Capitolo 15 - L'attesa di un bacio

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«Mamma, io esco!» le dico mentre le do un bacio sulla guancia.
«Con chi esci così euforico?» domanda lei curiosa.
«Io sono sempre euforico, cosa noti di particolare?» rispondo in tono di sfida.
«Mi sembra tu lo sia più del solito, sicuramente è merito di una ragazza. Mi aspetto un aggiornamento domani, ora non ti rubo tempo. Vai!»

Adoro il rapporto che ho con i miei genitori.
Riescono ad essere la persona giusta al momento giusto.
Autorevoli, non autoritari, quando ci sono delle regole da rispettare o quando ho combinato qualcosa di sbagliato e vogliono farmi capire l'errore.
Amichevoli, quando ci fermiamo a parlare come due amici dell'università, passando da discorsi anche stupidi fino a parlare di ragazze in totale naturalezza.
Fiduciosi, perché credono nelle mie capacità e mi incoraggiano a raggiungere i miei obiettivi.
Pazienti sicuramente, perché anche io a volte sono veramente una testa dura da sopportare.
Sensibili e confortanti, quando parlo loro di qualche problema. Riescono ad immedesimarsi, a volte rimanendo in silenzio e stringendomi in un abbraccio, altre volte riuscendo a dire le parole che mi fanno sentire compreso e amato.
Sono sicuramente molto fortunato.

Salgo in sella alla moto e dopo poco mi trovo sotto casa di Sofia.
Guardo l'orologio e vedo che sono le 20:45.
Si vede che non mi piacciono i ritardatari, io arrivo sempre in anticipo, a volte anche troppo, ma preferisco aspettare io piuttosto che far aspettare gli altri.
Mi sembra una forma di rispetto, ma non è una visione molto diffusa.
Così scendo dalla moto, poso il casco sulla sella e aspetto.
Si avvicina una signora che mi guarda incuriosita.
«Stai aspettando Sofia?»
«Buonasera. No, cioè si, ma sono arrivato in anticipo. L'appuntamento è tra un quarto d'ora» rispondo io un po' imbarazzato.
«Io sono la mamma, piacere. Se vuoi te la faccio scendere»
«Giorgio, piacere mio. No no, si figuri, aspetto senza problemi»
«Dai, entra in casa, che qui fuori fa freddo e sicuramente Sofia non sarà puntuale»
«Grazie mille, ma sto benissimo, non voglio disturbare»
«Non fare complimenti, si vede che sei molto educato, seguimi»
Come faccio a dire di no alla mamma della ragazza con cui sto per uscire?
Devo accettare per forza. Che situazione imbarazzante.
«Va bene, eccomi»
Entro in casa e mi fa accomodare in salotto.
«Sofia, ho fatto entrare Giorgio, ti aspetta in salotto»
Nessuna risposta.
Sicuramente anche lei sarà molto imbarazzata per questa situazione e forse in questo momento vorrebbe sotterrarsi dato che sto parlando con sua madre.
«Vuoi qualcosa da bere?» domanda gentilmente.
«Se posso, un bicchiere d'acqua cortesemente»
Me lo porta subito e bevo.
Ora il tempo sembra dilatato, questi minuti scorrono lenti tra imbarazzo e silenzi, sguardi curiosi e mezzi sorrisi.
Finalmente Sofia scende dalle scale dal piano di sopra, incrocia lo sguardo con la madre e la fulmina senza aprire bocca, poi si volta verso di me e dice:
«Eccomi, scusa mia madre, è un po' invadente. Possiamo andare»
«Divertitevi, buona serata» ci augura la mamma, mentre Sofia chiude la porta alle sue spalle.

«Devi scusarla veramente, si intromette troppo. Mi dispiace se ti ha messo in imbarazzo»
«Ma no, figurati, è normale. Sono io che comunque sono molto timido in queste situazioni» dico io tranquillamente.
«Allora facciamo che comincia da qui la nostra serata! Dov'è il suo cavallo Sir?» esclama lei entusiasta.
«L'ho lasciato brucare un po' di fieno fuori dal cancello del suo palazzo, Madame. Mi segua»
Arrivato alla moto, le porgo un casco.
«Sembra un bel purosangue! Mi piace. Però puoi darmi una mano ad allacciare il casco, perché sono un po' imbranata con questi aggeggi»
«Chissà perché ogni volta che do in mano il casco ad una ragazza mi dite questa frase» dico io ridendo.
«Ehi! Mi stai equiparando alle altre ragazze? Mi offendi in questo modo, stai partendo con il piede sbagliato» risponde in tono di sfida.
«Dovrai dimostrarmi che mi sto sbagliando! Forza sali, andiamo»
«Dove mi porti?»
«Lo scoprirai, reggiti perché il viaggio non è brevissimo»
«Tu sei pazzo! Dove vuoi andare?» esclama lei curiosa.
Così partiamo.
La serata è iniziata con un po' di imbarazzo, ma è stata una scena molto utile per rompere subito il ghiaccio.
C'è una certa sintonia innata, si vede. Mi trovo molto a mio agio a parlare e scherzare con lei.
Ora però assolutamente non devo perdermi in viaggi mentali perché devo concentrarmi a guidare.
«Vivo per lei da quando sai, la prima volta l'ho incontrata!» inizia a cantare a squarciagola.
«Questa è la parte che deve fare il maschio!» dico io.
«Sai cantare? Allora inizia tu, io faccio Giorgia»
«Ci sto! Canto sempre in moto, ma non ho mai fatto un duetto»
Così cominciamo a cantare e ci perdiamo tra canzoni e risate.
Finalmente arriviamo, parcheggio la moto dietro un cespuglio e lei esclama:
«Ma mi hai portato al mare?!»
«Dipende dai punti di vista, potrebbe anche essere un enorme lago!» la prendo un po' in giro.
«Io adoro il mare!»
«Io adoro il mare d'inverno, di notte, le stelle e la buona compagnia»
«Ruffiano, andiamo!»
Tiro fuori un telo da mare da sotto la sella della moto e andiamo a stenderci in spiaggia.
La sabbia morbida sotto le scarpe dà una sensazione particolare che mi piace molto.
Lei è veramente molto contenta, è bello vederla così felice.
Iniziamo così a parlare di vari argomenti, passando dall'università, al cibo preferito, alle amicizie, all'ultima canzone ascoltata. La passione per la musica e la lettura che ci accomuna, fino ad arrivare alla famiglia.
Qui mi sono accorto di aver sbagliato, ho toccato un tasto dolente.
Stava andando tutto bene, tra risate e lacrime di gioia, ad un certo punto è diventata cupa in viso.
«Ho perso mio padre l'anno scorso»
«Scusa, non volevo essere invadente, mi spiace»
«Tranquillo, è normale, non è colpa tua»
«Non posso nemmeno immaginare lontanamente come tu ti senta, però so che sei una ragazza forte e puoi superare qualsiasi cosa»
«Sei gentile, ma non è facile. Al mare di notte ci venivo ogni tanto come mio padre, ci sedevamo sulla spiaggia e mi spiegava le costellazioni. Le storie che c'erano dietro ad ogni personaggio secondo la mitologia greca. Adoravo la storia di Andromeda e Perseo. Mio padre mi diceva che era il mio Perseo, mi avrebbe sempre salvato da qualsiasi difficoltà. Capisci? Ora non c'è più. Non è giusto. Non se lo meritava, non me lo merito nemmeno io. Sai darmi una spiegazione? Serve essere forti? Non basta, io non sono forte. Da quando non c'è lui ho perso tutto. Tutti si aspettano che io abbia superato l'accaduto: mia madre, la mia migliore amica, chiunque incontro, ma non è così! Non è una cosa che si supera, non c'è da esser forti, non riesco a darmi pace...» senza finire la frase scoppia in lacrime.
«Ehi, mi dispiace, non volevo suscitare tutto questo. Vieni qui»
Lei singhiozzante si appoggia con la testa nell'incavo tra la mia spalla e il collo, io l'avvolgo in uno stretto abbraccio.
Rimaniamo in silenzio.
Purtroppo non so cosa dire, non so nemmeno se esistono parole giuste per questi momenti, ma io adesso non ho le capacità di elaborare una frase. Ci sono dei momenti in cui però le parole non servono, serve del silenzio e un abbraccio.
Vorrei poter fare di più, ma veramente mi trovo in difficoltà a gestire questa situazione.
Ad un certo punto lei interrompe il silenzio:
«Scusami tu, non volevo ammorbarti con i miei problemi»
«Non devi scusarti, mi ha fatto piacere che tu ti sia aperta con me. Deve essere un grosso peso da portarsi sulle spalle, a volte parlarne può far bene. Tuo padre non lo devi dimenticare e nemmeno mettere da parte. Anzi, facciamo una cosa. Vedi lì la costellazione di Andromeda?»
«Si, la vedo. Cosa vuoi fare?»
«Quella è la stella Alfa-Andromedae, chiamata anche Alpheratz, ogni volta che hai bisogno di parlare con tuo padre, esci in terrazzo di notte e punta la stella. Io ho fatto lo stesso con mio nonno al quale ero molto legato, a lui ho dedicato Rigel, nella costellazione di Orione. Quando ho bisogno guardo il cielo e la vedo brillare, allora mi ricordo che lui vorrebbe che brillassi anche io e che non fossi cupo e triste»
«Sembri quasi convincente, ci proverò» risponde lei con un mezzo sorriso.
«Ora si è fatto tardi, dobbiamo iniziare a rientrare, nella lettera avevo promesso che non avresti fatto più tardi dell'una di notte»
«Quella lettera è stata stupenda, mi domando ancora come tu abbia fatto a scriverla!»
«Che ti credi, qui stai parlando con un vero uomo d'altri tempi!»
«Scemo. Però devo dire che hai gestito bene la situazione, ora sto nuovamente ridendo»
«Sei molto più bella quando sorridi» e la vedo arrossire leggermente. «Madame, la posso accompagnare a casa?» e le porgo una mano per farla alzare da terra.
«Molto volentieri, Sir»

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 03, 2018 ⏰

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