Capitolo 10 - Sopravvivenza

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Ci stiamo avvicinando velocemente al Natale.
Un periodo dell'anno che ormai odio trascorrere da quando siamo rimasti senza papà.
Oggi è l'8 dicembre e mamma sta addobbando l'albero, dopo aver già sistemato il presepe.
Io però non partecipo, me ne sto rintanata in camera.
Ascolto a ripetizione "Adam's song" dei Blink 182, canzone che mi accompagna costantemente nei momenti più tristi.
Non mi piacciono queste feste.
Non mi piacciono queste decorazioni, gli addobbi, le luci.
Come se tutto diventasse più acceso, più bello, più calore, più affetto.
Ma dove?
Che ipocriti.
Prova a fermarti sul marciapiede ad osservare i flussi di persone che camminano per le vie del centro.
Quanti si accorgono che sei li a guardarli?
Gente con lo sguardo fisso sul cellulare, chi cammina spedito, chi fa a spallate con la gente che proviene dal senso opposto senza fermarsi a chiedere scusa.
Gente che sogna davanti alle vetrine, gente che entra nei negozi, gente che ne esce carica di buste.
Poche parole, pochi sorrisi veri, poco calore.
Sembra un enorme formicaio di persone che si muovono per inerzia, seguendo un fiume in piena, un binario prestabilito.
Obbligate per non so quale motivo dalla tradizione che porta a scambiarsi dei regali, ma è necessario?
Un tempo credevo che il miglior regalo fosse una dimostrazione d'affetto, una visita inaspettata, una piccola sorpresa, un caldo abbraccio in cui affondare.
Ora non credo più nemmeno in questo, perché non esiste altra gente che ci creda, quindi crederci da soli è abbastanza controproducente.
Un tempo vedevo il Natale come un momento per stare tutti uniti in famiglia, le vacanze scolastiche, l'inverno ed il freddo che facevano tirare fuori i maglioni e le felpe pesanti insieme a quegli immensi sciarponi che mi piacevano tanto, si accendeva il camino la sera e si parlava, si rideva tutti insieme. Bei momenti.
Come tutte le migliori favole però ad un certo punto si interrompono, crolla tutto, perché nella realtà la magia non esiste, quello che capita non è prevedibile, non è contestabile, non si può fermare.
Scivola tutto via in un attimo, come quando spegni la luce, in meno di un secondo ti ritrovi al buio.
In quel momento puoi contare solamente sulle tue forze, ma le tue forze sono nulle, così rimani a terra, a pezzi.
Come ci si rialza?
Una bella domanda.
Non ci si rialza.
Si sopravvive.
Non si tornerà mai in piedi.
Si sopravvive cercando di indossare delle maschere.
Si sopravvive incazzati con il mondo.
Si sopravvive promettendosi di non buttare il tempo, perché quello è imprevedibile e non ci verrà mai restituito.
Si sopravvive prendendo le cose alla leggera, perché alla fine dei conti precludersi determinate azioni che siano giuste o sbagliate non conta.
Così sono qui che sopravvivo anche io.

Alzo lo sguardo verso la parete e leggo una delle tante immagini:

"Il tempo costantemente scorre,
e si porta con sé le nostre scelte.
Alcune restano dalla confusione avvolte,
ma il tempo non ti soccorre."

L'unica nota positiva di oggi è che stasera Martina mi porta ad una festa.
Anzi devo ancora dirlo a mia madre.
Poso le cuffie e scendo al piano di sotto.
«Mamma stasera ho una festa, poi resto a casa di Martina a dormire, va bene?»
«Ricordati che domattina hai l'università, quindi vedi di regolarti e non fare troppo tardi»
«Ma certo, Martina ha l'università come me, non facciamo tardi»
In realtà non so se creda veramente a quello che le dico, penso di no, però sentirselo dire le fornisce l'illusione su cui credere.

Nel frattempo scorre la giornata molto lentamente tra musica, pensieri vari e un po' di studio, perché in realtà dovrei anche studiare.
Così arriva la sera e con lei anche Martina che passa a prendermi.
Saliamo in macchina e lei comincia a parlare, ma io rimango assorta tra i miei pensieri.
Non so più nemmeno se questa festa sia la nota positiva della giornata.
Tanto so già quello che succede ad ogni festa, fai finta di divertirti, balli, bevi, i ragazzi ci provano, all'inizio ti fai un po' desiderare, poi scegli il migliore e ti lasci andare.
Eppure c'è così tanta gente a queste feste, possibile che tutti siano lì come anime in pena?
Alla ricerca di un brivido per terminare la serata tra le braccia di qualcuno?
Ad affogare i propri dispiaceri nell'alcool?
C'è qualcuno che va ad una festa per qualche altro motivo?
Ognuno ha le sue mancanze ed ognuno pensa di affrontarle a modo suo, ma poi ci si ritrova tutti insieme ad una stessa festa, per motivi diversi, ma con gli stessi obiettivi, porre un rimedio a quella mancanza.
Che sia un'ora o due, l'importante è prendersi questa pausa dal problema.
Senza pensare che il giorno dopo ricomincerà tutto daccapo, fino alla prossima festa, alla prossima serata per evadere dalla realtà.
Vi chiederete: è mai possibile vivere una vita in questo modo?
Nessuno la sceglie, ci finisci dentro e sei costretto a respirare ogni tanto, prima di affogare.
Siamo tanti ad essere nella stessa situazione, ma ci sentiamo tutti soli.
Non c'è un fronte comune, solo individualismo.
Questo perché?
Perché appena inizi a parlare dei tuoi problemi con una persona, all'inizio sembra che ti ascolti, ma dopo un po' comincia lei a parlarti delle sue disgrazie e ti accorgi che non aspettava altro.
Non ha sentito una parola di quello che le avevi detto tu prima, si stava solo preparando il discorso da farti.
Si pretende sempre di essere ascoltati, ma se nessuno è disposto ad ascoltare non funziona.
E infatti, non funziona.
L'altro motivo è il fatto che per alcuni problemi, anche se ci fosse qualcuno che ti ascolta, non saprebbe trovarti una soluzione e dopo esserti messa a nudo, avendo confidato quello che affligge il tuo animo profondo, ti sentiresti anche giudicata e sempre senza una risposta concreta.

La serata è andata avanti mentre la mia mente vagava in queste riflessioni.
«Ehi, che ci fa una bella ragazza come te, qui da sola in disparte?»
«Chi ti dice che sia sola? Magari sto aspettando qualcuno! Che ti serve? Volevi offrirmi da bere? Ballare? Baciarmi? No, perché lo so, è sempre così, basta dirlo»
«Santo cielo quanto sei acida! Ma chi ci prova con una come te? Capisco perché stai sola in disparte, meglio starti alla larga» detto questo si allontana.
Non mi piaceva quel ragazzo, altrimenti non avrei risposto così ovviamente.

Mi sorge un'altra domanda però.
Mi domandavo prima se c'era qualcuno che andava alle feste non per mancanze, ma Giorgio?
Che mancanze può avere uno come lui?
Studia medicina, è in regola con gli esami, ha una bella moto, mi hanno detto che ha pure una bella famiglia.
Cosa gli manca?
Eppure era alla festa l'altra volta.
Quindi esiste qualcuno che partecipa solo per il gusto di partecipare, per passare una serata con amici, in allegria.
Ma come mi è venuto questo in mente?
Son passate praticamente due settimane da quella serata in cui ho fatto una figura tremenda con lui, non l'ho più nemmeno mai rivisto, ed ora invece sto pensando a lui.
Secondo me ha qualcosa da nascondere.
L'apparenza inganna.
Sembra tanto a posto, corretto.
Poteva baciarmi, poteva andare anche oltre quella sera, invece non ha fatto nulla.
Eppure sono una bella ragazza. Nessun ragazzo si lascerebbe sfuggire l'occasione.
O forse sono abituata con un certo tipo di ragazzi?

Forse è quello che mi ha colpito.
Ma che sto dicendo?
Mi sentisse Martina starebbe già facendo i salti di gioia ed organizzando un incontro.
Avrebbe chiamato Emma e avrebbe organizzato una delle sue coincidenze fortuite per farmelo incontrare.
Ecco, quando pensate di incontrare qualcuno per caso una seconda volta, sappiate che non è un caso!
Esistono persone come Martina in grado di creare le finte coincidenze.
Oh, eccola, arriva.
«Sofy, tutto bene? Mi è venuto un forte mal di testa, ti dispiace se torniamo a casa?»



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