo si alza e mentre va verso il bancone aggiunge «Non ti preoccupare per il conto, offro io».
Che figuraccia! Riesco sempre a rovinare tutto.
Mi alzo, dico un flebile «Grazie» ed esco dal locale incamminandomi verso casa.

L'ho fatta grossa questa volta, devo trovare il modo di rimediare. Non posso perdere anche lei, poi sì che sarei veramente sola.
Perché riesco sempre a rovinare tutto? Sono veramente una che sa solo lamentarsi? Ed io che disprezzavo quelli che non sapevano ascoltare, poi io stessa non lo so fare con la mia amica.
Devo assolutamente scriverle: «Scusa Marty, non volevo dirti quelle parole. Perdonami».
Messaggio inviato.
La strada verso casa è molto buia. Ho ancora in testa che rimbombano le parole che ci siamo scagliate questa sera.
Come fanno ad uscire parole con tanto veleno? Perché siamo così bravi a ferire, quando vorremmo solo qualcuno che ci guarisse?
Penso che a queste domande non troverò mai una risposta.
Arrivo a casa, corro silenziosamente in camera e mi infilo sotto le coperte.
Martina non mi ha risposto, dopotutto era prevedibile.
Brava Sofia, sei proprio la migliore nel rovinare ogni cosa.


  ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~ ~

Immagine di riferimento:

Immagine di riferimento:

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.
Con lo sguardo oltre l'orizzonteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora